Non siete fuori della Chiesa. Sulle parole del Papa ai separati e divorziati, la riflessione
di don Carlino Panzeri
Tra i messaggi più significativi lanciati da Benedetto XVI all’Incontro mondiale delle
famiglie di Milano c’è sicuramente il rinnovato sostegno della Chiesa alle famiglie
segnate da esperienze di fallimento e separazione. Dal Papa anche l’invito alle diocesi
a realizzare iniziative di accoglienza e vicinanza. Sui frutti che si potranno raccogliere
da questa esortazione del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato don Carlino
Panzeri, responsabile della pastorale familiare della diocesi di Albano, da molti
anni impegnato nell’accoglienza e vicinanza ai separati:
R. – Più che
sorpreso sono stato contento. Un momento molto bello è stato quando, rispondendo ad
una coppia del Brasile, dice per questi fratelli separati, o meglio ancora divorziati
e risposati, che la loro sofferenza è la sofferenza della Chiesa. Soprattutto, la
coscienza che questi fedeli cattolici sono Chiesa, non sono né esclusi e né riammessi,
ed è stato stupendo che il Papa l’abbia sottolineato.
D. – Ha potuto parlare
con qualche persona che, magari, segue spiritualmente e che vive una situazione di
sofferenza o divisione, dopo queste parole del Papa?
R. – Sento che loro seguono
ed ascoltano molto, perché chi vive ciò vive un dolore ed una sofferenza, ma soprattutto
vive anche una grande coscienza di essere Chiesa. Ricordo quanto sottolineava il Papa,
ossia che il dolore è vero, ed è nel digiuno eucaristico. Ma il dolore sta soprattutto
nella solitudine, nel giudizio e nel sospetto che, a volte, possono ancora trovarsi,
nella Chiesa in particolare come anche nelle comunità cristiane. E’ stato bello ed
intenso quando il Papa ha parlato molto della Chiesa locale intendendo la parrocchia,
i movimenti, i gruppi e le diocesi: sono persone che chiedono di essere amate ed accettate.
Soprattutto, egli indica la vicinanza della Chiesa sia come percorsi di comunità di
gruppo con loro e sia, soprattutto, come percorsi personali attraverso una guida spirituale
ed attraverso il sacerdote.
D. - Il Papa ha parole inequivocabili su questo
tema della vicinanza e della prossimità nella vita quotidiana delle parrocchie e delle
comunità ecclesiali locali...
R. – Credo che sia proprio questo il punto, il
punto che c’è sempre stato anche nella coscienza e, in particolare, anche nella pastorale
della Chiesa italiana: non ridurre il cammino pastorale, con questi nostri fratelli,
al problema della loro ammissione o esclusione ai sacramenti. Il dolore, a volte,
non è tanto nel digiuno eucaristico ma nella solitudine nella quale si trovano. Ad
essere stupende, poi, sono le indicazioni che dà Benedetto XVI: la prima che riguarda
direttamente la realtà dell’Eucarestia, in cui ciò che è davvero importante è entrare
in comunione con il Corpo di Cristo, ed il primo Corpo di Cristo è la Chiesa. Se manca
la ricezione corporale del sacramento, egli dice che si è comunque uniti a Cristo
spiritualmente e si è uniti al suo Corpo. Soprattutto, indica altre vie di grazia
che non riguardano soltanto il momento sacramentale dell’Eucarestia. Il momento di
grazia è l’essere e sentirsi Chiesa, perché queste persone non sono né escluse e né
riammesse. La via di grazia è l’ascolto della Parola di Dio, la via di grazia è la
preghiera personale, soprattutto lungo tutta una vita ispirata al Vangelo ed alla
carità.
D. – Ci si possono aspettare dei frutti, anche copiosi, da queste parole
che, tra l’altro, lanciano una sfida alle diocesi di tutto il mondo, cui viene chiesto,
dal Papa, di percorrere nuove vie ed iniziative?
R. – E’ bello quando dice
che non abbiamo delle ricette, ma che prima di tutto è importante la prevenzione,
ossia la preparazione, l’accompagnamento degli sposi nelle varie fasi della vita coniugale
e familiare, in particolare durante i primi anni di nozze. C’è il rischio che il matrimonio,
il sacramento del matrimonio diventi, anche nella Chiesa, una realtà abbastanza privata.
Credo che i divorziati e risposati, anche per esperienza, non chiedano dei favori
alla Chiesa e né, tantomeno, un trattamento di favore. Semplicemente, chiedono alla
Chiesa di essere Chiesa.