Economia: Obama striglia l'Unione europea sulle misure anticrisi
Il presidente americano, Barack Obama, striglia l’Europa sull’efficacia dei piani
anticrisi che diversi Paesi stanno portando avanti. Il capo della Casa Bianca ha detto
che non bastano le misure adottate. Così si rischia di affossare i mercati mondiali
e di compromettere la ripresa dell’occupazione negli Stati Uniti. Intanto, dalla Spagna
giungono richieste di fondi all’Unione Europea per sostenere le banche iberiche in
crisi di liquidità. Ma a chi in particolare si rivolge l’appello di Obama? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Carlo Dell’Aringa, docente di Economia Politica
all’Università Cattolica di Milano:
R. - Nei confronti
di questi Paesi come la Germania che hanno il "pallino" in mano: spetta cioè a loro
prendere decisioni fondamentali per risolvere problemi di liquidità, anzitutto di
alcuni Paesi europei e delle loro banche, e i problemi della crescita. Obama è molto
preoccupato perché una crisi dell’intero continente europeo inevitabilmente provocherà
effetti su tutte le altre aree commerciali del mondo: già l’India e la Cina cominciano
a soffrire, perché le loro esportazioni in Europa stanno diminuendo. C’è quindi una
forte preoccupazione anche degli Stati Uniti, soprattutto da parte di un presidente
che si prepara alla tornata elettorale.
D. - La situazione difficile europea
riguarda anche le banche: in che modo si può intervenire?
R. - In questo momento
l’emergenza è costituita dal sistema bancario e in particolare dalle banche spagnole
che - come sappiamo - erano le maggiormente esposte alla bolla immobiliare e che attualmente
sono in grande difficoltà di liquidità: una crisi di liquidità che può anche tramutarsi
in una crisi di solvibilità e quindi nel fallimento di alcune grandi banche. Se questo
dovesse succedere, io penso che sarebbe la miccia che farebbe esplodere tutto un sistema
dell’area monetaria. C’è quindi la necessità di spegnere anzitutto l’incendio, cercando
di capitalizzare le banche maggiormente in crisi. Gli strumenti possono essere diversi:
può essere certamente il Fondo Salva Stati; può essere la Banca Centrale Europea o
può essere anche un nuovo istituto, come Draghi sta proponendo, di una banca europea
di salvataggio nei confronti delle situazioni più critiche. Qualunque sia lo strumento,
certamente occorrono delle risorse consistenti. E’ su questo punto che la Germania
è ancora perplessa. Si spera che questo ulteriore invito da parte di una autorità
così importante come Obama possa accelerare il processo di "conversione" della Merkel.
D.
- Tutto all’insegna del salvataggio dell’euro: qual è il suo pensiero?
R. -
Penso che lo sforzo maggiore sia quello di salvare le banche in pericolo, soprattutto
spagnole, e di dare la possibilità alla Grecia di sopravvivere dal punto di vista
economico. E’ chiaro che dovranno essere prese decisioni immediate prima dell’estate,
ma soprattutto ci dovrà essere l’impegno da parte della Germania che alla ripresa
autunnale si metteranno in campo quegli strumenti che servono. Se ci saranno strumenti
e questi verranno annunciati alla fine di giugno, ancora la situazione sarà recuperabile;
altrimenti io penso che sarà difficilmente recuperabile se si aspetteranno ancora
diversi mesi prima di prendere qualche azione significativa. Io penso che sia necessario
accelerare il processo di unione politica per convincere la Germania a porre in campo
risorse, che poi provengnono dalla stessa Germania: sarebbe giustificata agli occhi
dei loro elettori solo attraverso un impegno politico da parte della Germania e degli
altri Paesi dell’area monetaria.