Temono lo spettro di una guerra dalle motivazioni sconosciute i vescovi della provincia
di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, che, in un messaggio alle autorità
politiche, esprimono le loro preoccupazioni di fronte ai conflitti armati strutturati
osservati nel nord e nel sud Kivu. Riuniti in assemblea ordinaria dal 28 maggio al
2 giugno, i presuli hanno discusso dell’attuale realtà del Paese, rilevando “una intensificazione
senza precedenti del banditismo armato” e massicci spostamenti della popolazione.
Nel messaggio, intitolato “A quando la pace nell’est della Repubblica Democratica
del Congo?”, i vescovi allertano le autorità nazionali ed internazionali su una serie
di fatti preoccupanti come la ripresa delle violenze di gruppi armati nel nord Kivu,
il verificarsi di massacri e incendi, il risveglio del movimento Maï-Maï, l’ammutinamento
di soldati ad Uvira, gli scontri di Bunyakiri. Tutto ciò, si legge nel messaggio,
“pone serie questioni di governance locale, nazionale, regionale e internazionale”,
poiché nelle nuove ostilità c’è da riscontrare la volontà di sfuggire alla giustizia
per delitti individuali, di evitare l’integrazione nelle forze armate, di mantenere
lo “statu quo” favorevole alle violenze. I vescovi osservano poi che alcune aree del
Paese sono “abbandonate alla mercé di gruppi di interesse, a detrimento delle popolazioni
locali, che tra l’altro hanno già sofferto troppo la carenza dello stato, o quanto
meno, la sua debolezza”, mentre sulla questione dei rifugiati ruandesi chiedono che
venga chiarito lo statuto amministrativo “di questo gruppo umano” e che “lo Stato
congolese si assuma le proprie responsabilità ... ed esiga una soluzione” con il coinvolgimento
della comunità internazionale. Allo stato i vescovi chiedono di debellare qualunque
gruppo armato, al fine di proteggere tutta la nazione e tutti cittadini, “e non gruppi
particolari”; di offrire credibilità, garantendo sicurezza ed equità ed evitando il
ricorso a forme di giustizia personale; di riformare le amministrazioni, responsabilizzandole
dei loro atti civili o penali lesivi degli interessi dello stato stesso. “Occorre
operare per la conversione delle mentalità … al senso del bene comune” allo scopo
di debellare la corruzione, prosegue il messaggio che esorta infine ad offrire fiducia
al nuovo governo. L’auspicio dei vescovi della provincia di Bukavu è che quest’ultimo
ascolti la popolazione e dia vita a riforme nell’ambito della sicurezza, della politica
estera e dello sviluppo sostenibile. Un ulteriore auspicio viene formulato con riguardo
all’Organizzazione delle Nazioni Unite, perché appoggi le riforme nella Repubblica
Democratica del Congo, mentre la classe politica viene richiamata all’unità e all’integrità
e a restare vigile dinanzi alle forze centrifughe che minano la pace del Paese. (A
cura di Tiziana Campisi)