Rapporto Onu sui minori nei conflitti armati: ancora diffuso il fenomeno dei bambini
soldato
Sono drammatici i dati del rapporto Onu sui minori nei conflitti armati. Il documento,
che analizza la situazione dei piccoli in diversi Stati del mondo, tra cui Afghanistan,
Myanmar e Sud Sudan, riporta anche i risultati forniti dalla missione dell’Onu in
Siria. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dal rapporto
emerge un drammatico quadro, segnato da abusi e violenze perpetrati in diversi Paesi.
In Siria, in particolare, la campagna repressiva di esercito e gruppi filogovernativi
non ha risparmiato bambini e adolescenti, vittime di mutilazioni, torture, violenze
sessuali e arresti arbitrari. In diversi casi, sono anche stati usati dei minori come
scudi umani. Si stima che siano stati almeno 1200 quelli rimasti uccisi durante la
rivolta contro il regime siriano. In Iraq sono soprattutto Al Qaeda e i gruppi islamici
integralisti ad utilizzare bambini per lanciare attacchi terroristici. In Afghanistan,
nel 2011, sono stati segnalati almeno 316 casi di reclutamento di minori da parte,
soprattutto, di gruppi armati talebani che li impiegano anche per compiere attentati
kamikaze. Una pratica disumana, quella dei bambini kamikaze, che in Pakistan, nel
2011, ha fatto registrare 11 casi. In Yemen piccoli soldati continuano ad essere impiegati
da esercito e guardia repubblicana. Drammatici anche i dati riferiti alla Libia, dove
nel 2011 i bambini uccisi sono stati 129 e quelli menomati almeno 247. Bambini palestinesi
e israeliani continuano a soffrire le conseguenze di uno stato perdurante del conflitto.
Aumentano poi i casi di reclutamento in Myanmar, dove è dilagante anche la piaga del
lavoro forzato. In Colombia è sistematico l’arruolamento di ragazzi e ragazze da parte
delle sedicenti Forze armate rivoluzionarie. Situazione preoccupante, per la presenza
di gruppi armati in varie regioni, anche in Nepal e nello Sri Lanka. Nel Sud Sudan,
solo nel 2011, sono stati uccisi, durante azioni militari e di guerriglia, almeno
104 minori. Nella Repubblica Centrafricana e nella Repubblica Democratica del Congo,
sono soprattutto esercito e gruppi armati a reclutare e addestrare bambini. In Ciad
e in Costa d’Avorio, infine, un miglioramento delle condizioni di sicurezza ha portato
ad una riduzione di questo turpe fenomeno.