Hollande a Roma il 14 giugno. Il G7 parla di unione fiscale europea
Il G7 ha discusso i progressi verso un'unione fiscale e finanziaria europea. L’annuncio
viene dal Tesoro americano dopo la teleconferenza di oggi dei ministri delle finanze
e dei governatori delle banche centrali del G7, che ''monitorera' da vicino'' gli
sviluppi in vista del G20. Dunque la zona euro è sotto osservazione dei grandi del
mondo. Intanto si rafforza l’asse Roma-Parigi per mettere a punto una strategia per
la crescita. Il presidente francese Hollande sarà a Roma il 14 giugno. Round successivo
il 22 giugno quando a Roma arriveranno anche il Cancelliere tedesco, Angela Merkel,
e il presidente del Governo spagnolo, Mariano Rajoy. La Francia è pienamente convinta
che serva varare al più presto un’unione bancaria europea da attuare attraverso un
sistema di vigilanza comune. Di questo ha parlato il ministro degli Esteri francese
Fabius, che vedendo alla Farnesina, Giulio Terzi ha affermato che “il sistema europeo
nella sua totalità deve trovare una soluzione: bisogna trovare meccanismi affinché
i Paesi che compiono gli sforzi necessari non soffrano di asfissia”. Uno di questi
meccanismi potrebbero essere gli eurobond. L’economista Alberto Quadrio Curzio intervistato
da Alessandro Guarasci
R. – L’emissione
di Eurobond è un intervento chiaro: può essere fatto con il fondo salva Stati, che
entrerà in esercizio dal 1° luglio, salvo una piccola modifica dei trattati che legano
questo fondo, e potrebbe, anche se acquisisse una licenza bancaria, ottenere liquidità
dalla Bce. Mettere in parità i bilanci dei diversi Stati prima di varare gli Eurobond
significa rinviare a data incerta, futura l’emissione degli Eurobond stessi.
D.
– Agli Eurobond, secondo lei, va necessariamente collegata un’unione fiscale europea?
R.
– Se per unione fiscale s’intende la politica fiscale, e cioè un allineamento in termini
ovviamente di approssimazione e non di coincidenze della politica di bilancio dei
diversi Stati membri di Eurolandia, è certamente un risultato a cui si dovrà arrivare.
Il problema è che oggi siamo in una situazione di emergenza e non si possono prendere
le decisioni sulla base di ciò che prescrive la dottrina economica, il che si poteva
fare in situazioni di calma. Adesso bisogna intervenire per evitare che si diffonda
il contagio e che il contagio generi panico. Quando il panico si genera non lo si
ferma più, perché ha una velocità e una capillarità che neppure gli interventi più
pesanti riescono a fermare.