2012-06-09 14:23:50

Grecia verso le elezioni politiche del 17 giugno in un clima di grande tensione


La Grecia si prepara, per la seconda volta nel giro di poche settimane, a votare per le elezioni politiche. Una tornata elettorale tra le più difficili della sua storia, che si svolgerà domenica 17 giugno, in un clima di grande tensione sociale, legata oltre che alla grave crisi economica, anche alla presenza in Parlamento dei neonazisti di “Alba dorata”. Ieri una manifestazione anti-fascista ha fatto salire la tensione ad Atene. Di certo, tutti sono consapevoli che il risultato che uscirà dalle urne sarà essenziale per determinate il futuro assetto del Paese e per la permanenza dello stesso in Europa. Salvatore Sabatino ha chiesto alla collega greca Vassiliki Markaki, se le forze politiche, che non sono riuscite il mese scorso a formare un governo di unità nazionale, riusciranno questa volta a mostrare maggior senso di responsabilità, anche nei confronti dell’Europa:RealAudioMP3

R. – Dipenderà dai numeri che usciranno dalle urne. Certo, se il primo partito sarà ancora Syriza, di sinistra, grande sorpresa dell’ultimo turno elettorale, sarà difficile pensare ad un governo di unità nazionale; ha già dichiarato che non vuole collaborazioni. Dall’altra parte, quasi tutto fa escludere un governo autonomo o un esecutivo con i due partiti conservatori e socialisti, che sono stati i protagonisti degli ultimi 40 anni di storia.

D. – Molte volte si è parlato anche della possibilità di avere un governo tecnico, sul modello di quello italiano, però l’ipotesi è stata sempre scartata. Perché?

R. – Il governo che ha preceduto le elezioni era un governo tecnico, dove partecipavano, con tantissimi rappresentanti, tutti i partiti. Non si è riusciti, però, a formare un governo tecnico che veramente governasse e, principalmente, non si è riusciti a fare un governo che non avesse questa dipendenza dai partiti. Nel prossimo giro, forse, è più probabile un governo di unità nazionale, con, naturalmente, tante caratteristiche tecniche.

D. – All’interno del Parlamento, nelle ultime elezioni, sono entrati anche i neonazisti di "Alba Dorata". Secondo le previsioni dovrebbero conquistare nuovamente dei seggi, anche se con una percentuale più bassa della precedente. Continua ad essere solo un voto di protesta o c’è qualcos’altro?

R. – Secondo me è un voto di protesta; la Grecia non si merita lo spettacolo di questi personaggi: è un Paese profondamente tollerante, profondamente democratico e profondamente antifascista. Evidentemente le mancanze di tutti hanno dato il via a questo "gruppetto di ignoranti", i quali continuano a provocare su temi nazionali e internazionali.

D. – L’Europa guarda ovviamente con grande interesse alle elezioni greche, perché la permanenza di Atene nell’area euro determinerà la sopravvivenza della moneta unica. La gente percepisce il rischio che il Paese correrebbe tornando alla Dracma?

R. – Io credo che da una parte la gente percepisca questo pericolo, ma dall’altra parte credo che ci si trovi nella fase pericolosissima di quando uno dice: “Cosa ho da perdere?” Se non hai davvero niente da perdere, puoi dare solo espressione alla tua rabbia.

D. – La crisi che ha coinvolto la Grecia ha modificato anche l’assetto sociale del Paese e si assiste ad una sorta di imbarbarimento. Oggi come si potrebbe definire la società greca?

R. – E' una società profondamente delusa dai suoi partiti, dai suoi politici e anche da se stessa. Una società che è stata trascinata ad arte nel consumismo senza limiti, senza pensieri, per sentirsi dire subito dopo, nel giro di pochi mesi: “Siete poveri, siete i più poveri, siete quelli che hanno truccato i conti, non avete mai avuto veramente le possibilità di esserci in Europa”. E’ una società che sta combattendo veramente con i peggiori incubi, che possono esistere in ciascuno di noi e in tutti noi messi assieme.







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