2012-06-09 08:20:37

Lisbona: dal Forum cattolico-ortodosso un messaggio di speranza per la crisi europea


“L’Europa di oggi sta attraversando una crisi gravissima” e “molti europei soffrono direttamente per le conseguenze di questa crisi”, nutrendo “preoccupazioni rispetto al loro futuro”. Di fronte a questa situazione, “le nostre Chiese accolgono e sono attente a queste sofferenze e preoccupazioni. Esse desiderano rivolgere ai loro fedeli e a tutti gli europei un messaggio di fiducia e di speranza. Dobbiamo continuare ad avere fiducia nella Provvidenza divina e nella nostra capacità di correggere gli errori del passato, e dobbiamo tracciare le linee di un futuro di giustizia e di pace”. Lo si legge nel messaggio finale dei partecipanti al III Forum cattolico-ortodosso che si è tenuto a Lisbona, dal 5 giugno a ieri, sul tema “La crisi economica e la povertà. Sfide per l’Europa di oggi”. “L’uomo - prosegue il messaggio - trova il proprio compimento in Dio, suo Creatore e Salvatore”, ma “sotto l’influsso del processo di secolarizzazione, molti europei hanno preso le distanze da questo legame costitutivo con Dio, cercando il senso della vita nel solo orizzonte terrestre”. Perciò, “le Chiese osservano che la crisi che stiamo attraversando non è soltanto una crisi economica. Si tratta invece di una crisi non solo morale e culturale ma più profondamente antropologica e spirituale”. La società “deve essere organizzata in modo da essere sempre al servizio dell’uomo, e non il contrario”. Se gli europei vogliono uscire dalla crisi, si legge nel messaggio finale, “devono capire che è necessario cambiare stile di vita”. La crisi può essere “l’occasione di una presa di coscienza salutare. Gli europei devono dare un senso all’attività economica partendo da una visione integrale, non troncata, della persona umana e della sua dignità. Rimettendo la persona nella sua giusta collocazione, subordinando l’economia agli obiettivi di sviluppo integrale e solidale, aprendo la cultura alla ricerca del vero, facendo spazio alla società civile e all’ingegnosità dei cittadini che operano per il benessere dei loro contemporanei, creeranno le condizioni per far emergere un nuovo tipo di rapporto con il denaro, con la produzione e con il consumo”. In questo mutamento, “deve essere accordata una priorità al lavoro. È opportuno privilegiare le attività generatrici di posti di lavoro. Ognuno deve poter vivere dignitosamente, realizzarsi grazie al lavoro ed essere solidale con gli altri. Ogni forma di corruzione e di sfruttamento deve essere soppressa”. Il mercato, perciò, “non deve essere una forza anonima e cieca”, ma “chiede di essere regolato in funzione dello sviluppo integrale della persona”. I partecipanti al Forum hanno quindi rivolto “una parola di incoraggiamento ai governi nazionali e ai responsabili delle istituzioni europee nei loro sforzi volti a concretizzare una via giusta ed equa per uscire dalla crisi economica e finanziaria, con un’attenzione particolare ai Paesi che sono più in difficoltà”. Un appello poi “all’unico agente del cambiamento in grado di far evolvere le nostre società verso un nuovo stile di vita: il cittadino dei nostri Paesi europei”. “Se tale cittadino capisce la necessità vitale di un cambiamento rispetto alle sue abitudini di consumo - si legge nel testo - avrà la gioia di ravvivare le radici cristiane e coltivare la dimensione spirituale del suo essere, l’unica in grado di colmare la sua ricerca di felicità e di senso”. (R.P.)







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