"Donne di Diritto", nel libro di Virginia Lalli figure di donne impegnate per un
mondo più giusto
Il personaggio letterario di Antigone, Eleonora d’Arborea, le suffragette e Hillary
Clinton: tutte donne di giustizia e di pace che si sono battute per un mondo migliore.
Le loro e altre storie al femminile sono narrate in “Donne di diritto”, scritto dall’avvocatessa
Virginia Lalli e presentato a Roma in questi giorni. Federico Chiapolino
ha intervistato l’autrice.
R. – Il libro
ripercorre le storie professionali, ma anche umane di donne, dall’antichità ad oggi,
che hanno dato un contributo determinante per la stesura di trattati giuridici, aventi
ad oggetto diritti umani, come la first lady Eleanor Roosevelt, che ha presieduto
la delegazione statunitense del presidente Truman all’Onu per la stesura della dichiarazione
universale dei diritti umani. Il libro riporta anche la storia dell’inglese Eglantyne
Jebb, specializzata in assistenza sociale e fondatrice di Save the Children. Lo scenario
storico è quello del periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale. Eglantyne vedrà
le sofferenze soprattutto dei bambini, che sono i più vulnerabili, e deciderà di scrivere
una prima bozza di dichiarazione dei diritti dei bambini, che segna una svolta molto
importante per quanto riguarda la civiltà giuridica, perché il bambino diventa soggetto
di diritti. Il libro, però, riporta anche storie di donne che hanno rivendicato i
diritti delle donne. Quindi, la storia della prima avvocatessa d’Italia, Lidia Poët
– siamo alla fine dell’Ottocento – che ha spianato lo strada poi a tutte noi avvocatesse.
D. – Il primo capitolo del saggio è dedicato al personaggio biblico di Debora,
donna giudice, profetessa e guerriera. Qual è il suo contributo? R. – La storia
di Debora è riportata nel Libro dei Giudici– siamo verso il 1150 a.C.: morto Giosuè
era finita l’unità politica tra le tribù degli israeliti, i quali subiscono l’oppressione
dei cananei e diventano idolatri. Gli israeliti andavano da Debora per le vertenze
giudiziarie. Debora, donna sapiente, saggia, consiglia e indica la via della fedeltà
al Signore, fino a quando il Signore le affida un altro compito, quello di andare
dal generale israelita Barak e dirgli di scendere in guerra contro i cananei. Debora
prega e il Signore si manifesta nelle pieghe della storia. Gli israeliti vincono la
battaglia e Debora invita a benedire il Signore, che libera il popolo a Lui fedele
dai nemici. Debora nella Bibbia viene definita come “madre di Israele”.
D.
– Tra le storie tratteggiate troviamo anche alcune donne di pace, chi sono?
R.
– Sono donne che hanno contribuito a positivizzare strumenti giuridici per ottenere
la pace in alternativa alle guerre. Sarà Berta Von Suttner, collaboratrice di Alfred
Nobel, a suggerirgli di istituire un premio Nobel per la pace, e sarà lei, prima donna,
a riceverlo nel 1905, per la sua attività a favore della pace. Ad un Congresso a Berna
parla profeticamente di una Confederazione di Stati Europei – siamo ai primi del Novecento
– e all’Aja di una Corte permanente di arbitrato per dirimere le controversie tra
gli Stati. Muore ad una settimana dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, mentre
stava organizzando una Conferenza per la pace a Vienna. L’Austria l’ha scelta come
effige per i due euro austriaci. Un’altra donna del libro è Jody Williams, premio
Nobel per la pace nel 1997, che è stata la promotrice della campagna internazionale
per la messa al bando delle mine antiuomo, per abolirne l’uso, la produzione e il
commercio. Il Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona è stato
ratificato da oltre 100 Paesi.