Campionati Europei di calcio. Il Papa: un invito a superare individualismo ed egoismo
Lo sport di squadra aiuta a superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo:
è quanto scrive Benedetto XVI in un Messaggio inviato al presidente della Conferenza
episcopale polacca, mons. Józef Michalik, in occasione dei Campionati Europei di calcio
che si svolgeranno, a partire da domani, in Polonia e in Ucraina. Il servizio di Sergio
Centofanti:
I campionati
Europei di calcio sono un evento sportivo – scrive il Papa - che coinvolge tutta la
società e “anche la Chiesa non rimane indifferente”, in particolare riguardo “alle
necessità spirituali di coloro che ne prendono parte”. Benedetto XVI accoglie “con
riconoscenza” le informazioni sui programmati incontri catechetici, liturgici e di
preghiera.
Quindi cita il Beato Giovanni Paolo II laddove afferma che “le
potenzialità del fenomeno sportivo lo rendono strumento significativo per lo sviluppo
globale della persona e fattore quanto mai utile per la costruzione di una società
più a misura d'uomo. Il senso di fratellanza, la magnanimità, l'onestà e il rispetto
del corpo - virtù indubbiamente indispensabili ad ogni buon atleta - contribuiscono
all'edificazione di una società civile dove all'antagonismo si sostituisca l'agonismo,
dove allo scontro si preferisca l'incontro ed alla contrapposizione astiosa il confronto
leale. Così inteso, lo sport non è un fine, ma un mezzo; può divenire veicolo di civiltà
e di genuino svago, stimolando la persona a porre in campo il meglio di sé e a rifuggire
da ciò che può essere di pericolo o di grave danno a se stessi o agli altri” (28 ottobre
2000).
“Lo sport di squadra, poi, qual è il calcio – sottolinea Benedetto XVI
- è una scuola importante per educare al senso del rispetto dell’altro, anche dell’avversario
sportivo, allo spirito di sacrificio personale in vista del bene dell’intero gruppo,
alla valorizzazione delle doti di ogni elemento che forma la squadra; in una parola,
a superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo, che spesso caratterizza i
rapporti umani, per lasciare spazio alla logica della fraternità e dell’amore, la
sola che può permettere – a tutti i livelli – di promuovere l’autentico bene comune”.
Il Papa, infine, auspicando che questo evento “sia vissuto come l’espressione
delle più nobili virtù e azioni umane, nello spirito di pace e di sincera gioia”,
affida “a Dio i pastori, i volontari, i calciatori, i tifosi e tutti coloro che si
impegnano nella preparazione e nello svolgimento dei Campionati”.
Sul messaggio
del Papa, Salvatore Sabatino ha sentito la riflessione di Massimo Achini,
presidente del Centro Sportivo Italiano:
R. – Credo che
il messaggio di Benedetto XVI sia molto importante per tutto il mondo delle sport,
indubbiamente, ma anche per tutti i giovani e per tutta l’umanità. E’ sempre stato
così e lo è sempre stato in modo particolare nei momenti di difficoltà della vita
delle persone e della vita della società. Lo sport è uno straordinario strumento educativo,
capace davvero – con un’immediatezza unica – di trasmettere nel cuore dei ragazzi
e dei giovani i veri valori della vita ed è motivo di speranza in un tempo di crisi
e di emergenza educativa; è anche uno strumento straordinariamente capace di unire
i popoli, di generare sentimenti di fratellanza, laddove la diplomazia e tante dimensioni
ufficiali del mondo di oggi non riescono ad arrivare.
D. – Questi Europei
giungono in un momento di grave crisi economica per il vecchio continente. Che tipo
d’impulso e di contributo possono dare?
R. – Io credo che il contributo sia,
prima di tutto, sul piano dei valori. Indubbiamente c’è anche una ricaduta economica,
perché è bene ricordare che il calcio di oggi quota in modo molto significativo nel
prodotto interno lordo di molti Paesi, partendo dall’Italia; ma soprattutto mi auguro
che sia una ricaduta importante in termini di valori. Questi Europei hanno una grande
occasione: ritrovare un po’ di umanità dentro questo calcio business, che spesso arriva
a delle esasperazioni fortemente sbagliate, per diventare un momento non in cui la
gente dimentica quello che sta accadendo nella società, ma invece per riscoprire i
valori, i sentimenti veri della vita dentro quei grandi appuntamenti che sono, per
esempio, gli Europei di calcio.
D. - Questi Europei possono anche essere l’occasione
per risvegliare nei Paesi maggiormente in difficoltà uno spirito di appartenenza e
di unione?
R. – Devono esserlo! E’ un’occasione unica. Io credo – e penso,
per esempio, alla Grecia – che possa essere così: certo questo è legato poi anche
banalmente all’andamento della squadra, perché è ovvio che questo sentimento si alimenta
anche con qualche successo sul campo. Però questa speranza c’è ed è una speranza molto
forte. Credo che l’abbiamo vissuta anche noi e spesso si alimenta anche di piccoli
gesti: vedere la Nazionale italiana visitare Auschwitz, ad esempio, credo che sia
una cosa che ha toccato un po’ il cuore a tutti gli sportivi.
D. – Sappiamo
che questi grandi eventi possono fare da volano per i Paesi che li organizzano o causare
grossi danni alle casse degli Stati, come è successo – ad esempio – per le Olimpiadi
di Atene. In questo caso per Polonia e Ucraina che effetti avranno?
R. – L’esperienza
insegna che la valutazione va fatta sempre a consuntivo. E’ chiaro che prima dell’evento,
tutti garantiscono che c’è una compatibilità economica e che, di fatto, l’ospitare
questi grandi appuntamenti si traduce in qualcosa di positivo per il Paese. La storia
insegna che molto spesso non è così! Indubbiamente sono un’occasione importante, indubbiamente
generano - sia sul piano dell’economia che sul piano dell’entusiasmo, del sentimento
popolare – grande, grande fermento. Credo che la chiave di lettura giusta sia proprio
questa: in un tempo di crisi, riuscire ad organizzare questi grandi appuntamenti europei
o mondiali, dimostrando che non si sprecano risorse, ma che le si investono attraverso
lo sport.