2012-06-05 14:05:52

Giornata mondiale dell’Ambiente. Rapporto Ilo sull’economia verde per creare lavoro


‘Economia verde’ non solo una scelta obbligata per salvare il Pianeta ma un’opportunità per rilanciare l’occupazione. Ne è convinta l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) che ha messo nero su bianco le sue teorie in un nuovo Rapporto, pubblicato alla vigilia dell’odierna Giornata mondiale dell’Ambiente dedicata al tema “Green ecomony ne fai parte?” ed in vista della Conferenza sullo sviluppo sostenibile Rio+20, in programma dal 20 al 22 giugno in Brasile. Roberta Gisotti ha intervistato Luigi Cal direttore dell’Ufficio Ilo per l’Italia e San Marino.RealAudioMP3

In 20 anni è possibile creare da 40 a 60 milioni di posti di lavoro, ipotizza il Rapporto Ilo intitolato “Lavorare per uno sviluppo sostenibile. Opportunità di lavoro dignitoso e inclusione sociale nell’economia verde”. Dott. Cal quali indicazioni emergono dalla studio?

R. – E’ uno studio molto importante, direi quasi poderoso, di circa 200 pagine dove sono interpellati governi, imprese, sindacati, ad intervenire per cambiare un modello di sviluppo che non funziona, un modello di sviluppo che ha visto negli ultimi vent’anni, per esempio, i redditi da lavoro crescere di meno della produttività, con una moderazione salariale che non si è tradotta in più investimenti o più occupazione ma solo in più profitti finiti per lo più in poche mani oppure, peggio, sono finiti a pagare dividendi o alimentare una finanza speculativa. Questo per il Nord del mondo. Per quanto riguarda il Sud del mondo una moderazione salariale che invece di essere usata per la crescita, per la domanda interna, ha sostenuto l’export verso il Nord. In questo rapporto si individuano invece grandi possibilità di occupazione. E’ possibile che nel giro di vent’anni vi sia una crescita di 2, 3 milioni di nuovi lavori all’anno e si indicano anche i settori in cui questi lavori dovrebbero prendere forma: l’agricoltura, le foreste, la pesca, il settore dell’energia, l’industria manifatturiera, il riciclaggio dei rifiuti, le costruzioni e i trasporti. Ad ognuno di questi settori, il Rapporto riserva una accurata analisi anche con esempi che riguardano Paesi specifici.

D. - Ma se “l’attuale modello di sviluppo - come denuncia anche nel Rapporto il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia - si è dimostrato inefficace e insostenibile non solo per l’ambiente ma anche per l’economia e la società”, a chi spetta cambiare rotta?

R. - Direi a tutti gli attori dell’economia e della società, ripeto: governi, imprese, sindacati, banche, etc., ma non solo del Nord del mondo, anche del Sud del mondo. Il mondo globale deve muoversi insieme e il Rapporto indica come lo dovrebbe fare. Innanzitutto, a parte gli otto settori che ho elencato bisognerebbe avviare processi di produzioni sostenibili a partire dal livello dell’impresa nei settori chiave della manodopera. Per fare questo sottolinea è necessaria una grande formazione professionale; senza formazione, senza studio, senza scuola, anche queste nuove tecnologie non possono avere lo sviluppo che tutti ci auguriamo. Poi, l’Ilo ha una serie di norme internazionali del lavoro per il diritto dei lavoratori e delle imprese e se le imprese, i governi, i sindacati, studiassero e prendessero le indicazioni che vengono da questo Rapporto, tenendo conto del quadro giuridico, istituzionale - che nei suoi 93 anni di storia ha dato l’Ilo - credo che avremmo molta possibilità di successo. Infine, quello che sottolinea sempre l’Organizzazione internazionale del lavoro è che tutto si deve fare attraverso il dialogo sociale tra i diversi attori.

D. – Non c’è dubbio che le sorti del mondo in questo momento sono in massima parte in mano al mondo della finanza, in gran parte speculativa e autoreferenziale di poteri forti. Questa volta la politica avrà la forza di alzare la testa?

R. – Io sono ancora un po’ dubbioso. Penso che un po’ di strada sia stata fatta ma che ne rimanga molta da fare. Sono convinto che c’era una possibilità che il G20, appena scoppiata la crisi e proprio grazie alla crisi, potesse intervenire e imporre la politica sull’economia. Non è stato in grado purtroppo di farlo subito e l’economia, la parte finanziaria e più ‘sporca’ dell’utilizzo della finanza a livello internazionale, ha ripreso di nuovo il sopravvento. Io penso che ci debba essere uno scatto da parte della democrazia internazionale, quella democrazia ‘rappresentata’ dal G20, ma anche all’interno degli organismi internazionali e dell’Onu, per ridare il potere in mano alla politica perché altrimenti saremmo nelle mani di pochi potentati, di poche lobbies, che farebbero "il bello e il cattivo tempo" e dove la popolazione, la cittadinanza, purtroppo, nonostante vada a votare nei diversi Paesi, non abbia la possibilità di incidere nei cambiamenti a suo favore.







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