Al via in Messico il G20: sul tavolo crisi dell’Eurozona e questione siriana
Dopo gli esiti delle elezioni di Atene, si accendono oggi i riflettori sul summit
del G20 a Los Cabos in Messico. Al centro del dibattito la crisi dell'Eurozona, ancora
lontana dall'essere risolta, la ripresa globale, i mercati, ma anche la Siria, con
il nodo Russia-Cina da sciogliere e il primo faccia a faccia tra il presidente Usa-Obama
e quello russo, Putin. Le forze politiche e soprattutto la società civile si aspettano
risposte concrete. Cecilia Seppia ha sentito Francesco Petrelli,responsabile delle relazioni istituzionali della ong Oxfam Italia:
R. – Ci si aspetta
che la fiducia sia ripagata, sia effettivamente frutto d’impegni concreti, del rispetto
di quanto detto 20 anni fa nella prima conferenza globale dedicata al clima e alla
sostenibilità.
D. – Guardando alla Siria, che è un altro tema in agenda al
G20, viene anche in mente la questione dei diritti umani, uno "spazio" che andrebbe
ribadito, ripristinato...
R. – Sono assolutamente elementi collegati: non c’è
crescita, non c’è sviluppo se non c’è democrazia e rispetto dei diritti umani. C’è
un sistema internazionale, una governance, da costruire o forse da ricostruire,
per dare credibilità. E’ possibile che di fronte a una situazione come quella siriana,
la comunità internazionale non abbia gli strumenti per intervenire e fermare un massacro?
E’ lo stesso discorso su piani diversi, ma non meno drammatici, di prendere quelle
decisioni riguardanti la povertà, l’accesso al cibo, il rispetto degli accordi sul
clima, per evitare, non solo la catastrofe, ma forse per dare segnali di speranza.
Il problema è che oggi sappiamo che abbiamo bisogno dello sviluppo e anche della crescita,
ma la questione, la domanda che si pone, è quanta crescita, dove e a favore di chi.
D.
– Da una parte il G20 di Los Cabos, dall’altra "Rio+20" con il summit che affronta
il tema dello sviluppo sostenibile e che vede la presenza di molte ong. Due incontri
che hanno tanto in comune, soprattutto – come diceva lei – quello della lotta alla
povertà e la messa a punto di una governance comune. Secondo lei ci si arriverà?
R.
– Sappiamo che ci sono le risorse, ma bisogna cambiare l’agenda politica, bisogna
cambiare le priorità, bisogna governare il mondo, stabilendo regole comuni. Abbiamo
visto che Paesi come la Grecia cominciano a vivere condizioni drammatiche. Mi ha colpito
molto questo dato dell’Unicef che diceva, 15 giorni fa, che il 25% dei bambini greci
sono sottoalimentati. Se non prendiamo le decisioni giuste, in realtà, rischiamo di
pagarne le conseguenze anche in Europa, che forse è una delle parti del mondo che
come qualità del vivere, grazie allo stato sociale, al welfare, ha consentito un livello
di civilizzazione più evoluto. Il problema è - con il mondo attuale, con le risorse
che abbiamo - avere una nuova saggezza politica, un buon senso politico, che veda
impegnati i governi del mondo che contano, ma anche i governi degli altri Paesi, che
li responsabilizzi e li accomuni in uno sforzo, che ci deve consentire di creare delle
condizioni per vivere insieme un futuro possibile.