Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Mons. Eterović: trovare risposte alle nuove sfide
per la Chiesa
"La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana": su questo tema
si svolgerà in Vaticano, dal 7 al 28 ottobre prossimi, il 13.mo Sinodo generale ordinario
dei vescovi. Oggi, alle 11.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si terrà la
presentazione dell’Instrumentum laboris, ovvero il documento di lavoro dell’Assemblea.
Isabella Piro ne ha parlato con mons. Nikola Eterović, segretario generale
del Sinodo dei vescovi:
R. – Il
sentimento è positivo, perché le risposte che abbiamo ricevuto riflettono la realtà
delle Chiese particolari nel mondo intero. Insieme, però, ci sono anche alcuni temi
che bisogna approfondire, alcune sfide, alcune difficoltà da condividere con gli altri
e nel dialogo fraterno: vedere assieme a loro possibili "piste" per superarli, per
poter trasmettere la buona notizia, il Vangelo, all’uomo contemporaneo, alle nuove
generazioni.
D. – La nuova evangelizzazione a chi si rivolge in particolare?
R.
– A tutti i membri del Popolo di Dio. E’ nota l’espressione del Beato Giovanni Paolo
II che la nuova evangelizzazione dovrebbe essere nuova nell’ardore, nuova nell’espressione,
nuova nei metodi! La Chiesa nell’insieme, aperta allo Spirito Santo, deve dinamizzare
la sua pastorale ordinaria. La nuova evangelizzazione s’indirizza in modo particolare
alle persone che sono state battezzate, ma non sufficientemente evangelizzate, cioè
alle persone che si sono allontanate dalla Chiesa. La nuova evangelizzazione vorrebbe
indirizzarsi in modo speciale a loro, perché riscoprano l’attualità del Vangelo, la
bellezza di Gesù Cristo, e possano celebrarlo insieme con i fratelli nella comunità
della fede, della speranza e della carità. Tutto questo poi darà un nuovo dinamismo
missionario, non solo nei riguardi delle missioni nei Paesi lontani, ma anche nei
nostri Paesi occidentali, perché a causa della globalizzazione, della mobilità umana,
anche in mezzo a noi, ci sono tanti non cristiani: loro hanno diritto di conoscere
Gesù Cristo e la sua Parola di Salvezza e noi abbiamo il dovere di annunciare loro
la Buona notizia, di mostrare che essere cristiano cambia la nostra vita, ci dà la
speranza, la gioia che vogliamo condividere con i nostri fratelli.
D. – In
che modo la nuova evangelizzazione guarda al Concilio Vaticano II, che ad ottobre
celebra i 50 anni dall’inaugurazione?
R. – L’intento di presentare all’uomo
contemporaneo il Vangelo, che è sempre lo stesso - ieri, oggi e domani – in un altro
modo, più vicino alla cultura contemporanea, all’uomo secolarizzati, questo intento,
che oggi chiamiamo nuova evangelizzazione, era già incominciato con il Concilio Vaticano
II: la riforma nella continuità.
D. – In questi ultimi tempi la Chiesa è al
centro di vicende mediatiche che ne danno una visione distorta. La nuova evangelizzazione
come può aiutare a ricalibrare i toni?
R. – La nuova evangelizzazione richiede
a tutti noi la conversione. Siamo tutti chiamati alla santità e senza conversione
non ci potrà essere una nuova evangelizzazione. Bisogna lasciarsi, dunque, illuminare
dallo Spirito Santo, ricevere la forza del Signore Risorto, per riconoscere i nostri
peccati e per lasciarsi trasformare dalla grazia di Dio. In questa prospettiva, il
Sinodo e anche il tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
cristiana”, darà una spinta – sono sicuro – per superare le attuali difficoltà e per
annunciare con gioia e con umiltà, sapendo che nella nostra fragilità si manifesta
la potenza di Dio e che Dio si serve di noi per suscitare una nuova Pentecoste, nella
Chiesa, per il bene del mondo intero.
D. – Qual è il suo auspicio personale
per il prossimo Sinodo generale?
R. – Poter trovare risposte adeguate alle
nuove sfide, che sono poste alla Chiesa nel cammino dell’evangelizzazione, nuovi itinerari
per trasmettere il Vangelo con rinnovato dinamismo, con nuovi metodi. Basti pensare
alla cultura digitale, alle nuove possibilità dei mass media, per trasmettere questa
grande ricchezza della Chiesa, che il Signore le ha affidato, all’uomo contemporaneo
in tutto il mondo, che ne ha bisogno, a volte anche senza saperlo.