2012-05-29 17:15:13

Napolitano in Friuli rende omaggio alle vittime dell'eccidio di Porzus


Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è recato ieri in visita in Friuli. Al centro della giornata l’omaggio, nel comune di Faedis, alle vittime dell’eccidio avvenuto nella vicina malga di Porzus, nel febbraio del 1945, quando diciotto partigiani della brigata Osoppo e una donna, vennero uccisi a tradimento dai “gappisti”, i partigiani italiani comunisti, su ordine del IX Corpus sloveno e con il consenso del Pci di Udine. Si tratta di uno degli episodi più gravi della Resistenza italiana a lungo ignorato o ideologicamente viziato da politici e storici. Ma che cosa non si poteva raccontare finora di questa drammatica pagina? Adriana Masotti lo ha chiesto a Tommaso Piffer, storico all’Università degli Studi di Milano, curatore del volume: “Violenza e Resistenza sul confine orientale”. RealAudioMP3
R. - La storia dell’eccidio di Porzus risultava particolarmente delicata, perché metteva in crisi uno dei capisaldi della narrazione che il partito comunista italiano dava della sua storia: quella di un partito dedito alla difesa degli interessi nazionali. Porzus mostra, che in questa zona d’Italia, accadde qualcosa di diverso, perché a partire dall’ottobre del 1944, su direttiva di Togliatti, il partito comunista si appiattisce sulle posizioni jugoslave, in virtù della comune appartenenza ideologica del Partito comunista italiano e quello jugoslavo. In questo contesto, matura anche l’eccidio di Porzus, che veniva appunto a mettere in luce un nodo particolarmente delicato della storia del Pci.

D.- Perché è importante, invece, fare verità su questa pagina oscura? Napolitano l’ha definita aberrazione, una macchia della Resistenza italiana..

R. - È importante, perché non esiste riconciliazione possibile senza verità. Quello che si richiede agli storici è di mettere da parte i pregiudizi ideologici, ed affrontare queste pagine con l’ausilio della documentazione disponibile, un’operazione ormai, che soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda e poi in anni recenti, è sempre più comune.

D. – Qual è l’importanza che sia proprio un capo di Stato a ricordare le vittime di questa strage?

R. - È importante perché per 60 anni, le vittime di Porzus, sono state oggetto di una campagna diffamatoria volta a farle apparire come collaborazioniste dei fascisti. La visita di Napolitano ha una straordinaria importanza, perché riconosce, in modo ufficiale, il sacrificio di questi uomini per la difesa, invece, della libertà del Paese e del confine nazionale. Quindi è molto importante il valore simbolico che il riconoscimento di questo sacrificio acquisisce.

D. - Si può parlare oggi, anche dopo questa visita, di una riappacificazione avvenuta oppure è ancora una ferita aperta che ancora deve essere rimarginata completamente?

R. - Da un certo punto di vista, credo poco all’idea della memoria condivisa, perché memorie che sono divise all’origine, difficilmente si riuniscono. Solo il passare del tempo, il passare delle generazioni sana questo tipo di ferite. Quindi non si tratta di unire quello che era diviso all’origine. Il lavoro dello storico è un altro: quello di permettere, con il passare del tempo, di affrontare con più serenità questi nodi. Da questo punto di vista, la condivisione non è tanto sulla memoria, ma proprio sul tipo di ricerca storica che abbiamo a cuore; una ricerca storica che si basi sui documenti svincolati da vizi ideologici e ricatti politici. Da questo punto di vista, è possibile una riconciliazione. Il volume che ho avuto l’onore e l’occasione di curare su Porzus”, edito quest’anno da “il Mulino”, ha proprio per scopo quello di far dialogare storici di diverse estrazioni culturali, partendo appunto da una condivisione sul metodo e sull’amore della verità prima di tutto.

D. - Poi dalla verità si può partire anche per guardare al futuroe quindi a rapporti di dialogo con i popoli confinanti...

R. - Sì. É soltanto con un pieno riconoscimento di quello che è successo, che si può guardare al futuro con serenità e fiducia.

Ultimo aggiornamento: 30/5/2012









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