Il Papa: l'unità di Pentecoste vinca la Babele delle divisioni e delle inimicizie
“La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione umana”
e si contrappone a Babele, dove l’uomo vuole fare a meno di Dio, diventando sempre
meno capace di amare e, dunque, sempre meno uomo: è questo, in sintesi, quanto ha
detto il Papa nella Messa da lui presieduta nella Basilica Vaticana nella Domenica
di Pentecoste. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Una chiara e
intensa descrizione di ciò che è Babele e di ciò che è Pentecoste. Benedetto XVI,
partendo dalle letture che propone la liturgia per questa Solennità, illustra quanto
sta accadendo oggi, come ieri:
“Assistiamo a fatti quotidiani in cui ci
sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi
sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi”.
“Stiamo
rivivendo la stessa esperienza di Babele” - afferma il Papa – laddove “gli uomini
hanno concentrato tanto potere da pensare” di potersi mettere “al posto di Dio”. Ma
ecco cosa accade a Babele:
“Mentre gli uomini stavano lavorando insieme
per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno
contro l’altro. Mentre tentavano di essere come Dio, correvano il pericolo di non
essere più neppure uomini, perché avevano perduto un elemento fondamentale dell’essere
persone umane: la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme”.
Un
racconto biblico – nota il Papa – che vale ancora oggi: l’uomo domina le forze della
natura, le manipola fino a “fabbricare” la stessa vita umana. “In questa situazione,
pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo
costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo”. Ma ecco, di nuovo, Babele:
“E’
vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di
trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse,
paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare
un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino
pericolosi l’uno per l’altro?”.
“L’unità – prosegue il Papa - può esserci
solo con il dono dello Spirito di Dio” che dà “un cuore nuovo e una lingua nuova,
una capacità nuova di comunicare”. E’ “un fuoco d’amore, capace di trasformare”. E’
quanto accadde ai discepoli a Pentecoste:
“La paura scomparve, il cuore
sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza,
in modo che tutti potessero capire l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto. A Pentecoste
dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e comprensione”.
La
Chiesa, grazie allo Spirito, diventa “il luogo dell’unità e della comunione nella
Verità”: “agire da cristiani – sottolinea allora il Papa - significa non essere chiusi
nel proprio «io»”, ma "incontrarsi" e "accogliersi a vicenda”, diventando “capaci
di ascoltare e di condividere, solo nel «noi» della Chiesa, con un atteggiamento di
profonda umiltà interiore”. “E così – spiega - diventa più chiaro perché Babele è
Babele e la Pentecoste è la Pentecoste”:
“Dove gli uomini vogliono farsi
Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro. Dove invece si pongono nella verità
del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce”.
L’uomo,
tuttavia, come afferma San Paolo, è caratterizzato “da un conflitto interiore, da
una divisione, tra gli impulsi che provengono dalla carne e quelli che provengono
dallo Spirito”, e noi – osserva il Papa – dobbiamo scegliere da che parte stare,
non è possibile un compromesso:
“San Paolo elenca le opere della carne,
sono i peccati di egoismo e di violenza, come inimicizia, discordia, gelosia, dissensi;
sono pensieri e azioni che non fanno vivere in modo veramente umano e cristiano, nell’amore.
E’ una direzione che porta a perdere la propria vita. Invece lo Spirito Santo ci guida
verso le altezze di Dio, perché possiamo vivere già in questa terra il germe di vita
divina che è in noi. Afferma, infatti, san Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore,
gioia, pace» (Gal 5,22)”.
Di qui l’invito del Papa, a conclusione dell'omelia,
a passare dalla dispersione di Babele all’unità di Pentecoste:
“Cari amici,
dobbiamo vivere secondo lo Spirito di unità e di verità, e per questo dobbiamo pregare
perché lo Spirito ci illumini e ci guidi a vincere il fascino di seguire nostre verità,
e ad accogliere la verità di Cristo trasmessa nella Chiesa”.