La Santa Sede su Rio+20: la vera sostenibilità parte dal rispetto dell'uomo
Il diritto allo sviluppo, a un ambiente sano e al benessere sociale sono “intimamente
collegati” alla dignità dell’uomo. Viceversa il mondo sarebbe preda di un tecnicismo
senza etica. Lo si afferma nel documento elaborato dalla Santa Sede per la terza sessione
del Comitato preparatorio della Conferenza Onu “Rio+20”, dedicata allo sviluppo sostenibile.
I contenuti del documento nel servizio di Alessandro De Carolis:
L’edificio
poggia su tre pilastri alti, nella loro idealità, e insieme fragili per via delle
sabbie mobili del “sottosviluppo” e del “degrado ambientale” che li minacciano continuamente.
I tre pilastri – si legge nel position paper della Santa Sede – sono “la crescita
economica, la protezione dell’ambiente e la promozione del benessere sociale”. Valori,
si riconosce, che hanno fatto la storia del concetto di “sviluppo sostenibile” e gli
hanno conquistato spazio nella coscienza civile mondiale, grazie ai vertici internazionali,
tra cui quello di Rio de Janeiro di vent’anni fa. Tuttavia, appressandosi la nuova
Conferenza di Rio, la Santa Sede intende ribadire il punto di vista dal quale, sostiene,
ogni riflessione deve partire: “È l’essere umano – scandisce – che viene per primo”,
e senza di lui al centro non può esservi vero sviluppo sostenibile. Non si può, infatti,
affidare il processo di sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo esso rimarrebbe
senza orientamento etico”, si legge nel documento, che precisa: “È vero che la tecnica
imprime alla globalizzazione un ritmo particolarmente accelerato, ma va ribadito il
primato dell’essere umano sulla tecnica, senza il quale si rischia uno smarrimento
esistenziale e una perdita del senso della vita”.
Dunque, si asserisce, “una
tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve
e medio termine del pianeta”, affinché Rio+20 possa contribuire “alla ridefinizione
di un modello di sviluppo tanto più significativo quanto più il dibattito che emergerà
dalla Conferenza tenderà ad edificare tale modello” su determinati principi. I quali
vengono elencati dalla Santa Sede. Tra i primi, “l’accesso ai beni primari” come “il
nutrimento, l’educazione, la sicurezza, la pace, la salute”. In quest’ultimo caso,
si chiarisce, “va sempre ricordato che il diritto alla salute deriva dal diritto alla
vita: l’aborto e la contraccezione sono strumenti che si oppongono gravemente alla
vita e non possono essere considerate questioni di salute”. Poi si rimarca la “solidarietà
a dimensione universale, capace di riconoscere l’unità della famiglia umana”, la “salvaguardia
del creato” dalla quale dipende “la solidarietà intergenerazionale”, che “richiede
– si afferma – di prendere in considerazione le abilità delle generazioni future a
superare le difficoltà dello sviluppo”, e quindi la “giustizia sociale” e la “destinazione
universale non solo dei beni ma anche dei frutti dell’attività umana”.
Gli
ultimi punti del documento si soffermano sul principio di sussidiarietà come perno
per il rafforzamento “della governance internazionale dello sviluppo sostenibile”,
sul ruolo della famiglia, considerata come “ultima linea di difesa del principio di
sussidiarietà contro i totalitarismi”, sullo sviluppo sostenibile come “parte dello
sviluppo umano integrale” – perché, si dice con chiarezza, “ogni decisione economica
ha una conseguenza di carattere morale” – e infine sull’economia “verde”. Questo in
particolare, è per la Santa Sede un “ambito di interesse” che tuttavia, si nota, “fatica
a trovare una chiara definizione”, pur potenzialmente in grado di “dare un importante
contributo alle cause della pace e della solidarietà internazionali”. È “importante
– si conclude – che sia applicato in modo inclusivo, orientandolo chiaramente alla
promozione del bene comune e allo sradicamento locale della povertà” e impedendo,
inoltre, che questo tipo di economia sostenibile “dia luogo a nuove forme di ‘condizionamenti’
del commercio e dell’assistenza internazionale, diventando una forma nascosta di ‘protezionismo
verde’”.