Presentato a Roma l'epistolario inedito del cardinale Costantini, figura profetica
per la Chiesa in Cina
“Vivo apprezzamento” per la pubblicazione dell’opera: “Il ritratto segreto del cardinale
Celso Costantini” e l’auspicio “che il suo studio manifesti l’infaticabile dedizione
del porporato all’annuncio del Vangelo e alla crescita della Chiesa, soprattutto nell’amata
terra cinese”. Così nel messaggio, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, che il
Papa ha voluto inviare in occasione della presentazione, venerdì pomeriggio, alla
Pontificia Università della Santa Croce di Roma, del volume curato da mons. Bruno
Fabio Pighin. Di fronte a una affollata sala, molti gli interventi che hanno fatto
emergere la grande figura di Costantini, nato a Castions di Zoppola, Pordenone, nel
1876 e morto a Roma nel 1958. Scultore e appassionato d’arte, dopo essere stato cappellano
militare durante la Prima guerra mondiale, si impegnò per la ricostruzione e l’aiuto
ai bambini orfani, fu delegato apostolico in Cina dove ordinò i primi sacerdoti autoctoni,
animato da profondo spirito missionario varò diverse iniziative per favorire l’inculturazione
del cristianesimo. Il volume, di 652 pagine, pubblica parte dell’epistolario, finora
inedito, del porporato con politici, artisti, uomini di cultura. Quali gli aspetti
più rilevanti dell’opera? Adriana Masotti lo ha chiesto al curatore del volume,
mons. Pighin:
R. - Fondamentalmente,
credo due aspetti. Il primo fa luce sulla figura che oggi emerge come un profeta,
l’abbraccia proprio a 360 gradi con documenti originali. In secondo luogo emergono
grosse novità, ad esempio i rapporti che ebbe con la famiglia Ciano, i rapporti -
già noti ma ancora più evidenti - con la famiglia De Gasperi, che egli salvò, ed i
rapporti con molti altri statisti. Direi soprattutto una grandissima sintonia con
Papa Pio XII, del quale, si dice, fosse il principale ispiratore della politica missionaria.
Le encicliche missionarie, in pratica, dipendono molto da Costantini. Emerge tutto
questo ed emergono anche tanti punti parziali, che tutti insieme ne fanno un personaggio,
come ha detto Papa Giovanni XXIII, di una superiorità assoluta.
D. - Perché
questo ritratto viene chiamato ‘segreto’?
R. - Segreto perché il ritratto è
stato colto da documenti inediti, cui nessuno aveva mai posto attenzione. Egli, infatti,
conservò e curò, durante la sua vita, questo epistolario, lasciandolo poi al seminario
di Pordenone, ma nessuno lo aveva mai letto. Io, quindi, sono stato il primo a leggere
le oltre 10 mila lettere, e a sceglierne tra queste oltre 600, tra le più significative.
In quel senso sì, è ‘segreto’.
D. - Le due grandi passioni del cardinale Costantini
sono l’arte sacra e le missioni. Quali novità ci sono in questi due ambiti?
R.
- Nell’arte sacra egli fu un grande innovatore. Prima di tutto nel collegarla con
la liturgia: l’arte sacra doveva innovarsi con un nuovo spirito di fede, cogliendo
anche le sensibilità, ma non gli atteggiamenti estremisti, che si annunciavano a livello
artistico. In questo campo, aveva un’autorità veramente assoluta, perché da tutto
il mondo - e lo faceva anche il Papa - si ricorreva a lui per avere un giudizio super-partes.
In secondo luogo, in campo missionario riuscì non solo nell’opera di decolonizzazione,
ma anche nella cosiddetta ‘plantatio Ecclesiae’, ossia rendere autonome le Chiese
in terra di missione. I missionari europei dovevano quindi essere di supporto alle
missioni e non il perno delle stesse. In terzo luogo, poi, egli pensò - e forse, qui,
la sua grandezza si rivela ancora maggiore - all’inculturazione: lo fece utilizzando
l’arte, che doveva esprimere le varie culture locali, mettendo insieme il cristianesimo
con le diverse culture. E questo gli riuscì soprattutto in Cina. Il suo merito, perciò,
è quello di essere il più grande evangelizzatore della Cina di tutti i tempi.
D.
- In tutto questo il suo pensiero è ancora attuale?
R. - Sicuramente è ancora
attuale. Egli guardò effettivamente al Terzo millennio, pensando sia a un Concilio
ecumenico per una riforma della Chiesa in senso missionario, sia all’internazionalizzazione
della Curia romana, come anche a un Papa non italiano, affinché si potesse trasmettere
il messaggio dell’universalità della Chiesa.
D. – La pubblicazione del suo
volume è soltanto una delle tante iniziative che sono state intraprese, in questi
ultimi anni, per riportare l’attenzione sul cardinale Costantini…
R. - Sì.
Ma non è finta: noi vorremmo costituire un museo delle sue cospicue opere, a Pordenone,
un museo permanente. Inoltre, vorremmo tradurre queste opere se non in cinese quantomeno
in inglese, perché siano accessibili, e questo ci viene richiesto da diverse nazioni.
Ad aprire gli interventi alla presentazione dell’opera: "Il ritratto segreto
del cardinale Celso Costantini", il cardinale Fernando Filoni, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Al microfono di Adriana Masotti
il porporato sottolinea l’aspetto profetico di Costantini:
“La figura
del cardinale Costantini è una straordinaria figura di una personalità della Chiesa
che ha fortemente influito soprattutto nella visione di una Chiesa missionaria. Egli
non è stato semplicemente un esecutore, ma è stato un antesignano, nel senso che aveva
visto come la Chiesa missionaria sarebbe dovuta cambiare proprio per assumere una
fattezza di Chiesa che si incarnasse nella realtà. Una Chiesa, quindi, che fosse incarnata
e che potesse assumere le caratteristiche locali, una Chiesa che fosse in grado di
rispondere alle esigenze, uscendo fuori da uno stereotipo che poteva sembrare di tipo
colonialista”.
Ma che cosa ha colpito di più di questo volume, mons. Brian
Edwin Ferme, preside della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia a
cui si deve la sua pubblicazione?
“Sul cardinale
Costantini, gli aspetti che vengono fuori leggendo sia il suo diario, scritto durante
la guerra, e sia l’epistolario, sono due. Il primo riguarda la sua umanità, nel senso
vasto del termine. Egli aveva una corrispondenza con tante persone, di tutti i ranghi
sociali: nella sua vita così densa e piena, ha appositamente ritagliato del tempo
per scrivere a tutte queste persone. Il secondo aspetto concerne l’amore profondo
per un aspetto specifico della Chiesa, ossia le missioni, specialmente quelle in Cina,
che a quei tempi non erano così scontate. Inoltre, ha costruito anche delle cose nuove
in Cina, ad esempio la Congregazione "Discipulorum Domini", il primo istituto religioso
maschile cinese che continua ad esistere. Credo che la sua capacità e la sua abilità
si siano espresse nell’indovinare quale potesse essere la strada giusta per l’evangelizzazione,
senza offendere però gli altri. E credo che questa sia una cosa che possiamo imparare
anche oggi”.