Nuove forti scosse in Emilia, numerose vittime. Vicinanza del Papa alle popolazioni
colpite
La terra trema ancora in Emilia: nelle ultime ore si sono susseguite nuove forti scosse
e stamani un terremoto di magnitudo 5.8, con epicentro in provincia di Modena, ha
causato almeno 16 morti ed oltre 200 feriti. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato
reso noto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà in un’informativa
al Senato. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il bilancio
è sempre più grave e non si possono escludere, come sottolinea anche l’Istituto nazionale
di geofisica e vulcanologia, altre forti scosse. I dispersi sono almeno sei e sono
oltre 8 mila le persone che hanno lasciato le loro abitazioni. Complessivamente, dallo
scorso 20 maggio - giorno della prima drammatica scossa - gli sfollati sono più di
14 mila. Tra le vittime del sisma di oggi ci sono anche alcuni operai, due stranieri
e il parroco di Rovereto di Novi, don Ivo Martini. Oltre al tragico tributo di vite
umane, sono gravissimi anche i danni al patrimonio storico e culturale e al tessuto
produttivo della regione. Il governo - ha reso noto Catricalà - intende dichiarare
il prossimo 4 giugno giornata di lutto nazionale per il sisma che ha colpito l'Emilia.
Prosegue, intanto, l’attività di soccorso da parte della Protezione Civile. Prezioso
anche l’impegno della Caritas per dare risposte mirate. Ascoltiamo al microfono di
Federico Piana il delegato regionale della Caritas Emilia Romagna, Gianmarco
Marzocchini:
“C’è un po’ tutta la rete che già prima di questa nuova
scossa era presente. Stiamo cercando di mettere in rete anche le altre Caritas diocesane.
Abbiamo avuto già disponibilità sia di materiali sia di persone. Con la Protezione
Civile ci stiamo scambiando le esigenze. La gente, effettivamente, adesso inizia ad
avere davvero paura. C’è da riportare speranza e anche forse, un minimo gesto di vicinanza
e di attenzione, sono sicuramente graditi ed importanti”.
Benedetto XVI
segue con grande dolore e partecipazione la situazione. Il presidente italiano, Giorgio
Napolitano, esprime l’auspicio che queste dolorose, nuove prove vengano superate con
lo stesso spirito sperimentato dopo il terremoto in Friuli. ''Celebreremo sobriamente
il 2 giugno - sottolinea il capo di Stato - ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime,
al dolore delle famiglie e anche a momenti di scoramento che devono essere superati".
Il premier Mario Monti assicura infine che “lo Stato farà tutto il possibile nei tempi
più brevi” e annuncia che domani, in Consiglio dei ministri, saranno presi “i provvedimenti
necessari” per fronteggiare le conseguenze della nuova scossa.
La Conferenza
episcopale italiana ha stanziato un milione di euro come primo contributo per fronteggiare
questa nuova emergenza. Al microfono di Gabriella Ceraso, la testimonianza
di mons. Antonio Lanfranchi,vescovo di Modena- Nonatola:
R. – C’è
stata una forte scossa appena dopo le 9: si è avvertita in termini forti anche a Modena
centro, ma ha avuto il suo epicentro nella zona di Medolla e Cavezzo, che è la zona
che già era stata colpita, con crolli di capannoni, ulteriori danni alle chiese –
qualcuna di quelle che erano ancora in piedi è crollata – e un danno ulteriore alle
abitazioni che avevano tenuto finora. E purtroppo, ci sono anche delle vittime: dicono
otto-nove vittime. La gente ha molta paura. In alcuni capannoni, infatti, soprattutto
degli artigiani, era ripreso, il lavoro …
D. – La gente era già impaurita da
prima… non si era ripresa...
R. – La gente aveva dimostrato molta voglia di
ricostruire. Ogni paese, ogni parrocchia aveva trovato una modalità, e questo serviva
molto, anche, a dare speranza e ad unire gli animi.
D. – Sia il cardinale Antonelli
sia il cardinale Scola, da Milano, hanno manifestato la loro vicinanza; anche il capo
di Stato ha detto: “L’Italia ce la farà, si riprenderà e lo Stato sarà presente” …
R.
– Sì. Noi, qui, come diocesi abbiamo celebrato anche la Veglia di Pentecoste proprio
a Finale, con una grandissima partecipazione: erano più di mille persone. E’ stato
un grande segno di unità e questo ha fatto bene alla popolazione. C’è proprio bisogno
di sentire che non sono abbandonati.
D. – I danni maggiori sono alle chiese:
a Mirandola è crollato addirittura il duomo …
R. – Sì: sono andato a far visita
a tutti, e da quello che mi risulta il duomo è andato proprio distrutto; distrutta
la chiesa principale di San Felice, diverse chiese di Finale, di Medolle … più di
30 chiese sono state distrutte o semidistrutte.
D. – Cosa fare? Lei che cosa
dirà alla gente?
R. – La prima parola è la vicinanza e il coraggio, la seconda
è la speranza che si traduca in volontà di costruire. La terza è la solidarietà di
popolo e di comunità, e il popolo modenese in questo è molto sensibile, si dà da fare
…
Sulla natura e sugli effetti della sequenza sismica in corso in Emilia, l'opinione
di Stefano Gresta, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,
al microfono di Gabriella Ceraso:
R. – Diciamo
che fin dal primo minuto abbiamo detto che una sequenza sismica come quella che è
iniziata due domeniche fa si evolve con terremoti che in genere hanno magnitudo inferiore
a quella della scossa principale, ma qualche scossa può anche avere magnitudo superiore.
Sequenze di questo tipo purtroppo possono durare settimane o mesi. E’ un problema
ovviamente per chi vive nella zona dell’epicentro. Chi lo ha risentito in aree lontane
magari si è spaventato, ma non c’è da temere nelle aree lontane dall’area centrale.
D.
– Il terremoto che c’è stato tra Calabria e Basilicata ha qualcosa a che vedere con
questo movimento del Nord Italia?
R. – No, assolutamente. Ieri c’è stata una
scossa di magnitudo superiore a 4; stanotte una scossa di magnitudo 2.8 nella zona
del Pollino, al confine, come diceva lei, tra Basilicata e Calabria. Ma in quella
zona, da più di un anno e mezzo, c’è un’attività sismica con queste caratteristiche.
D.
– Suggerimenti per scuole, uffici, qual è la cosa migliore da fare, secondo voi?
R.
– Sul posto esistono squadre di operatori della protezione civile e degli enti locali,
che valutano caso per caso quello che è lo stato dei diversi edifici. Se gli edifici
non hanno subito lesioni con scosse come quelle che abbiamo osservato in questi giorni,
l’attività dal mio punto di vista può continuare normalmente.
D. – Continua
ad essere, comunque, un movimento superficiale... non un movimento di profondità?
R.
– Diciamo che la profondità è tra i cinque e i dieci chilometri. Il processo di rottura
della crosta terrestre sta continuando. Le scosse di questa mattina erano un pelo
più ad Ovest rispetto al baricentro della sequenza. Il che significa che la rottura
si va a completare su tutto quel fronte, che avevamo individuato fin dai primi giorni,
dalla città di Modena alla città di Ferrara.