Costa d'Avorio: ancora morti nell'ovest. Il vescovo di Man denuncia il traffico di
armi
“Il problema dell’insicurezza è reale, soprattutto nelle aree al confine con la Liberia.
Ci sono troppe armi ancora in circolazione, bande criminali che aggrediscono villaggi
e creano sbarramenti sulle strade” dice all’agenzia Fides mons. Gaspard Béby Gnéba,
vescovo di Man, nell’ovest della Costa d’Avorio, nel cui territorio è compresa la
località di Tai, dove negli ultimi giorni almeno 4 persone sono morte nel corso di
attacchi da parte di gruppi armati. Nella stessa località, l’8 giugno, secondo il
più recente bilancio, 10 civili, 7 Caschi Blu del Niger e un militare ivoriano sono
stati uccisi in un agguato. “Alla radice di questa instabilità ci sono motivazioni
politiche e lotte fondiarie, per il possesso della terra. Questo ultimo problema esisteva
ancor prima della crisi (quella derivante dallo scontro tra l’ex Presidente Gbagbo
e l’attuale, Alassane Ouattara, ndr.) ma si è aggravato negli ultimi tempi. Popolazioni
provenienti da altre aree si sono installate qui e disputano il possesso della terra
alle popolazioni locali” spiega mons. Gnéba. L’instabilità ha costretto alla fuga
almeno 5.000 persone secondo le stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari
Umanitari. La tensione rischia ora di estendersi al resto della Costa d’Avorio dopo
che il governo ha annunciato di aver sventato, lo scorso marzo, un tentativo di golpe
militare, organizzato da elementi rimasti fedeli al deposto Presidente Gbagbo. (R.P.)