2012-06-06 14:22:18

Siria, decine di morti. P. Dall'Oglio: in preghiera vicino alle bombe, la pace chiede coraggio


In Siria il presidente Assad ha incaricato l’ex ministro dell’agricoltura Hijab, fedelissimo al regime, di formare un nuovo governo. Intanto non si ferma la repressione: 57 i morti, secondo gli oppositori, negli ultimi due giorni. L’emergenza è stata al centro di un forum Cina Russia a Pechino dove il ministro degli esteri russo Lavrov ha sollecitato un vertice internazionale aperto a membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, Turchia, Iran, Lega Araba e l'Organizzazione della conferenza islamica". La proposta ha raccolto il gelo del segretario di Stato Usa Clinton presente invece questa sera a Istanbul al vertice diplomatico degli Amici della Siria. Sul tavolo – ha detto la Clinton - “il processo di transizione democratico per Damasco". Secondo il ministro degli Esteri italiano Terzi “se non si interviene immediatamente in Siria si rischia il genocidio. Sulla situazione in Siria, Giancarlo La Vella ha raccolto la testimonianza del gesuita, padre Paolo Dall’Oglio, fondatore del Monastero di Deir Mar Musa, che ha appena concluso un ritiro di preghiera sulla pace in Siria in una delle zone più tormentate del Paese:RealAudioMP3

R. - Il mio periodo di preghiera è stato intenso e avventuroso allo stesso tempo, perché il posto in cui sono andato è uno dei più pericolosi di questo Paese martoriato. Abbiamo avuto per due giorni un bombardamento gravissimo con 15 vittime. Ho potuto assistere al funerale delle vittime di un eccidio di persone inermi, di operai che tornavano a casa: sono arrivati cadaveri. Mi sono occupato di cercare delle persone rapite, quindi ho potuto toccare con mano la complessità della questione siriana, che purtroppo non può che ulteriormente rendere più gravi le ferite di questo popolo.

D. - Semplicisticamente, pensiamo che la situazione siriana sia solo un confronto tra governo e opposizione. Ci sono invece tante realtà etniche, e religiose, che sono in sofferenza...

R. - Io direi che intanto ciò che chiamiamo governo è una realtà molto complessa, di difficile analisi tra ciò che è facciata e ciò che è realtà. Quella che chiamiamo opposizione è ovviamente sfaccettata. E' un Paese complesso e plurale sul piano delle appartenenze religiose, delle appartenenze etniche. Ci sono curdi, armeni e altri gruppi, ci sono differenti obbedienze religiose e anche differenti opinioni politiche. È per questo che la parte sana di questo Paese deve puntare tutte le idee e tutte le prospettive affinché si trovi il modo di mettere sui binari un dialogo nazionale efficace, che corrisponda a un cessate-il-fuoco e nello stesso tempo a un dialogo reale. In questo, i cristiani devono essere un "menisco" di questo ginocchio e non un combustibile da aggiungere su questo o quel fuoco. Poi, la cosa che io chiedo è che si tuteli in tutti i modi l’esigenza più forte in questo momento internazionale: la salvaguardia della libertà di opinione e di espressione, senza le quali ogni dialogo diventa un dialogo tra sordi.

D. - Nella comunità cristiana molti stanno rispondendo con la fuga alle violenze: un indice, questo, di una sofferenza particolare?

R. - La fuga c’era da prima. Adesso le cose sono ovviamente accelerate.

D. - Lei ha parlato di dialogo. Ci ha provato l’inviato dell’Onu, Kofi Annan. Che cosa può fare ancora la comunità internazionale per riuscire ad avviare un colloquio tra le parti?

R. - Nella mia lettera aperta a Kofi Annan, io ho detto che 300 osservatori non servono a nulla. Il minimo sarebbero tremila tecnici, confermando l’idea dell’intervento non violento. Ma poi ci vuole una massa di vera assistenza offerta dalla parte sana della società civile internazionale alla parte sana e sanabile della parte civile siriana, ora lacerata da quella che io non ho mai avuto problemi a chiamare una guerra civile.

D. - Lei ha invocato la pace attraverso la preghiera: una preghiera importante anche da parte di chi è lontano...

R. - Io chiedo preghiere a tutti coloro che ci ascoltano e pensieri affettuosi - che secondo me funzionano come le preghiere - per quelli che credono di non credere, perché Dio ascolta con il suo cuore. E vorrei dire che ho sentito l’efficacia della mia posizione che è stata riconosciuta, capita, dai musulmani ai quali mi rivolgevo e che si sono mobilitati. Alla fine, l’ultimo giorno mi è stata consegnata una persona rapita che ho potuto riaccompagnare in famiglia: si sente l’effetto della solidarietà nella comunione dei santi, che poi deve diventare comunione solidale dei viventi. Tante parole insieme, ben dette, in trasparenza, sintonia e empatia provocano grandi cambiamenti. Intenzioni rette, coraggio della parola, ascolto dialogo e la grazia di Dio, che poi mette tutto insieme per ottenere dei risultati che vanno nel senso del Regno di Dio.







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