Pubblicate le norme per il discernimento delle presunte apparizioni
Discernere le presunte apparizioni attribuite ad origine soprannaturale è “un compito
esigente” della Chiesa: lo afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede, che
in questi giorni ha pubblicato, sul sito www.vatican.va, le “Norme per procedere nel
discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”, già emanate nel 1978 dallo stesso
dicastero. Oltre al testo in latino, sono state ora divulgate le traduzioni ufficiali
in cinque lingue. Ad accompagnare la pubblicazione delle “Norme” è una prefazione
del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William
Levada. Il servizio di Isabella Piro:
È attuale
la problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella
missione della Chiesa: lo scrive il cardinale Levada, nella sua prefazione alle Norme
per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni. Tale normativa,
risalente al 1978 e quindi al Pontificato di Paolo VI, era stata destinata solo ai
vescovi, ma successivamente era apparsa, senza autorizzazione, in alcune opere. Ed
è per questo che ora viene pubblicata ufficialmente dalla Congregazione stessa.
Il
cardinale Levada richiama alcuni passi della "Verbum Domini", l’Esortazione apostolica
post-sinodale siglata da Benedetto XVI nel 2010, in cui il Papa sottolinea la differenza
tra l’unica rivelazione pubblica, ovvero la Parola di Dio che esige la nostra fede,
e le rivelazioni private, che sono vere e credibili solo se orientate a Cristo e rimandano
alla Sua Rivelazione. Una rivelazione privata, dunque, è un aiuto alla fede; la sua
approvazione ecclesiastica ci dice essenzialmente che essa non contrasta con la fede
e con i buoni costumi e che i fedeli possono aderirvi in forma prudente. Essa può
aiutare a vivere e comprendere meglio il Vangelo nell’epoca attuale, perciò non va
trascurata, ma non è obbligatorio farne uso e, in ogni caso, deve trattarsi di un
“nutrimento della fede, della speranza e della carità”.
Per questo, la Congregazione
pubblica ufficialmente le Norme, conclude il cardinale Levada: perché esse aiutino
“l’impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell’esigente compito di discernimento
delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi o fenomeni di presunta origine
soprannaturale”. L’auspicio è che il testo possa essere utile anche a “teologi ed
esperti” del settore, in un ambito che oggi “necessita di una riflessione sempre più
approfondita”.
Riguardo ai contenuti delle Norme stesse, in sintesi, ricordiamo
che essi indicano i “criteri per giudicare, almeno con una certa probabilità, il carattere
delle presunte apparizioni e rivelazioni”. Tali criteri sono divisi tra “positivi”
- ad esempio la certezza morale o almeno la grande probabilità dell’esistenza del
fatto, acquisita tramite una serie indagine, l’equilibrio psichico del soggetto e
la sua rettitudine di vita - e criteri “negativi”, come errori dottrinali attribuiti
a Dio, la ricerca di lucro, le malattie psichiche del soggetto o atti immorali da
lui compiuti.
Infine, si definiscono le competenze di intervento, ribadendo
in sostanza che spetta all’Ordinario del luogo il compito di informarsi con tempestività
e procedere con cura ad un’indagine, mentre la Conferenza episcopale locale e la Congregazione
per la Dottrina della Fede interverranno successivamente, su richiesta dell’Ordinario
stesso o di un gruppo qualificato di fedeli; la motivazione di questi ultimi, però,
non deve avere origini da ragioni sospette.