Slovenia: cristiani e musulmani in difesa della legge sulla libertà religiosa
No alla modifica della legge sulla libertà religiosa: è quanto chiedono, in Slovenia,
il Consiglio delle Chiese cristiane e la Comunità islamica, diffondendo una dichiarazione
congiunta. Nel testo - a firma dell’arcivescovo Anton Stres, presidente della Conferenza
episcopale cattolica; del vescovo luterano Geza Erniša e del Mufti Nedžad Grabus –
si esprime preoccupazione riguardo alla proposta di modifiche ed emendamenti alla
legge sulla libertà religiosa, presentata nel maggio scorso da un gruppo di 14 deputati
guidati da Majda Potrata. In particolare, i cambiamenti riguardano l'abolizione dei
co-finanziamenti statali per i contributi previdenziali dei sacerdoti. Ma tali modifiche,
si legge nella dichiarazione congiunta, non sono necessarie, poiché “la maggioranza
delle comunità di fede ritiene appropriata la legge già in vigore”, approvata dalla
Corte Costituzionale nel 2010 e in accordo con la Costituzione slovena. Eventuali
emendamenti, proseguono i firmatari della nota, “tenderebbero sostanzialmente ad abbassare
gli standard attuali della tutela dei diritti umani in Slovenia e sarebbero in disaccordo
con la Carta costituzionale del Paese”. Per questo, il Consiglio delle Chiese cristiane
e la Comunità islamica ritiene che l’intervento dei 14 deputati sia “non democratico,
dato che la legge stabilisce che la libertà religiosa è uno dei diritti umani fondamentali”.
Inoltre, nella dichiarazione si ribadisce che “il gruppo di deputati avrebbe dovuto
consultare le comunità di fede che sarebbero le più toccate da tali cambiamenti e
che hanno partecipato attivamente alla formulazione della legge attuale”. Di qui,
la preoccupazione che dietro la proposta di emendamenti ci siano “politici motivati
ideologicamente”: “Siamo convinti – scrivono i firmatari della dichiarazione – che
tale azione violi i principi legali dell’Unione Europea che promuove un dialogo aperto,
trasparente e regolare tra Stato, Chiesa ed altre comunità di fede”. Sottolineando,
poi, come “la legge attualmente in vigore codifichi la pratica della libertà religiosa
a livello individuale e collettivo, sia nella sfera pubblica che in quella privata”,
cristiani e musulmani auspicano “azioni legittime per rafforzare la libertà religiosa”,
rifiutando “la politicizzazione della religione e delle comunità di fede”. (A cura
di Isabella Piro)