Festa delle testimonianze: Benedetto XVI incontra la gioia e le sofferenze delle famiglie
Musica, coreografie suggestive ma soprattutto tanta gioia, tanto affetto e semplicità
nella Festa delle testimonianze, sabato sera, nel parco di Bresso a Milano, presenti
oltre 350mila persone. Il Papa ha risposto a braccio a 5 domande, salutando infine
i terremotati dell’Emilia. Il servizio di Sergio Centofanti.
E’ stata una
vera festa delle famiglie di tutto il mondo. La prima a parlare con il Papa è stata
una bimba vietnamita:
D. - Ciao, Papa. Sono Cat Tien, vengo dal Vietnam. Ho
sette anni … mi piacerebbe tanto sapere qualcosa della tua famiglia e di quando eri
piccolo come me …
R. – Grazie, carissima … sono stati momenti indimenticabili
… eravamo un cuore e un’anima sola … anche in tempi molto difficili, perché era il
tempo della guerra, prima della dittatura, poi della povertà … Ma questo amore reciproco
che c’era tra di noi, questa gioia anche per le cose semplici era forte e così si
potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo sia molto importante:
che anche cose piccole hanno dato gioia … perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva
nei genitori e nei fratelli. E per dire la verità, se cerco di immaginare un po’ come
sarà il Paradiso, penso al tempo della mia giovinezza, della mia infanzia … In questo
senso spero di andare ‘a casa’, quando andrò nell’aldilà …
Poi è stata
la volta di una coppia di fidanzati del Madagascar attratti dal matrimonio ma spaventati
da una decisione definitiva. Il Papa ha parlato della differenza tra l’innamoramento
e l’amore:
R. - Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo,
è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve
fermentare e crescere, maturare … Un amore definitivo che diventi realmente ‘secondo
vino’ e più bello, migliore del primo vino. Questo dobbiamo cercare. E qui è importante
anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità
della parrocchia, la Chiesa, gli amici …
Una coppia di sposi provenienti
dalla Grecia ha parlato della drammatica crisi che sta vivendo il loro Paese:
D.
- Anche noi, pur continuando a credere nella provvidenza, facciamo fatica a pensare
ad un futuro per i nostri figli. Ci sono giorni e notti, Santo Padre, nei quali viene
da chiedersi come fare a non perdere la speranza. Cosa può dire la Chiesa a tutta
questa gente, a queste persone e famiglie senza più prospettive?
R. – Cari
amici, grazie per questa testimonianza che ha colpito il mio cuore e il cuore di noi
tutti. Che cosa possiamo rispondere? Le parole sono insufficienti. Parliamo prima
della politica: mi sembra che dovrebbe crescere il senso della responsabilità in tutti
i partiti, che non promettano cose che non possono realizzare, che non cerchino solo
voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti e che si capisca che la politica
è sempre anche responsabilità umana e morale davanti a Dio e agli uomini … Tuttavia
… che cosa possiamo fare noi? Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie,
tra parrocchie potrebbero aiutare … che realmente una famiglia dell’Occidente, dell’Italia,
della Germania, della Francia possa assumere la responsabilità di aiutare un’altra
famiglia; così anche per le parrocchie, per le città: che realmente assumano la responsabilità,
aiutino in senso concreto. E siate sicuri: io e tanti altri preghiamo per voi, e questo
pregare non è solo dire parole, ma apre il cuore a Dio e così ispira anche creatività
nel trovare soluzioni.
Due sposi statunitensi con sei figli hanno sottolineato
la difficoltà di conciliare le due priorità: il lavoro e la famiglia. Questa la risposta
del Papa:
R. - Vorrei invitare i datori di lavoro a pensare alla famiglia,
a pensare anche a contribuire affinché le due priorità possano essere conciliate …
E poi c’è la domenica, la festa: spero che sia osservata in America, la domenica!
E quindi, mi sembra molto importante la domenica, giorno del Signore e proprio in
quanto tale anche ‘giorno dell’uomo’, perché siamo liberi … In questa libertà dell’uno
per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio. E così penso che difendiamo la libertà
dell’uomo, difendendo la domenica!
Una coppia brasiliana ha quindi parlato
del dramma che vivono tanti divorziati risposati cattolici. Benedetto XVI ha risposto
così:
R. - In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle
grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza
è grande e possiamo solo esortare le parrocchie e i singoli ad aiutare queste persone
... E poi, dobbiamo dire che la Chiesa le ama e che devono vedere e sentire questo
amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica di
fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non
sono “fuori” anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia; devono vedere
che anche così vivono pienamente nella Chiesa.
Infine, il Papa ha rivolto
il suo saluto ai terremotati dell’Emilia e abbracciato sul palco una coppia di sposi
di Cento, in provincia di Ferrara:
“Cari amici, voi sapete che noi sentiamo
profondamente il vostro dolore, la vostra sofferenza; e soprattutto, io prego ogni
giorno che finalmente finisca questo terremoto. Noi tutti vogliamo collaborare per
aiutarvi: siate sicuri che non vi dimentichiamo, che facciamo ognuno il possibile
per aiutarvi – la Caritas, tutte le organizzazioni della Chiesa, lo Stato, le diverse
comunità – ognuno di noi vuole aiutarvi, sia spiritualmente con la nostra preghiera,
con la nostra vicinanza di cuore, sia materialmente e prego insistentemente per voi.
Dio vi aiuti, ci aiuti tutti! Auguri a voi, il Signore vi benedica!”