2012-06-03 14:54:45

Mons. Petrini, vescovo in Brasile: la famiglia assediata dalle difficoltà della vita quotidiana


I giorni dell’Incontro mondiale di Milano sono l’occasione per i tanti vescovi presenti di discutere e confrontare le rispettive linee pastorali riguardanti il mondo della famiglia. A prendere la parola tra questi è stato anche mons. Giancarlo Petrini, vescovo della diocesi brasiliana di Camaçari e presidente della Commissione Vita e famiglia della Conferenza episcopale brasiliana. Il nostro inviato Alessandro De Carolis gli ha chiesto quale sia oggi la realtà della famiglia in Brasile:RealAudioMP3

R. – Io porto una realtà piena di sfide perché il Brasile è grande come un continente. Viviamo una realtà sociale e culturale in piena effervescenza. Sono pochissimi i sintomi della crisi e al contrario c’è tutta un’attesa positiva nei confronti del lavoro, del futuro. La gente e i giovani sono pieni di speranza, molto differentemente da quello che sta succedendo qui in Italia, e la famiglia dentro questo contesto a volte entra in difficoltà, difficoltà esterne. La vita è dura, soprattutto nelle grandi città, si perde molto tempo nei trasporti da una parte all’altra, il lavoro è molto esigente… Questo rende più fragili le persone più ansiose e quindi l’orizzonte della famiglia, di un figlio, comincia ad allontanarsi.

D. - Il modello familiare classico sta un po’ mutando sulla deriva occidentale?

R. - Io direi così: come ideale rimane. Tanto è vero che in un sondaggio di opinione che è stato fatto pochi anni fa da un grande giornale di San Paolo, sommando quelli che hanno detto che la famiglia era il bene più importante della vita e quelli che hanno detto un bene importante, senza il più, si raggiunge il 98 per cento. Però le difficoltà esterne sono quelle che sono e rendono difficile sia pensare la famiglia, sia viverla bene quando uno ce l’ha. Un uomo esce di casa di notte perché deve fare due ore in autobus e poi ritorna a casa sempre di notte: quando va via di casa il bambino sta dormendo, quando ritorna a casa il bambino sta dormendo. Quando arriva a casa è esausto e non ha neanche voglia di stare a giocare col bambino, se ancora sta in piedi, e anche il rapporto con la moglie si impoverisce ed è pregiudicato da queste situazioni.

D. - Che speranza ha lei per il presente e il futuro della famiglia?

R. – E’ necessario aiutare soprattutto le nuove generazioni a capire bene quali possibilità di vita esistono e qual è la strada che corrisponde di più al desiderio di realizzazione di felicità che ognuno porta dentro il cuore? Io sono convinto che questo individualismo sempre più esasperato in realtà sia la strada della disperazione. La strada migliore è quello dell’incontro nell’affetto, nella reciprocità, aperti quindi a generare vita, dando un fondamento stabile al proprio affetto umano nel sacramento del matrimonio. Questa è ancora la strada.







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