Congo: 80mila sfollati per il conflitto nel Nord Kivu. I timori dei missionari
Da circa due settimane gli scontri tra l’esercito nazionale della Repubblica Democratica
del Congo (Rdc) e i ribelli del Movimento del 23 Marzo (M23) sono concentrati su tre
colline: Mbuzi, Chanzu e Runyonyi, nel territorio di Rutshuru (Nord Kivu), vicino
al confine con Uganda e Rwanda, obbligando la popolazione civile alla fuga. Secondo
il Commissario Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, sono quasi 80mila le persone
che hanno lasciato i loro villaggi per sfuggire ai combattimenti. I ribelli affermano
di aver disertato l’esercito e fondato un loro nuovo movimento armato perché, secondo
loro, il governo non avrebbe mantenuto gli impegni presi in occasione di precedenti
accordi. “Se si tratta di rivendicazioni politiche, occorre ricordare che il Cndp,
da cui i ribelli del M 23 provengono, è stato riconosciuto come partito politico,
addirittura membro della maggioranza presidenziale. È all’interno di quella piattaforma
che i ribelli avrebbero dovuto presentare le loro rivendicazioni, senza prendere le
armi” afferma un editoriale inviato all’agenzia Fides dalla Rete Pace per il Congo,
costituita dai missionari che operano nel Paese. “Se si tratta di rivendicazioni militari
(stipendi, logistica, riconoscimento di gradi), i ribelli di oggi erano stati integrati
nell’esercito nazionale, in base agli accordi precedenti e, quindi, dovrebbero far
riferimento ai vertici della gerarchia militare. In ogni caso, qualsiasi rivendicazione,
anche se giusta, non legittima in assoluto il ricorso alle armi. È dunque lecito sospettare
che, dietro certe rivendicazioni ufficiali del M 23, ci siano delle mire nascoste”
continuano i missionari di Rete Pace per il Congo. In realtà, le motivazioni presentate
dai militari disertori sono solo pretesti per non accettare il loro dispiegamento
in altre circoscrizioni militari diverse dai due Kivu, in modo da continuare la loro
attività di sfruttamento illegale delle locali risorse minerarie. “I vari rapporti
del gruppo degli esperti dell’Onu per la Rdc denunciano, a più riprese, l’implicazione
di certi ufficiali delle forze armate congolesi , tra cui ‘il generale’ Bosco Ntaganda
e ‘il colonnello’ Sultani Makenga, in circuiti mafiosi dediti al contrabbando dei
minerali del Kivu. Non è un segreto. Nemmeno è un segreto che il commercio clandestino
dei minerali passi soprattutto per il Rwanda, oltre che per l’Uganda e il Burundi,
come denunciato anche dai rapporti citati” concludono i missionari. (R.P.)