2012-05-29 14:57:41

Nuove forti scosse in Emilia, numerose vittime. Vicinanza del Papa alle popolazioni colpite


La terra trema ancora in Emilia: nelle ultime ore si sono susseguite nuove forti scosse e stamani un terremoto di magnitudo 5.8, con epicentro in provincia di Modena, ha causato almeno 16 morti ed oltre 200 feriti. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato reso noto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà in un’informativa al Senato. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Il bilancio è sempre più grave e non si possono escludere, come sottolinea anche l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, altre forti scosse. I dispersi sono almeno sei e sono oltre 8 mila le persone che hanno lasciato le loro abitazioni. Complessivamente, dallo scorso 20 maggio - giorno della prima drammatica scossa - gli sfollati sono più di 14 mila. Tra le vittime del sisma di oggi ci sono anche alcuni operai, due stranieri e il parroco di Rovereto di Novi, don Ivo Martini. Oltre al tragico tributo di vite umane, sono gravissimi anche i danni al patrimonio storico e culturale e al tessuto produttivo della regione. Il governo - ha reso noto Catricalà - intende dichiarare il prossimo 4 giugno giornata di lutto nazionale per il sisma che ha colpito l'Emilia. Prosegue, intanto, l’attività di soccorso da parte della Protezione Civile. Prezioso anche l’impegno della Caritas per dare risposte mirate. Ascoltiamo al microfono di Federico Piana il delegato regionale della Caritas Emilia Romagna, Gianmarco Marzocchini:

“C’è un po’ tutta la rete che già prima di questa nuova scossa era presente. Stiamo cercando di mettere in rete anche le altre Caritas diocesane. Abbiamo avuto già disponibilità sia di materiali sia di persone. Con la Protezione Civile ci stiamo scambiando le esigenze. La gente, effettivamente, adesso inizia ad avere davvero paura. C’è da riportare speranza e anche forse, un minimo gesto di vicinanza e di attenzione, sono sicuramente graditi ed importanti”.

Benedetto XVI segue con grande dolore e partecipazione la situazione. Il presidente italiano, Giorgio Napolitano, esprime l’auspicio che queste dolorose, nuove prove vengano superate con lo stesso spirito sperimentato dopo il terremoto in Friuli. ''Celebreremo sobriamente il 2 giugno - sottolinea il capo di Stato - ma lo dedicheremo alla memoria delle vittime, al dolore delle famiglie e anche a momenti di scoramento che devono essere superati". Il premier Mario Monti assicura infine che “lo Stato farà tutto il possibile nei tempi più brevi” e annuncia che domani, in Consiglio dei ministri, saranno presi “i provvedimenti necessari” per fronteggiare le conseguenze della nuova scossa.

La Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro come primo contributo per fronteggiare questa nuova emergenza. Al microfono di Gabriella Ceraso, la testimonianza di mons. Antonio Lanfranchi, vescovo di Modena- Nonatola:RealAudioMP3

R. – C’è stata una forte scossa appena dopo le 9: si è avvertita in termini forti anche a Modena centro, ma ha avuto il suo epicentro nella zona di Medolla e Cavezzo, che è la zona che già era stata colpita, con crolli di capannoni, ulteriori danni alle chiese – qualcuna di quelle che erano ancora in piedi è crollata – e un danno ulteriore alle abitazioni che avevano tenuto finora. E purtroppo, ci sono anche delle vittime: dicono otto-nove vittime. La gente ha molta paura. In alcuni capannoni, infatti, soprattutto degli artigiani, era ripreso, il lavoro …

D. – La gente era già impaurita da prima… non si era ripresa...

R. – La gente aveva dimostrato molta voglia di ricostruire. Ogni paese, ogni parrocchia aveva trovato una modalità, e questo serviva molto, anche, a dare speranza e ad unire gli animi.

D. – Sia il cardinale Antonelli sia il cardinale Scola, da Milano, hanno manifestato la loro vicinanza; anche il capo di Stato ha detto: “L’Italia ce la farà, si riprenderà e lo Stato sarà presente” …

R. – Sì. Noi, qui, come diocesi abbiamo celebrato anche la Veglia di Pentecoste proprio a Finale, con una grandissima partecipazione: erano più di mille persone. E’ stato un grande segno di unità e questo ha fatto bene alla popolazione. C’è proprio bisogno di sentire che non sono abbandonati.

D. – I danni maggiori sono alle chiese: a Mirandola è crollato addirittura il duomo …

R. – Sì: sono andato a far visita a tutti, e da quello che mi risulta il duomo è andato proprio distrutto; distrutta la chiesa principale di San Felice, diverse chiese di Finale, di Medolle … più di 30 chiese sono state distrutte o semidistrutte.

D. – Cosa fare? Lei che cosa dirà alla gente?

R. – La prima parola è la vicinanza e il coraggio, la seconda è la speranza che si traduca in volontà di costruire. La terza è la solidarietà di popolo e di comunità, e il popolo modenese in questo è molto sensibile, si dà da fare …

Sulla natura e sugli effetti della sequenza sismica in corso in Emilia, l'opinione di Stefano Gresta, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, al microfono di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Diciamo che fin dal primo minuto abbiamo detto che una sequenza sismica come quella che è iniziata due domeniche fa si evolve con terremoti che in genere hanno magnitudo inferiore a quella della scossa principale, ma qualche scossa può anche avere magnitudo superiore. Sequenze di questo tipo purtroppo possono durare settimane o mesi. E’ un problema ovviamente per chi vive nella zona dell’epicentro. Chi lo ha risentito in aree lontane magari si è spaventato, ma non c’è da temere nelle aree lontane dall’area centrale.

D. – Il terremoto che c’è stato tra Calabria e Basilicata ha qualcosa a che vedere con questo movimento del Nord Italia?

R. – No, assolutamente. Ieri c’è stata una scossa di magnitudo superiore a 4; stanotte una scossa di magnitudo 2.8 nella zona del Pollino, al confine, come diceva lei, tra Basilicata e Calabria. Ma in quella zona, da più di un anno e mezzo, c’è un’attività sismica con queste caratteristiche.

D. – Suggerimenti per scuole, uffici, qual è la cosa migliore da fare, secondo voi?

R. – Sul posto esistono squadre di operatori della protezione civile e degli enti locali, che valutano caso per caso quello che è lo stato dei diversi edifici. Se gli edifici non hanno subito lesioni con scosse come quelle che abbiamo osservato in questi giorni, l’attività dal mio punto di vista può continuare normalmente.

D. – Continua ad essere, comunque, un movimento superficiale... non un movimento di profondità?

R. – Diciamo che la profondità è tra i cinque e i dieci chilometri. Il processo di rottura della crosta terrestre sta continuando. Le scosse di questa mattina erano un pelo più ad Ovest rispetto al baricentro della sequenza. Il che significa che la rottura si va a completare su tutto quel fronte, che avevamo individuato fin dai primi giorni, dalla città di Modena alla città di Ferrara.







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