2012-05-25 12:11:10

L'Africa sempre più nell'orbita d'interesse della Turchia


L’Africa è ormai da anni al centro dell’interesse economico e politico delle potenze globali e regionali. Tra i protagonisti di investimenti e di iniziative politiche nel continente c’è anche la Turchia, particolarmente impegnata sul fronte della crisi somala. Davide Maggiore ha chiesto a Federico De Renzi, esperto di Turchia e collaboratore della rivista "Limes", quali sono le motivazioni dell’attenzione di Ankara per il continente africano:RealAudioMP3

R. – Sono ascrivibili essenzialmente al nuovo dinamismo che la politica estera turca ha iniziato ad avere dal 2003-2005, ispirata più o meno direttamente dal lavoro dell’attuale ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, il quale già allora delineava la posizione internazionale della Turchia che essendo appunto il centro dell’Eurasia ed uno degli snodi principali tra Africa, Asia ed Europa era vista come naturale guida nuova nell’area: a Oriente, da un lato, e a Sud dall’altro.

D. – Quali sono gli obiettivi di questo accresciuto protagonismo turco nel continente africano?

R. – Soprattutto quello di presentarsi come modello politico. E’ innanzitutto ben vista da molti Paesi dell’Africa subsahariana non solo in quanto Paese islamico moderato o comunque Paese islamico moderno e modernizzatore, ma soprattutto come Paese non colonizzatore. Quindi, l’obiettivo è di proporsi come competitor nei riguardi di altre potenze che sono viste come neocolonizzatrici o neoimperialiste – su tutte, la Cina. La Turchia in Africa, non solo nella ex dimensione ottomana come può essere, appunto, il Corno d’Africa, ma nell’Africa in generale e particolarmente nell’Africa islamica, potrà giocare un ruolo quantomeno di esempio di crescita economica, quindi di politiche economiche per rimodellare o comunque assestare le potenzialità dei Paesi dell’Africa subsahariana.

D. – Quanto pesa l’elemento culturale e religioso islamico in questo processo, e che ruolo può giocare l’islam turco nel continente africano?

R. – L’islam turco nel continente africano, e particolarmente nel Corno d’Africa, gioca un ruolo fondamentale, come modello conciliatore di modernità, crescita economica, stabilità politica e tradizione. Questo anche, appunto, alla luce dell’appartenenza ad un islam non estremista, un islam molto sincretico perché nella stessa Africa subsahariana le varie forme di islam presenti sono molto legate – come del resto in Turchia o in Iran o nella stessa Asia centrale – a forme mistiche. E’ un islam per certi versi molto pragmatico, non è un islam dottrinale. Questo aspetto è fondamentale soprattutto per la creazione di strutture statali più stabili, particolarmente nel Corno d’Africa.

D. – Non dobbiamo dimenticare che Istanbul ospiterà anche la prossima Conferenza internazionale sul futuro della Somalia. Qual è l’agenda della Turchia per quanto riguarda la Somalia?

R. – Quella, il primo giugno prossimo, di dare voce al più grande numero possibile di interlocutori, cosa che non è successa a Londra, il 23 febbraio. La Turchia dà un segnale, con questa Conferenza. Da un punto di vista politico, certamente è un’iniziativa autocefala, potremmo dire, quindi non legata a decisioni di Paesi terzi; in particolar modo, può essere vista quasi come un’azione complementare, forse, a quella degli Stati Uniti e della comunità internazionale. La volontà della Turchia è quella di fare una sua politica. La Turchia in questo senso sta facendo da un lato il suo interesse nazionale proponendosi come un attore privilegiato e sciolto da legami terzi, e dall’altro – appunto – quello di sollecitare indirettamente la comunità internazionale per avere una soluzione sul tavolo.







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