Lisbona: dal Forum cattolico-ortodosso un messaggio di speranza per la crisi europea
“L’Europa di oggi sta attraversando una crisi gravissima” e “molti europei soffrono
direttamente per le conseguenze di questa crisi”, nutrendo “preoccupazioni rispetto
al loro futuro”. Di fronte a questa situazione, “le nostre Chiese accolgono e sono
attente a queste sofferenze e preoccupazioni. Esse desiderano rivolgere ai loro fedeli
e a tutti gli europei un messaggio di fiducia e di speranza. Dobbiamo continuare ad
avere fiducia nella Provvidenza divina e nella nostra capacità di correggere gli errori
del passato, e dobbiamo tracciare le linee di un futuro di giustizia e di pace”. Lo
si legge nel messaggio finale dei partecipanti al III Forum cattolico-ortodosso che
si è tenuto a Lisbona, dal 5 giugno a ieri, sul tema “La crisi economica e la povertà.
Sfide per l’Europa di oggi”. “L’uomo - prosegue il messaggio - trova il proprio compimento
in Dio, suo Creatore e Salvatore”, ma “sotto l’influsso del processo di secolarizzazione,
molti europei hanno preso le distanze da questo legame costitutivo con Dio, cercando
il senso della vita nel solo orizzonte terrestre”. Perciò, “le Chiese osservano che
la crisi che stiamo attraversando non è soltanto una crisi economica. Si tratta invece
di una crisi non solo morale e culturale ma più profondamente antropologica e spirituale”.
La società “deve essere organizzata in modo da essere sempre al servizio dell’uomo,
e non il contrario”. Se gli europei vogliono uscire dalla crisi, si legge nel messaggio
finale, “devono capire che è necessario cambiare stile di vita”. La crisi può essere
“l’occasione di una presa di coscienza salutare. Gli europei devono dare un senso
all’attività economica partendo da una visione integrale, non troncata, della persona
umana e della sua dignità. Rimettendo la persona nella sua giusta collocazione, subordinando
l’economia agli obiettivi di sviluppo integrale e solidale, aprendo la cultura alla
ricerca del vero, facendo spazio alla società civile e all’ingegnosità dei cittadini
che operano per il benessere dei loro contemporanei, creeranno le condizioni per far
emergere un nuovo tipo di rapporto con il denaro, con la produzione e con il consumo”.
In questo mutamento, “deve essere accordata una priorità al lavoro. È opportuno privilegiare
le attività generatrici di posti di lavoro. Ognuno deve poter vivere dignitosamente,
realizzarsi grazie al lavoro ed essere solidale con gli altri. Ogni forma di corruzione
e di sfruttamento deve essere soppressa”. Il mercato, perciò, “non deve essere una
forza anonima e cieca”, ma “chiede di essere regolato in funzione dello sviluppo integrale
della persona”. I partecipanti al Forum hanno quindi rivolto “una parola di incoraggiamento
ai governi nazionali e ai responsabili delle istituzioni europee nei loro sforzi volti
a concretizzare una via giusta ed equa per uscire dalla crisi economica e finanziaria,
con un’attenzione particolare ai Paesi che sono più in difficoltà”. Un appello poi
“all’unico agente del cambiamento in grado di far evolvere le nostre società verso
un nuovo stile di vita: il cittadino dei nostri Paesi europei”. “Se tale cittadino
capisce la necessità vitale di un cambiamento rispetto alle sue abitudini di consumo
- si legge nel testo - avrà la gioia di ravvivare le radici cristiane e coltivare
la dimensione spirituale del suo essere, l’unica in grado di colmare la sua ricerca
di felicità e di senso”. (R.P.)