America Latina: incontro in Argentina sul traffico di esseri umani
Il traffico di esseri umani è stato il tema del XXVII Incontro delle “Diocesi di Frontiera",
che dal 21 al 23 maggio, ha riunito i rappresentanti di diocesi di Argentina, Brasile,
Paraguay e Uruguay, nella città di Gualeguaychú, in Argentina. Nel testo conclusivo
dell’incontro, riportato dall’Agenzia Fides, si legge che “il traffico di esseri umani
è finalizzato allo sfruttamento commerciale della persona per scopi sessuali, di lavoro
o per il furto e la vendita di organi. Prende forma dalla criminalità organizzata
e ha una struttura ‘imprenditoriale’, gestisce una grande mobilità di persone e considera
l'essere umano come un bene trasferibile e di mercato, secondo la legge della domanda
e dell'offerta. La sua crescita allarmante si riflette in un movimento annuale di
denaro che supera quello del traffico delle armi, e la rende la seconda attività criminale
più redditizia al mondo dopo il traffico di droga”. I vescovi spiegano molto chiaramente
che “la tratta significa coinvolgere una persona, spostarla, costringerla, venderla,
minacciarla, violentarla, usarla e scartarla. Si parla di violenza fisica, psicologica,
con l'inganno o il ricatto, a volte con l'intervento di parenti o persone con le quali
la vittima è emotivamente legata. Il turismo sessuale infantile opera sia nella cosiddetta
zona del triplice-confine come nelle principali città e assicura adolescenti e bambini
per le prestazioni sessuali degli stranieri. In molti casi sono venduti ad altri Paesi
in America e in Europa occidentale, secondo le ripetute denunce dell'Organizzazione
Internazionale delle Migrazioni, dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e delle
organizzazioni della società civile che si battono valorosamente contro questi crimini”.
Dopo aver richiamato questa tragica realtà, il documento propone i valori cristiani
come segno di speranza e l'impegno della Chiesa a lottare contro questa situazione
difficile. Infine il documento, firmato il 23 maggio, esprime l'impegno di tutti i
partecipanti a far conoscere questa terribile situazione, a denunciare i casi, a promuovere
la famiglia come primo centro di protezione, a lavorare al fianco di coloro che già
sono impegnati sul campo e a manifestare insieme questo impegno. (F.S.)