Dublino. Vigilia del Congresso eucaristico internazionale: intervista con mons. Piero
Marini
A Dublino, con la relazione odierna del cardinale Rodriguez Maradiaga su Eucaristia
e Missione, che ha dato il tono alla giornata conclusiva del Simposio Teologico Internazionale
dell’Università di Maynooth, cala il sipario su un importante appuntamento alla vigilia
del 50.mo Congresso Eucaristico Internazionale. Il servizio di Enzo Farinella:
Tre porporati,
Ouellet, Kock e Rodriguez Maradiaga, hanno presentato in tre giorni diversi, le colonne
su cui si regge la Chiesa nel mondo contemporaneo. L’ecclesiologia della comunione,
basata sull’Eucaristia e presentata dal cardinale Ouellet, è stata un vero trattato
De Ecclesia, un pilastro fondamentale, che, come ha riferito il porporato,
ha rivitalizzato la Chiesa dal di dentro e moltiplicato le sue aperture ecumeniche
e missionarie all’esterno, impegnandola maggiormente nelle problematiche della pace
e della giustizia nel mondo, nella solidarietà su scala globale e nella promozione
del dialogo interreligioso. Il cardinale Kock ha sottolineato invece il legame tra
Eucaristia e comunione ecclesiale, mettendo in evidenza come la devozione privata
e individuale verso l’Eucaristia deve essere sempre intesa nella sua dimensione ecclesiale,
appartenendo tutti all’unico Corpo di Cristo, nell’abbraccio universale della Chiesa.
La Comunione, infatti, non è qualcosa di amorfo, ma la linfa che dà vita, animando
tutta l’umanità, redenta dal Sacramento del Battesimo, che ci riunisce tutti in Cristo.
La
missione della Chiesa odierna, “Andate e predicate a tutte le genti” è l’esigenza
dell’Eucaristia, tema trattato dal cardinale Rodriguez Maradiaga, quasi a conclusione
dei tre giorni di studio che hanno approfondito la necessità di vivere l’ecclesiologia
della comunione e l’esigenza ecumenica di condividerla con tutta l’umanità. A queste
tre importanti relazioni si sono aggiunti contributi e approfondimenti da parte di
teologi internazionali, che hanno arricchito la visione complessiva dell’Eucaristia
e le sfide che la Chiesa deve affrontare oggi, dall’ecumenismo all’economia, dal laicato
al lavoro pastorale del prete in un contesto culturale secolarizzato, dal dialogo
interreligioso alla comunione nella fede, nella missione e nella vita sacramentale.
Il tutto è stato coronato da celebrazioni liturgiche, preghiere in comune e note musicali.
Mons.
Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato dei Congressi eucaristici internazionali,
ricorda – al microfono dell'inviata della Radio Vaticana a Dublino, Emer McCarthy
– il lungo percorso sviluppato in oltre un secolo da questi importanti raduni ecclesiali:
R. - I Congressi
eucaristici sono nati alla fine del 1800, con la spiritualità che caratterizzava quel
periodo storico. Un periodo che vedeva la contrapposizione tra la Chiesa e la società
civile, soprattutto per le questioni anche relative all’occupazione dello Stato Pontificio
da parte dell’Italia; quindi c’era una certa ostilità, il Papa veniva considerato
come prigioniero, generalmente i poteri civili erano ostili alla Chiesa. Tutto questo
aveva portato a sviluppare la pietà verso l’Eucaristia con queste tematiche di fondo,
e cioè il risveglio dei cattolici per dire: “Nella società ci siamo anche noi, vogliamo
avere la nostra presenza, nella società non esistono solo i poteri civili che sono
contro la Chiesa, ma esiste anche un potere superiore che è quello della presenza
di Cristo nell’Eucaristia”. E poi c’era anche la necessità, nel 1800, di presentare
un Dio più vicino all’umanità: eravamo nel periodo in cui si era molto sviluppato
il giansenismo, pensiamo che Blaise Pascal in punto di morte aveva chiesto la Comunione
e gli era stata negata perché la Comunione era riservata solo alle persone sante.
Naturalmente, c’è anche la sottolineatura dell’aspetto sociale dell’Eucaristia, già
presente all’inizio dei Congressi Eucaristici, che viene ancora più sottolineato ad
esempio a partire dal 1960. Ad esempio, a Bombay, il Papa Paolo VI – è la prima volta
che un Papa fuori Roma presiede, partecipa ad un Congresso Eucaristico internazionale
– ha fatto arrivare una nave carica di grano proprio nel giorno in cui si apriva il
Congresso Eucaristico, per sottolineare questo impegno, questo aiuto di tutta la Chiesa
verso l’India, che in quel periodo soffriva varie difficoltà, soprattutto la fame.
E così arriviamo agli ultimi Congressi, fino al Congresso di Québec, celebrato quattro
anni fa, nel 2008, e al Congresso Eucaristico di Dublino. Naturalmente, dopo la scelta
della sede del Congresso, il Pontificio Comitato e soprattutto il Consiglio di presidenza
deve scegliere il motto del Congresso e i vescovi irlandesi – allora, quando non era
ancora manifesto tutto questo problema della difficoltà di questa Chiesa ferita –
hanno voluto scegliere un motto che appartiene ai documenti del Concilio, in particolare
alla Lumen Gentium, dove si parla dell’Eucaristia come “Comunione con Cristo
e tra di noi”. Probabilmente, il nome di “Congresso Eucaristico” porta con sé una
visione dei Congressi Eucaristici del passato che non è più la visione dei Congressi
Eucaristici di oggi. Oggi un Congresso Eucaristico è il Congresso che si basa sulla
celebrazione e sulla vita. Siamo nella nuova evangelizzazione: la Nuova Evangelizzazione
non si limita alla sola celebrazione dell’Eucaristia. Per celebrare l’Eucaristia bisogna
essere preparati, bisogna sapere che cosa si va a fare, bisogna sapere che cosa è
la Sacra Scrittura, bisogna sapere che cosa sono i segni che si compiono. Bisogna
rinnovare la nostra catechesi, bisogna rinnovare la nostra formazione, che comincia
nei nostri Seminari, per scendere alle varie comunità, rinnovare la formazione dei
laici… Adesso ci sono, fortunatamente, tanti laici preparati. Soprattutto, adesso
che stiamo diventando forse una minoranza in tanti Paesi dell’Europa, dobbiamo unire
le nostre forze e non dividerci in tante piccole “chiesuole”, ricordando che il Concilio
ci parlava sempre della Chiesa locale come della Chiesa diocesana. Allora, tutti dobbiamo
essere uniti al Vescovo, tutti dobbiamo essere uniti al Papa, e insieme possiamo costruire
questo rinnovato volto della Chiesa che si manifesta proprio attraverso la liturgia.
La liturgia è l’elemento di comunione, come ci diceva San Paolo: “Voi non potete fare
la comunione con il Corpo di Cristo se siete divisi tra di voi”. E quindi anche oggi
l’Eucaristia è il momento della comunione, non della divisione.