Crisi economica: l'Europa s'interroga su come far ripartire la crescita
Meno tasse e più sviluppo. Questo è lo slogan che, di fronte al perdurare della crisi,
sta raccogliendo sempre più consensi in Europa. Dopo un primo momento di sacrifici,
l’obiettivo è ora quello di far ripartire la macchina economica, consentendo a privati,
famiglie e imprese di ravvivare il mercato. Tutto questo, mentre è sempre forte la
preoccupazione di un’uscita dall’Euro della Grecia e le Borse reagiscono in maniera
altalenante alla situazione. Ma in quale modo è possibile favorire oggi la crescita?
Giancarlo La Vella ne ha parlato con Angelo Stefano Baglioni, docente
di Economia Monetaria all’Università Cattolica di Milano:
R. – Il primo
punto è cercare di alleggerire la pressione fiscale. Per fare questo, bisogna spezzare
la spirale creata dal raggiungimento di ambiziosi target di bilancio; recessione,
mancato raggiungimento degli obiettivi e quindi ulteriori strette fiscali. Per spezzare
questo circolo vizioso, bisogna rendersi conto che in una fase di recessione non si
possono rispettare rigidamente i target di bilancio prefissati. Ci sono poi alcune
iniziative che si possono intraprendere per alleggerire il carico fiscale. Ad esempio:
i famosi Eurobond sarebbero uno strumento decisivo per ridurre l’onere degli interessi
per gli Stati che, come l’Italia, pagano elevati tassi di interesse sul debito pubblico
e questo potrebbe consentire un alleggerimento della pressione fiscale.
D.
– In pratica, la ricetta è far circolare di più il denaro, mettendo più soldi in tasca
ai privati ed alle imprese...
R. – Sì. Alleggerire la pressione fiscale vuol
dire questo. Bisogna cercare anche di ridurre la spesa, naturalmente. Tagliare qualche
spreco e qualche spesa della pubblica amministrazione in modo da avere poi i margini
per ridurre la pressione fiscale o, quantomeno, per non aumentarla.
D. – La
Germania ha, in Europa, una florida situazione economica. Qual è la differenza tra
la situazione tedesca e le situazioni depresse di altri Paesi europei, Italia compresa?
R.
– La Germania ha vissuto, negli scorsi 10-15 anni, un processo molto forte di ristrutturazione
del suo sistema industriale. Ha tenuto bassi i salari ed ha aumentato la produttività.
Si presenta quindi molto competitiva sui mercati internazionali.
D. – E quale
potrà essere il ruolo delle banche che, tra l’altro, qualche mese fa hanno avuto dalla
Banca Centrale Europea un prestito di oltre 500 miliardi di Euro?
R. – Il ruolo
delle banche dovrebbe essere quello di finanziare maggiormente le imprese e le famiglie.
Questo, purtroppo, non sta avvenendo: quei soldi che sono stati erogati dalla Banca
Centrale Europea vengono momentaneamente usati per sostituire e rimborsare le obbligazioni
che le banche avevano emesso. La banca, quando queste obbligazioni vengono a scadenza,
anziché emettere altre obbligazioni – che sarebbe molto costoso - utilizza i soldi
che ha avuto in prestito dalla Bce all’1 per cento. I soldi sono stati usati dalle
banche anche per acquistare titoli di Stato, lucrando sulla differenza tra il rendimento
dei titoli di Stato di alcuni Paesi – come l’Italia – e, appunto, quell'1 per cento,
che è il costo del finanziamento della Bce. La Banca Centrale Europea ha fatto queste
operazioni con l’esplicita finalità di far andare questi soldi alle imprese. Ma questo,
finora, non è avvenuto e la Banca Centrale Europa continua a sostenere che è un processo
lento. Personalmente sono un po’ scettico, ma comunque staremo a vedere.