Nuove stragi in Iraq. A Baghdad, la sfida del diritto umanitario
Non si arrestano gli attentati in Iraq. Nelle ultime 24 ore oltre 20 persone sono
rimaste vittime di nuove stragi in varie città del Paese, circa 60 i feriti. In questo
scenario proseguono le gare per l’appalto dello sfruttamento petrolifero, ieri un
gruppo guidato dalla compagnia russa Lukoil, insieme al partner giapponese Inpex Corporation
si è aggiudicata un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar,
nel Sud del Paese. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
La violenza
non abbandona l’Iraq. Secondo dati ufficiali nel mese di aprile, 126 persone sono
morte a causa di azioni dei terroristi. E non calano le tensioni politiche, in particolare
per il processo in corso a Baghdad, contro il vice presidente sunnita Tareq al Hashemi,
appartenente allo schieramento rivale del premier sciita Maliki e accusato di avere
“commissionato” alle sue guardie del corpo atti di terrorismo. Nonostante tutto però
si continua ad alimentare la speranza per il futuro del Paese. Eco positiva sta avendo
il documento firmato a Kirkuk, nel nord del Paese, a fine aprile - da oltre 50 intellettuali,
leader politici e religiosi iracheni, durante il convegno: "Costruire ponti per la
pace", promosso dal locale arcivescovado caldeo. Un documento che afferma la volontà
di convivenza, rispetto e dialogo. E a tracciare linee in questa direzione c’è anche
l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, con sede a Sanremo, che in questi
giorni proprio a Baghdad ha avviato il quarto corso sui diritti umani e diritto internazionale
umanitario. Ai nostri microfoni il responsabile comunicazione e assistente al segretario
generale, Gianluca Beruto:
R. – Questo progetto consiste in un corso
di formazione per circa 40 esperti, consiglieri giuridici, funzionari governativi
di varie sezioni del Ministero degli esteri, del Ministero degli interni e di quello
che tutela la donna. Tutti loro apprenderanno le nozioni fondamentali del diritto
internazionale umanitario e dei diritti umani. Temi che sono di fondamentale importanza
in uno scenario sempre più caratterizzato da violazioni in questo senso: creare una
consapevolezza, promuovere un dialogo più che l’utilizzo della forza armata – sebbene
questa, purtroppo, a volte sembri inevitabile – è molto importante.
D. – Gli
iracheni stessi come vedono questa iniziativa?
R. – Sono entusiasti di poter
beneficiare di programmi di questo genere. La stessa Nato opera nel campo del training:
la Nato Training Mission in Iraq (Ntm-I) opera nel campo della formazione in senso
lato e quindi non soltanto nel settore "specifico" del diritto umanitario, ma anche
nella promozione di progetti volti all’educazione scolastica, di progetti che mirano
alla promozione di capacità anche pratiche di professioni e quindi lo sviluppo di
progetti nel campo dell’agricoltura, nel campo della medicina… Quindi la formazione,
in ogni senso, è importante in questi Paesi in transizione, che passano da una situazione
di piena conflittualità ad una situazione di relativa stabilità. L’iniziativa dell’Istituto
internazionale di diritto umanitario (resa possibile grazie agli sforzi del Ministero
degli esteri italiano ed all’ambasciata in Iraq) s’inquadra, dunque, in un processo
portato avanti dalle organizzazioni internazionali quali la Nato, le Nazioni Unite
e gli stessi governi. Importante è che ci siano attività volte alla diffusione, alla
promozione e alla formazione di tutti coloro che sono coinvolti, in qualche modo,
ad operare nelle istituzioni preposte anche alla salvaguardia dei diritti fondamentali.
In
questo quadro complesso si tratta anche per l’oro nero, continuano a Baghdad le gare
per ottenere gli appalti per lo sfruttamento petrolifero. Si stima che nel Paese risieda
la quarta riserva di greggio al mondo. Ieri, nella quarta sessione, un gruppo guidato
dalla compagnia russa "Lukoil" ha ottenuto, insieme al partner giapponese "Inpex Corporation",
un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar, nel Sud del Paese.
Dei 12 blocchi un altro è andato alla "Pakistan Petroleum" e un altro ancora ad un
consorzio che vede riunite aziende del Kuwait, Turchia ed Emirati Arabi. Grande esclusa
la statunitense "ExxonMobil", che avrebbe già concluso accordi con il Kurdistan. E
mentre il ministro del Petrolio, Abdul Kareem Luaibi, ha dichiarato ai giornalisti
che l'Iraq ha iniziato a preparare la quinta tornata di gare che sarà lanciata nei
prossimi mesi, si apprende che saranno circa 60 i lotti di prospezione già disponibili
per l’appalto.