2012-06-12 19:10:56

Ecumenismo e web. Padre Spadaro: il rischio è di restare chiusi tra i propri "amici"


“Raggiungere le persone in un mondo mobile”. Questo il tema della XVII Conferenza Europea Cristiana su Internet, in corso a Roma fino al prossimo 14 giugno. Rappresentanti di chiese europee e organizzazioni cristiane, attraverso una serie di incontri a carattere ecumenico, si interrogano su strategie e approcci legati al mondo della rete. Nel pomeriggio, nella sede della nostra emittente, si è analizzata la relazione tra tecnologia e spiritualità. Sulle sfide poste da Internet si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro:RealAudioMP3

R. - Nel momento in cui l’uomo si trova immerso nell’informazione, come fosse in un mare, deve sviluppare degli strumenti per selezionare, per identificare le domande per lui importanti, che lo porteranno poi a poter godere, in maniera corretta, dell’informazione. Allora, secondo me, la grande questione dei nostri tempi consiste nell’aiutare le persone a trovare le domande giuste e, quindi, a filtrare le informazioni sulla base di domande veramente significative. La tragedia dei nostri tempi è che tutto viene considerato significativo e importante e quindi niente è veramente importante: tutto è livellato e quindi il compito educativo è enorme.

D. - Padre Spadaro, lei ha detto: “Internet non è un mezzo di evangelizzazione”…

R. - La rete non è un mezzo di evangelizzazione perché non è un mezzo: è un ambiente e quindi è un ambiente di evangelizzazione, nel senso che è in realtà un ambiente di vita. Quanti di noi ormai tengono rapporti con gli amici, con le persone care o con i mezzi di informazione, grazie alla rete? Allora, la rete diventa uno degli ambienti all’interno dei quali noi viviamo, esprimiamo noi stessi, pensiamo, formiamo le nostre opinioni, teniamo le nostre amicizie. Quindi, la rete non può essere un mezzo di evangelizzazione: è un luogo di vita e diventa un luogo in cui è possibile testimoniare il Vangelo.

D. - Questo incontro ha un peculiare carattere ecumenico: può la rete dar forza al dialogo ecumenico?

R. - Assolutamente sì, ma con un rischio. Il rischio è che nella rete si creino delle "bolle filtrate": noi sappiamo che Internet, Facebook, i social network conservano i dati di accesso e quindi ci restituiscono nelle risposte o nei contatti di amicizia, quei contatti e quelle persone che ci somigliano, oppure le informazioni che sono già nostre e che vogliamo sentirci dire. Il rischio quindi è di rimanere in una bolla filtrata. In questo senso, per esempio, che tutte le confessioni rimangono isolate in se stesse. Quindi, bisogna sviluppare sempre di più contesti di comunicazione che permettano la comunicazione continua tra contesti culturali e, in questo caso, anche di vita religiosa differenti.







All the contents on this site are copyrighted ©.