Indagine sulla condizione dei rom in Italia: poveri ma con grande voglia di integrazione
Mancata inclusione sociale, elevata dispersione scolastica, alti tassi di disoccupazione
e precarie condizioni abitative. È il quadro tratteggiato dalla prima indagine nazionale
sulla condizione di rom e sinti in Italia, realizzata dalla "Casa della carità" nell’ambito
del progetto europeo “EU Inclusive”. I risultati della ricerca saranno approfonditi
in una due giorni che si apre oggi a Milano e che vede la presenza di religiosi, operatori
sociali, studiosi ed esperti. Il servizio di Marco Guerra:
Dopo sette anni
di lavoro sociale, con numerosi nuclei di rom e sinti e circa due di ricerca in cui
sono state intervistate oltre 1600 persone in 60 diversi insediamenti di 10 regioni
italiane, la "Casa della carità" di Milano, guidata da don Virginio Colmegna, presenta
oggi i dati della prima indagine sulle condizioni di vita di Rom e Sinti in Italia.
I risultati, da un lato confermano la situazione di povertà, esclusione e discriminazione
di questa minoranza; dall’altro vanno contro i pregiudizi consolidati e rivela che
la maggior parte di questi è venuta in Italia per trovare una casa e un’occupazione
stabili. I numeri parlano dunque di una situazione drammatica: l’analfabetismo sfiora
il 20%, oltre la metà della popolazione si ferma alla licenza elementare e il 34%
non ha alcuna occupazione. E ancora tra i rom con più di 50 anni solo il 27% dichiara
di essere in buona salute. Dall’indagine emerge che il tipo di insediamento influenza
in modo determinante le chance di inclusione nel tessuto della società italiana. Gli
abitanti degli insediamenti irregolari sono, infatti, nettamente svantaggiati rispetto
a chi abita in casa o in insediamenti regolari. Da qui la necessità di un intervento
basato sul principio dell’integrazione, come ci spiega don Virginio Colmegna:
In
Italia, abbiamo bisogno di scogliere questo nodo, del cosiddetto “piano Maroni”, che
l’ha visto sulla sicurezza, con una serie di risorse che sono ancora imprigionate
in questa dinamica. Abbiamo bisogno, evidentemente, di sollecitare questa strategia
che è uscita dai campi nomadi con tutta la gradualità, regolarizzazione, forte inserimento
sul piano del lavoro, sul piano delle donne - che devono evidentemente entrare come
protagoniste in questo cambiamento - la scuola. Qui ricordo che “Casa della carità”
porta 17 e più dei loro minori al conservatorio, e bisogna anche sviluppare le esperienze
positive di eccellenza.