Il cardinale Bertone al Tg1: è il momento della coesione
La giornata mondiale delle famiglie a Milano e l'indagine vaticana sulla fuga di documenti
riservati. Sono i temi dell'intervista rilasciata ieri sera al Tg1 dal cardinale Segretario
di Stato vaticano, Tarcisio Bertone
D. – Lei è appena tornato da Milano, dove
ha accompagnato il Santo Padre per l’Incontro mondiale delle famiglie. Abbiamo visto
tutti, in televisione, tantissima gente, una folla immensa, e soprattutto tantissimo
affetto verso il Santo Padre, il quale ha detto delle parole che hanno toccato tutti
quanti, anche i non cattolici...
R. – E’ vero. Abbiamo sperimentato tutti questa
manifestazione straordinaria di amore al Papa e di accompagnamento, di sostegno a
lui ed al suo magistero, alla sua opera, la gioia e l’entusiasmo attorno a lui. Ho
visto tantissima gente che si commuoveva, anche per le strade di Milano. Pensiamo
alle strade di Milano il venerdì o il sabato, quindi nel weekend, e non soltanto nelle
grandi adunate dello stadio o del parco di Bresso. Era davvero dappertutto. E’ stata,
quindi, una bella manifestazione di amore al Papa in questo particolare momento ed
un atto di stima per Benedetto XVI, che è stato chiamato ‘il grande allenatore’ della
grande squadra della Chiesa universale per i campionati del terzo millennio. Ha avuto
una “standing ovation” che nessun giocatore, nessun allenatore e nessun protagonista
della vita sociale o artistica ha avuto. Il Papa era quindi molto contento, ed era
anche molto commosso.
D. – Naturalmente si è parlato di famiglia, era appunto
l’Incontro mondiale delle famiglie, ed il Papa ha indicato alcuni fermi. Poi ha sorpreso
qualcuno quando ha parlato della famiglia e l’ha indicata quasi come un elemento utile
ed indispensabile a superare anche la crisi economica che attanaglia sia il nostro
Paese e sia il resto del mondo...
R. – Sì. La famiglia vista come risorsa,
una risorsa innanzitutto morale. Una famiglia unita, una famiglia che educa, una famiglia
virtuosa che insegna le virtù fondamentali ai bambini – e quindi fin dalla tenera
età -, che insegna il lavoro ed il rispetto dell’altro, che insegna la solidarietà.
E poi, una famiglia che è una grande risorsa per la società, com’è stato dimostrato
anche dai sociologi moderni. Direi che il Papa ha lanciato anche degli strumenti concreti:
questi strumenti di solidarietà, di gemellaggio tra famiglie, sostenendo specialmente
quelle in difficoltà, il gemellaggio tra parrocchie, tra comunità e tra città. Mi
sembra abbia indicato anche delle vie percorribili concretamente per sollevare da
situazioni di precariato e per guardare avanti.
D. – Era inevitabile che i
media guardassero a questi tre giorni di Milano con un’attenzione particolare, anche
per la coincidenza con quest’inchiesta interna vaticana di cui abbiamo parlato tutti
ed in cui si è vista una grande prova di trasparenza per il Vaticano...
R.
– Questo è anche vero. Ricordo proprio il sabato sera, quando tornavamo dal parco
Bresso, dalla grande adunata della sera, verso il Duomo di Milano. Ero con il cardinale
Scola ed eravamo vicini in macchina. Abbiamo visto le vetrate del Duomo di Milano
illuminate, ed abbiamo commentato immediatamente: “Questa è la Chiesa, una casa luminosa,
nonostante tutti i difetti di persone nella Chiesa”. La trasparenza, però, è un fatto
di impegno, un fatto di solidarietà gli uni con gli altri, di fiducia. Non è un atto
di cinismo o un atto di superficialità: non basta venire a conoscenza di alcuni documenti
e pubblicare documenti parziali per conoscere la piena verità sui fatti. Spesso avviene
proprio questo: che le chiarificazioni sono frutto di un lavoro di dialogo, di rapporti
personali ed anche di conversione del cuore, che non risultano semplicemente dalle
carte o dalla burocrazia. Le carte sono importanti, ma i rapporti personali lo sono
molto di più. Ciò che c’è di più triste in questi eventi ed in questi fatti è la violazione
della privacy del Santo Padre e dei suoi più stretti collaboratori. Vorrei però dire
che questi non sono stati e non sono giorni di divisione ma di unità, e vorrei anche
aggiungere che sono anzitutto giorni di forza nella fede, di ferma serenità anche
nelle decisioni. E’ il momento della coesione di tutti coloro che vogliono servire
veramente la Chiesa.
D. – Un’ultima domanda, che è quella che tutti vorrebbero
farle. Il Santo Padre come ha vissuto queste vicende? Si può pensare, come ha scritto
qualcuno, che ci siano delle illazioni strumentali per arrivare persino ad attaccare
la Chiesa ed il Papa?
R. – Gli attacchi strumentali ci sono sempre stati, in
tutti i tempi: li ricordo anche per quanto riguarda la mia esperienza di Chiesa, ad
esempio ai tempi di Paolo VI, che non sono poi così lontani. Questa volta, però, sembra
siano attacchi più mirati, a volte anche feroci, dilanianti ed organizzati. Vorrei
sottolineare il fatto che Benedetto XVI, come tutti sanno, è un uomo mite, di grande
fede e di grande preghiera. Non si lascia certo intimorire dagli attacchi, di qualsiasi
genere, ed anche dalle dure incrostazioni dei pregiudizi. Chi gli è vicino e lavora
al suo fianco, è sostenuto da questa grande forza morale del Papa. Benedetto XVI,
come ho già detto in altre occasioni, è un uomo che ascolta tutti, è un uomo che va
avanti fedele alla missione che ha ricevuto da Cristo, e sente il grande affetto della
gente. Specialmente in questi giorni, ha sentito un affetto plenario della gente che
gli sta vicino, dei giovani e delle famiglie con i bambini, che applaudivano freneticamente
il Papa. Mi sembra che il viaggio a Milano gli abbia dato ulteriore forza. Inoltre,
voglio sottolineare una parola che ha ripetuto tante volte, anche proprio prima di
partire dal cortile dell’arcivescovado di Milano: è la parola ‘coraggio’. L’ha detta
agli altri, l’ha detta ai giovani, ai giovani che cercano di formare una famiglia,
l’ha detto alle famiglie in difficoltà e l’ha detto anche alle autorità, e lo dice
a tutta la Chiesa. Questa parola la dice perché è convinto interiormente, è la sua
forza che gli viene dalla fede e dall’aiuto di Dio, e quindi dice a tutti: “Coraggio!”.
E lo ha detto anche ai terremotati. Ripeto: vorrei che interiorizzassimo questa parola
accanto al Papa, sotto la guida del Papa.