2012-05-31 14:28:56

Myanmar: mons. Bo sulle sfide per il ritorno alla democrazia


“Il viaggio di Aung San Suu Kyi in Thailandia è sicuramente un ulteriore passo avanti per la democrazia in Myanmar”. Ha così commentato l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Bo, in un’intervista ieri all’agenzia Misna, la notizia del primo viaggio all’estero della parlamentare birmana, leader dell’opposizione che è in questi giorni in Thailandia, dopo 24 anni di prigionia nel proprio Paese. “La strada da fare è ancora tanta, - ha aggiunto il presule - sicuramente però gli avvenimenti dell’ultimo anno hanno trasformato il Paese, lo hanno reso più libero. Si respira un’aria nuova che sa di speranza”. Mons. Bo in questi giorni si trova a Roma per partecipare alla conferenza “New Challenges for Catholic Peacebuilding” promossa dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e da Caritas Internationalis. “Da un anno – ha osservato l’arcivescovo di Yangon – il nuovo governo ha aperto quasi improvvisamente a una serie di riforme e di iniziative che stanno effettivamente cambiando il volto del Myanmar. Per la prima volta i giovani parlano liberamente di politica, la nostra gente prova sensazioni nuove, comincia a conoscere senso e significato della libertà”. Secondo monsignor Bo, i motivi di questa graduale apertura da parte del regime militare sono da attribuire alle sanzioni internazionali, alla presenza in Myanmar della stessa Aung San Suu Kyi e alla presa di coscienza del regime di non poter andare oltre. Tuttavia esistono ancora alcuni passi avanti da compiere su certe questioni delicate, tra le quali “il peso dei militari che controllano direttamente il 25% dei seggi parlamentari”, ma anche “il problema costituito da conflitti interni come quello con i ribelli Kachin per il quale sono in corso negoziati” e infine “la crescente influenza della Cina e i controversi progetti di costruzione di alcune dighe lungo il corso dell’Irrawaddy, fiume di vitale importanza per l’agricoltura e i commerci”. (A.C.)







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