Mons. Petrini, vescovo in Brasile: la famiglia assediata dalle difficoltà della vita
quotidiana
I giorni dell’Incontro mondiale di Milano sono l’occasione per i tanti vescovi presenti
di discutere e confrontare le rispettive linee pastorali riguardanti il mondo della
famiglia. A prendere la parola tra questi è stato anche mons. Giancarlo Petrini,
vescovo della diocesi brasiliana di Camaçari e presidente della Commissione Vita e
famiglia della Conferenza episcopale brasiliana. Il nostro inviato Alessandro De
Carolis gli ha chiesto quale sia oggi la realtà della famiglia in Brasile:
R. – Io porto
una realtà piena di sfide perché il Brasile è grande come un continente. Viviamo una
realtà sociale e culturale in piena effervescenza. Sono pochissimi i sintomi della
crisi e al contrario c’è tutta un’attesa positiva nei confronti del lavoro, del futuro.
La gente e i giovani sono pieni di speranza, molto differentemente da quello che sta
succedendo qui in Italia, e la famiglia dentro questo contesto a volte entra in difficoltà,
difficoltà esterne. La vita è dura, soprattutto nelle grandi città, si perde molto
tempo nei trasporti da una parte all’altra, il lavoro è molto esigente… Questo rende
più fragili le persone più ansiose e quindi l’orizzonte della famiglia, di un figlio,
comincia ad allontanarsi.
D. - Il modello familiare classico sta un po’ mutando
sulla deriva occidentale?
R. - Io direi così: come ideale rimane. Tanto è vero
che in un sondaggio di opinione che è stato fatto pochi anni fa da un grande giornale
di San Paolo, sommando quelli che hanno detto che la famiglia era il bene più importante
della vita e quelli che hanno detto un bene importante, senza il più, si raggiunge
il 98 per cento. Però le difficoltà esterne sono quelle che sono e rendono difficile
sia pensare la famiglia, sia viverla bene quando uno ce l’ha. Un uomo esce di casa
di notte perché deve fare due ore in autobus e poi ritorna a casa sempre di notte:
quando va via di casa il bambino sta dormendo, quando ritorna a casa il bambino sta
dormendo. Quando arriva a casa è esausto e non ha neanche voglia di stare a giocare
col bambino, se ancora sta in piedi, e anche il rapporto con la moglie si impoverisce
ed è pregiudicato da queste situazioni.
D. - Che speranza ha lei per il presente
e il futuro della famiglia?
R. – E’ necessario aiutare soprattutto le nuove
generazioni a capire bene quali possibilità di vita esistono e qual è la strada che
corrisponde di più al desiderio di realizzazione di felicità che ognuno porta dentro
il cuore? Io sono convinto che questo individualismo sempre più esasperato in realtà
sia la strada della disperazione. La strada migliore è quello dell’incontro nell’affetto,
nella reciprocità, aperti quindi a generare vita, dando un fondamento stabile al proprio
affetto umano nel sacramento del matrimonio. Questa è ancora la strada.