Presentati i programmi di danza, musica e teatro della Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia ha presentato, ieri, il Festival di Danza Contemporanea, il
Festival di Musica Contemporanea e il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche
- settori diretti rispettivamente da Ismael Ivo, Ivan Fedele e Àlex Rigola – con ricchi
e interessanti programmi che si svolgeranno tra giugno e ottobre prossimi. Il presidente
dell’istituzione Paolo Baratta guarda però oltre all’evento, pensando alla Biennale
come luogo di confronto e di opportunità formative per i giovani. Il servizio di Luca
Pellegrini:
Alla Biennale
di Venezia si fa musica, si crea danza, si rappresenta teatro: durante l’anno la più
importante e nobile istituzione culturale italiana pone la città lagunare al centro
di un crocevia artistico di insuperabile eccellenza. Il presidente Paolo Baratta
ha chiare le finalità di ogni settore e affida giustamente ai rispettivi responsabili
compiti che non rientrano esclusivamente nell'ideare un bel programma o assemblare
titoli di richiamo, pur necessari. “College” è una parola che risponde bene al dovere
educativo e formativo della Biennale, come conferma il suo presidente:
R. -
Noi vorremmo essere un luogo di apertura, nel quale si offre la conoscenza e nel quale
si offrono strumenti per chi vuol conoscere facendo o, se è già avviato sulla strada
dell’arte, dove essere cimentato alla realizzazione di qualcosa. Noi siamo per così
dire il marciapiede che sta fuori delle strutture istituzionali dedicate all’insegnamento
e quindi alla pedagogia e cerchiamo di far attraversare la strada ai ragazzi che escono.
Quindi, c’è semmai una grande disponibilità e un grande impegno a fornire a dei ragazzi
l’incontro con la grande qualità nell’arte, l’incontro fertile di lavoro con i maestri,
per un incontro dal quale possano nascere le grandi idee del loro futuro, le rinunce
e nello stesso tempo quegli "schiaffi educazionali" che solo un grande maestro ti
dà, perché ti fa vedere ciò che fino a poco prima non sei riuscito a vedere. Questa
è la pedagogia di un’istituzione che appunto offre il fare come strumento del conoscere.
D.
- Ci può dire a quale punto si trova il dialogo con la Santa Sede per la sua partecipazione
nel settore dell’arte?
R. - Ci sono stati vari colloqui nei quali sono
state ipotizzate soluzioni che a mio avviso sono di altissima qualità per quanto riguarda
gli spazi e le modalità. Siamo ancora in una fase di definizione e non so quali siano
gli ulteriori passi compiuti dal gruppo che se ne occupa, in particolare dal cardinale
Ravasi, che desidera così intensamente il cimento con l’arte. Stiamo lavorando tutti,
ciascuno per la sua parte, perché questa iniziativa possa compiersi e realizzarsi
nel modo migliore.