2012-05-31 14:28:28

Congo: 80mila sfollati per il conflitto nel Nord Kivu. I timori dei missionari


Da circa due settimane gli scontri tra l’esercito nazionale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e i ribelli del Movimento del 23 Marzo (M23) sono concentrati su tre colline: Mbuzi, Chanzu e Runyonyi, nel territorio di Rutshuru (Nord Kivu), vicino al confine con Uganda e Rwanda, obbligando la popolazione civile alla fuga. Secondo il Commissario Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, sono quasi 80mila le persone che hanno lasciato i loro villaggi per sfuggire ai combattimenti. I ribelli affermano di aver disertato l’esercito e fondato un loro nuovo movimento armato perché, secondo loro, il governo non avrebbe mantenuto gli impegni presi in occasione di precedenti accordi. “Se si tratta di rivendicazioni politiche, occorre ricordare che il Cndp, da cui i ribelli del M 23 provengono, è stato riconosciuto come partito politico, addirittura membro della maggioranza presidenziale. È all’interno di quella piattaforma che i ribelli avrebbero dovuto presentare le loro rivendicazioni, senza prendere le armi” afferma un editoriale inviato all’agenzia Fides dalla Rete Pace per il Congo, costituita dai missionari che operano nel Paese. “Se si tratta di rivendicazioni militari (stipendi, logistica, riconoscimento di gradi), i ribelli di oggi erano stati integrati nell’esercito nazionale, in base agli accordi precedenti e, quindi, dovrebbero far riferimento ai vertici della gerarchia militare. In ogni caso, qualsiasi rivendicazione, anche se giusta, non legittima in assoluto il ricorso alle armi. È dunque lecito sospettare che, dietro certe rivendicazioni ufficiali del M 23, ci siano delle mire nascoste” continuano i missionari di Rete Pace per il Congo. In realtà, le motivazioni presentate dai militari disertori sono solo pretesti per non accettare il loro dispiegamento in altre circoscrizioni militari diverse dai due Kivu, in modo da continuare la loro attività di sfruttamento illegale delle locali risorse minerarie. “I vari rapporti del gruppo degli esperti dell’Onu per la Rdc denunciano, a più riprese, l’implicazione di certi ufficiali delle forze armate congolesi , tra cui ‘il generale’ Bosco Ntaganda e ‘il colonnello’ Sultani Makenga, in circuiti mafiosi dediti al contrabbando dei minerali del Kivu. Non è un segreto. Nemmeno è un segreto che il commercio clandestino dei minerali passi soprattutto per il Rwanda, oltre che per l’Uganda e il Burundi, come denunciato anche dai rapporti citati” concludono i missionari. (R.P.)







All the contents on this site are copyrighted ©.