2012-06-18 14:31:03

Incontro di Oasis a Tunisi sulla "primavera araba". Il cardinale Scola: punto di svolta per Tunisia ed Egitto


"La religione in una società di transizione. Come la Tunisia interpella l'Occidente": è il tema dell’incontro in corso, oggi e domani a Tunisi, promosso dal comitato scientifico di “Oasis”, la rivista sul dialogo islamo-cristiano, fondata dal cardinale Angelo Scola. Proprio il porporato, con un videomessaggio, ha introdotto stamani i lavori a cui prendono parte 50 personalità di tutto il mondo, ecclesiali e non. Per l'arcivescovo di Milano, in Tunisia ed Egittto "ci troviamo a un punto di svolta" che "deciderà il futuro delle rivoluzioni arabe". Tra i relatori all'incontro di "Oasis" c'è anche il direttore dell’agenzia “Asianews”, padre Bernardo Cervellera, che raggiunto telefonicamente a Tunisi da Alessandro Gisotti si sofferma sull’inizio dei lavori del convegno:RealAudioMP3

R. - Queste rivoluzioni arabe, che pongono sempre più la domanda sulla loro identità islamica, come interpellano l’Occidente? Il cardinale Scola vede la possibilità che, da una parte, una società moderna cristiana e quindi un cristianesimo contemporaneo interpellasse di più le società arabe contemporanee e nello stesso tempo, però, queste rivoluzioni arabe domandino all’Occidente secolarizzato cosa abbia fatto della sua dimensione religiosa.

D. - Una sfida assolutamente da accettare, necessariamente, e questo il cardinale Scola lo dice e lo scrive da tempo….

R. - E’ una sfida importantissima, anche perché dice che l’Occidente senza questa spina dorsale di tipo religioso è destinato all’autodistruzione.

D. - Guardando in particolare alle comunità cristiane: quali sfide pone - per loro - la “primavera araba”, guardando soprattutto alla Tunisia, che poi è l’oggetto-soggetto di questo incontro di Oasis?

R. - La sfida è quella di vedere se nel futuro di questi Paesi ci sia spazio e libertà per i cristiani, per una cittadinanza - diciamo così - a corpo pieno. La cosiddetta “Rivoluzione del gelsomino”, iniziata qui in Tunisia, è venuta fuori come una grande fiammata di desiderio di dignità, di lavoro, di lotta alla corruzione e così via, ma anche come desiderio di libertà. Queste rivoluzioni sono minacciate, di fatto, da correnti fondamentaliste che vogliono applicare la sharia, la legge islamica in tutto e per tutto. Il futuro di queste comunità cristiane è molto precario. Devo dire, però, che alcuni dei relatori di oggi hanno messo in luce anche la precarietà ancora di queste rivoluzioni, perché non si sono ancora stabilizzate. C’è un cammino da fare, in cui sia musulmani che cristiani possono dare il loro contributo.

D. - In che modo la Tunisia, il caso tunisino, interpella l’Occidente?

R. - Il caso tunisino interpella l’Occidente anzitutto per due fatti. Uno riguardo al passato, perché questa rivoluzione, che è avvenuta in Tunisia,lo è stata anzitutto per il desiderio del cuore dei tunisini e non, assolutamente, una rivoluzione importata dall’esterno. L’altra cosa è che, comunque, questa rivoluzione di fatto è una specie di "cavia" per verificare la possibilità di una società in cui modernità e islam possano andare insieme.







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