I cattolici italiani verso “Todi 2”, al via il manifesto per il rinnovamento della
politica
“La buona politica per tornare a crescere”: è il titolo del Manifesto che verrà presentato
lunedì prossimo in vista dell’incontro dei cattolici italiani, “Todi 2”, in programma
ad ottobre. Il documento, pubblicato giovedì scorso, è stato elaborato dal “Forum
delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”.
In calendario anche una manifestazione in giugno per sostenere con forza la costrzione
degli "Stati Uniti d'Europa". Luca Collodi ha chiesto un commento sugli intenti
di questo Manifesto a Natale Forlani, portavoce del Forum di Todi:
R. – Intanto,
andare oltre l’unità di intenti – pur importante e fondamentale – intorno ai valori
che possiamo definire irrinunciabili, ossia quelli che caratterizzano, per definizione,
l’unità dei cattolici intorno ai messaggi fondamentali della Dottrina sociale, ma
cercare di fare una progettazione comune: parlare della famiglia, dell’importanza
di sostenerla ma abbiamo anche bisogno di identificare, nel contesto dato, cosa è
possibile e necessario fare per sostenere le famiglie. Questo vale anche nel campo
dell’economia come in quello delle relazioni sociali: bisogna far fronte a nuovi bisogni,
quali la mobilità del lavoro e il lavoro di cura degli anziani, che sono due fenomeni
che stanno diventando man mano sempre più importanti ma che non trovano risposte dallo
Stato. Il primo punto, quindi, è costruire una progettazione sociale, ed il secondo
è farla diventare elemento d’innovazione delle rappresentanze.
D. – Il manifesto
di Todi punta a creare un’azione intellettuale per arrivare ad un progetto di cultura
politica e, quindi, alla formazione di una nuova classe dirigente. E’ così?
R.
– Sì, questa è la sintesi precisa. Quando diciamo ‘produrre cultura politica’ vuol
dire che andiamo oltre alla mera manifestazione convegnistica dell’adesione ai valori.
Ci mettiamo in campo proprio per organizzare proposte. Questa scelta vuol dire che
non siamo indifferenti, anche rispetto alla formazione dei partiti. Avremo a che fare
con un periodo di trasformazione del ruolo dei partiti che coinvolgerà i contenuti
dell’azione ed il modo di fare rappresentanza. Se si è in campo con proprie idee,
con proprie proposte e con propri uomini si può incidere profondamente su questi cambiamenti.
Questo non vuol dire che il Forum si propone di diventare un partito, ma di influenzare
i cambiamenti ed i partiti certamente sì.
D. – Che soluzioni offre il manifesto
sulla crisi economica?
R. – Noi diciamo due cose molto dirette. Il cambiamento
economico non è dovuto soltanto ad un’emergenza legata ai vari spread, ai buoni del
tesoro ed agli attacchi speculativi: certo, questa è una cosa che dobbiamo fronteggiare,
ma dobbiamo anche fare in modo che le risorse sane del Paese abbiano un peso molto
più alto di quanto abbiano oggi. Noi abbiamo un’industria esportatrice importante,
che però non è in grado, da sola, di risollevare il nostro Paese in termini di crescita
economica complessiva e di occupazione. Dobbiamo avere questo disegno di liberazione
e di risorse, poca burocrazia, bisogna favorire, in maniera graduale ma costante,
le famiglie, i lavoratori e chi investe, creare una base per attrarre investimenti
cooperando fortemente tra rappresentanze del lavoro e rappresentanze dell’imprenditoria.
D.
– Dopo la presentazione del manifesto di Todi, in autunno si andrà verso una ‘Todi
2’?
R. – Sì. A valle del manifesto faremo una raccolta di adesioni di persone
e di associazioni in maniera massiccia nel territorio. La ‘Todi 2’, che sarà rivolta
al tema del rinnovamento della politica, sarà la conseguenza di questo lavoro sul
territorio che faremo nei prossimi mesi.
D. – La nuova classe dirigente che
vi proponete di formare quali contenitori potrà usare per la propria azione politica?
R.
– Credo che con la prospettiva che abbiamo di fronte rispetto al rinnovamento dei
partiti – stiamo parlando delle organizzazioni e delle rappresentanze che si mettono
in campo per governare il Paese o le nostre comunità locali -, questi contenitori
dovranno trasformarsi in maniera consistente. Per prima cosa dovranno essere più sobri:
spendere meno ed essere più concreti, ossia creare un rapporto, tra le promesse che
la rappresentanza fa e la sostenibilità di queste promesse, più vicino al passato,
quando si è promesso di tutto e di più nella consapevolezza di non poterlo mantenere.
Inoltre, delle ‘forme-partito’ più partecipate ed anche variegate nell’organizzare
la rappresentanza: oggi a pesare è l’opinione pubblica, i sondaggi, il web, ma contano
anche le organizzazioni radicate nel sociale e gli amministratori. Tutte queste dimensioni
fanno la buona politica, ed un partito le deve saper organizzare in maniera snella
e flessibile. Se c’è quindi un problema di trasformazione del ruolo dei partiti, andrà
assecondato. Poi c’è un problema di contenuti: il tema della famiglia non viene assunto
da tutte le formazioni nello stesso modo, e quindi ci sarà un problema di non indifferenza
rispetto ai contenuti della politica che questi contenitori porteranno avanti.
D.
– Voi, al riguardo, vi proponete di appoggiare i partiti esistenti o guardate a movimenti
e alla formazione di liste civiche, ossia a qualcosa di alternativo?
R. – Ci
proponiamo di costruirci attorno delle persone che vogliano impegnarsi in politica,
dei politici che aderiscano profondamente ai contenuti ed ai valori che portiamo avanti
nel manifesto e che ci accingiamo anche a tradurre in proposte. Sarà quello il nostro
riferimento. Vedremo come le organizzazioni partitiche si andranno a ripensare nei
prossimi mesi e come risponderanno.
D. – Chiederete la riforma dell’attuale
legge elettorale?
R. – Sì. Da tempo abbiamo posto il tema della ricostruzione,
tramite il voto di preferenza, un legame più diretto tra il cittadino ed il candidato.
C’è, sostanzialmente, la necessità di ripensare e di rimediare ai danni che si sono
verificati negli ultimi anni con candidati nominati a vario titolo dalla segreteria
dei partiti. C’è una critica di fondo a quest’impostazione, ossia che i sistemi proporzionali
puri hanno sempre creato instabilità, ma credo che ormai l’ingegneria istituzionale
– tramite strumenti quali la fiducia costruttiva o i premi di maggioranza per le forze
che si mettono insieme con un programma condiviso – abbia ampliamente supplito a questo
tipo di critiche.