Nigeria nella paura: la testimonianza di una suora italiana a Kaduna
La setta islamica Boko Haram ha rivendicato la strage di cristiani di domenica nel
Nord della Nigeria. 52 i morti, 74 i feriti. E l’ondata di attacchi nel Paese sarà
al centro del consiglio dei ministri dell’Unione Europea, in programma il 25 giugno.
Forte è la paura tra i religiosi presenti nel Paese africano. Benedetta Capelli
ha raggiunto telefonicamente a Kaduna suor Semira Carrozzo, delle Oblate
di Nazareth, da 22 anni nel Paese africano dove ha fondato una scuola per 800 bambini:
R. – La situazione
è molto tesa. Il governo ha messo il coprifuoco 24 ore su 24. Non abbiamo luce e non
si può ricorrere a nessuno, perché non si può uscire. C’è sempre lo stress e la tensione
che da un momento all’altro si venga attaccati. Noi siamo molto vicini al posto, dove
ieri c’è stato l’attentato: a meno di un chilometro. Hanno attaccato due chiese a
Kaduna e hanno bruciato le case. I cristiani non sono rimasti calmi, ma hanno reagito
immediatamente, nella maniera peggiore. Questa è stata la storia di ieri. I Boko Haram
dicono che stiano arruolando persone e che vengano finanziati allo scopo di distruggere
completamente i cristiani. Vogliono metterci paura e attaccano le chiese la domenica,
quando le persone, i cristiani, sono lì riuniti. Vogliono, in vista delle prossime
elezioni presidenziali, che il regime sia completamente islamico, perché adesso il
governatore di Kaduna e il presidente della Nigeria sono cristiani e a loro non fanno
comodo.
D. – Tanti anni vissuti in Africa, le fanno dire anche che non tutti
i musulmani sono così...
R. – Sì, noi abbiamo rapporti con le famiglie che
portano i bambini nella nostra scuola fin dal 2000, quando abbiamo aperto. Siamo molto
amici dei genitori di quei bambini. Io, girando tutti i mercati per procurarmi il
cibo per il pranzo dei bimbi, sono in contatto con moltissimi musulmani che mi sono
amici e mi rispettano. Quindi, rimango confusa di fronte a questi atteggiamenti. Non
so come giudicarli. Sono, comunque, gli estremisti a creare questa situazione.
D.
– Più volte il Papa ha fatto appelli perché in Nigeria si lavori per una pacificazione.
Sono appelli inascoltati?
R. – Gli appelli non sono inascoltati e, infatti,
si stanno facendo turni di preghiera anche di notte. Ad Abuja c’è stata una veglia
notturna di preghiera. Gli appelli vengono ascoltati, ma io voglio lanciarne uno perché
ci si tenga uniti nella preghiera, l’unica arma che rimane a noi cristiani, l’unica
difesa: la preghiera, la fiducia in Dio. Quindi, preghiamo e mettiamo tutto nelle
mani di Dio, che Lui sa quello che deve fare. Fede in Dio e coraggio e così tiriamo
avanti.
D. – Quanti anni sono che lei è in Africa e soprattutto come sta vivendo
questo periodo di tensione, di agitazione, lei che è una religiosa e che quindi è
anche un simbolo?
R. – Sono 22 anni che mi trovo in Nigeria. Le esperienze,
dunque, sono state tantissime e ho raccolto anche buoni frutti dalla missione. Ci
sono state esperienze terribili ed esperienze buone, perché vediamo che la gente che
ci circonda ci incoraggia. Io stessa d’altronde cerco di incoraggiarla in questi momenti
così brutti. I genitori dei bambini della scuola mi hanno detto: “Suor Semira, bisogna
incrementare la sicurezza, perché i nostri figli non sono al sicuro”. Io ho cercato
di calmarli e ho detto di avere più fede in Dio, perché non sappiamo se gli estremisti
hanno intenzione di mettere una bomba nelle scuole e non sappiamo né il momento né
l’ora. Tiriamo avanti, dunque, con coraggio e con fede.