2012-06-13 08:48:00

Regno Unito: risposta dei vescovi alla consultazione del governo sulle unioni gay


“Il matrimonio è l’unione volontaria tra un uomo ed una donna”, “un’istituzione che contribuisce al bene comune della società”: scrivono così i vescovi del Regno Unito, rispondendo alla consultazione avviata dal governo britannico e destinata alla modifica della definizione dell’istituto matrimoniale. Se messa in atto, l’iniziativa del governo, che si è conclusa il 15 giugno, potrebbe portare alla legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso entro il 2015. “Il matrimonio, e la vita familiare ad esso integrata – si legge nella nota episcopale – hanno formato e continuano a formare una reale unità che deve essere protetta dalla società, poiché essi insieme costituiscono il nucleo vitale della successione della generazione umana, attraverso la procreazione e l’educazione dei figli”. La risposta dei vescovi, poi, si sofferma su numerosi aspetti della consultazione, tra i quali il fatto che nel testo governativo manchi ogni riferimento al “matrimonio come istituzione ed al contributo che tale istituzione porta alla società e al bene comune”. Una carenza che la Chiesa inglese sottolinea con “dispiacere”, anche perché “l’istituzione del matrimonio contribuisce alla costruzione di relazioni tra i coniugi, i figli, la comunità sociale e l’intera società in cui vive una famiglia”. In quest’ottica, quindi, ribadisce la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, “se l’istituzione matrimoniale venisse sminuita in modo significativo, lo stesso accadrebbe al benessere dei bambini, della famiglia e della società”. Centrale, inoltre, nella nota episcopale, il richiamo al fatto che “l’unicità dell’istituzione del matrimonio è basata sull’esistenza della persona umana come maschio e femmina e sulla loro unione a scopo della procreazione, del sostegno reciproco e dell’amore”, e ciò è un concetto “precedente a tutte le culture e le società attuali”. Tra l’altro, continuano i vescovi, “l’istituzione del matrimonio non ha mai impedito lo sviluppo di altre forme di amicizia o di relazioni umane, ma quest’ultime non sono mai state definite come un matrimonio”. Quanto al punto in cui la consultazione governativa equipara le unioni tra persone dello stesso sesso al matrimonio in nome dell’amore e dell’impegno, i vescovi rispondono: “Il matrimonio è un grande impegno che va ben oltre il semplice amore”. Sottolineando, inoltre, che “la struttura migliore per la crescita delle generazioni future è il matrimonio stabile”, la Chiesa inglese punta il dito contro il fatto che “i bambini non sono menzionati neanche una volta nel testo della consultazione governativa”, il che implica il rischio, per la società, di “mettere da parte gli interessi principali dei minori, focalizzandosi solo sulla relazione della coppia”. Al contrario, “la politica dovrebbe essere guidata dal desiderio di promuovere la giustizia, tutelare la libertà e servire il bene comune a favore di tutti, specialmente i più vulnerabili”. E ancora, rispondendo al principio di uguaglianza invocato dalla consultazione dell’esecutivo, i vescovi di Inghilterra e Galles sottolineano: “La Chiesa cattolica si oppone a tutte le forme di discriminazione ingiusta ed afferma l’importanza di trattare tutte le persone, qualunque sia il loro orientamento sessuale, con pari dignità e rispetto”. Quindi, “non devono esserci ingiuste discriminazioni contro gli omosessuali”; tuttavia, “la restrizione dell’istituzione del matrimonio all’unione volontaria di un uomo e una donna non costituisce un’ingiusta discriminazione per il semplice motivo che ciò è la conseguenza delle caratteristiche specifiche di tale istituzione”. Se, dunque, la modifica della definizione dell’istituto matrimoniale venisse attuata, continua la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, “verrebbe trascurata l’innata complementarietà biologica e sessuale della relazione tra un uomo e una donna”. I vescovi ricordando, inoltre, che “la posizione della Chiesa è chiara, essa si oppone al riconoscimento di ogni unione che abbia l’equivalenza etica o legale del matrimonio. E allo stesso tempo, la Chiesa si oppone a qualsiasi cambiamento della definizione di matrimonio che voglia includere coppie dello stesso sesso”. Di qui, l’appello finale lanciato al governo affinché non proceda con l’attuazione di tale proposta. (A cura di Isabella Piro)







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