Lievi scosse in Emilia. Il parroco di Medolla: vicini ai bisogni della nostra gente
Sembra non riuscire più a ritrovare un assetto stabile la terra in Emilia Romagna.
Anche la scorsa notte e di primo mattino una serie di scosse – sia pure di magnitudo
non superiore a 2.4 – hanno tenuto desta l’attenzione degli esperti sull’aera già
duramente colpita dal doppio sisma di maggio. Ancora una volta, uno dei luoghi più
vicini all’epicentro, oltre a Finale Emilia, è stato il comune di Medolla. Antonella
Palermo ha chiesto al parroco, don Davide Sighinolfi, di descrivere i disagi
patiti dalla gente, che non hanno risparmiato nemmeno la parrocchia:
R. – Mi trovo
come tante famiglie a pranzare all’aperto, sotto una tettoia o tende o simili, perché
si ha sempre paura di nuove scosse, che ci impediscono anche di dormire tranquillamente.
Sono per il momento alloggiato presso il cortile della scuola materna, che è rimasto
illeso e tra pochi giorni riprenderà servizio, anche se solo nella mattinata.
D.
– Chi sta prestando aiuto a Medolla? R. – E’ tutto un correre a destra e a sinistra,
secondo le varie necessità. Per fortuna abbiamo la Protezione Civile. Tante persone
preferiscono rivolgersi alla Protezione Civile, specie quelle di campagna, quelle
più distanti, a cui provvediamo per quello che siamo in grado di conoscere o di poter
fare o di sapere. La vita parrocchiale cerca di andare avanti, anche se le chiese
sono distrutte o inagibili. Qui è stata montata una tensostruttura. La domenica abbiamo
un’unica Messa alle 10, mentre il sabato sera la celebriamo nella mensa della tensostruttura
allestita dalla Regione Molise. Domenica abbiamo celebrato anche il primo Battesimo
del primo bimbo “terremotato”. Siamo a livello di diocesi, anche cercando di rendere
agibile almeno una chiesa per paese e di riuscire a partire il prima possibile con
qualche chiesa in legno, in muratura, o struttura leggera, prevedendo che in quattro,
cinque mesi arriverà l’inverno.
D. – Quanti abitanti conta Medolla? R. –
Medolla conterebbe poco più di seimila abitanti, ma adesso è difficile sapere quanti
sono rimasti, perché c’è chi è stato evacuato, soprattutto gli anziani che sono stati
portati in strutture più sicure e distanti; tanti si sono allontanati presso familiari
o in montagna o al mare. Diventa difficile quantificare quante gente è rimasta, perché
nessuno ne ha la percezione.