Santa Sede: diritto alla salute per tutti, traguardo ancora lontano
La Santa Sede sostiene “una copertura universale di assistenza sanitaria e servizi”
a “tutti i cittadini, sulla base dei principi di equità e solidarietà”: è quanto ha
affermato mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio Operatori Sanitari,
nel suo intervento alla 65.ma Assemblea mondiale della Salute in corso a Ginevra,
in Svizzera. “L’obiettivo della comunità internazionale – ha affermato il presule
- è quello di permettere ad ogni persona di fruire dei servizi sanitari senza correre
il rischio, per questo, di incorrere in difficoltà economiche”. Purtroppo – ha notato
– “nonostante i progressi compiuti in alcuni Paesi, molta strada ci separa ancora
da questo traguardo”.
Mons. Zimowski ha rilevato come i Paesi a basso e medio
reddito abbiano dimostrato che “il progresso nell’ambito della copertura universale
non è prerogativa degli Stati ad alto reddito. Nondimeno, la maggior parte dei Paesi
a basso reddito hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale, dei Paesi
industrializzati e di altri partner per lo sviluppo per poter superare la mancanza
dei fondi necessari”. Per questo il rappresentante vaticano ha ribadito “l’appello
a maggiori solidarietà ed impegno nell’aiuto allo sviluppo globale della salute”.
E in questa prospettiva ha invitato gli Stati economicamente più sviluppati a fare
il possibile “per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli
aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi
a livello di comunità internazionale” .
D’altra parte, sul piano nazionale
– ha precisato - il progresso verso la copertura universale non può essere unicamente
uno sforzo dell’apparato statale. Esso richiede il sostegno della società civile e
delle diverse realtà aggregative e comunitarie, il cui contributo alla fornitura dei
servizi sanitari è fondamentale”. In questo contesto – ha proseguito - gli Stati devono,
“generosamente riconoscere e sostenere, nella linea del principio di sussidiarietà,
le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza
agli uomini bisognosi di aiuto” . E ha ricordato che “le organizzazioni basate sulla
fede e gli istituti sanitari della Chiesa, ispirati dalla carità, fanno parte a pieno
titolo di queste forze vive che operano nell’ambito della salute. Con oltre 120.000
istituzioni sociali e sanitarie presenti nel mondo, la Chiesa cattolica costituisce,
in molti Paesi economicamente svantaggiati, un partner chiave dello Stato nella fornitura
di servizi sanitari. Opera infatti anche in aree remote e in favore delle fasce più
povere della popolazione, permettendo loro così di accedere a quelle prestazioni che
altrimenti sarebbero fuori della loro portata”. Mons. Zimowski ha quindi auspicato
che “il grande impegno che consente a tali organizzazioni e istituzioni di contribuire
all’accesso universale alle cure” abbia il meritato “riconoscimento e il sostegno
tanto dei governi quanto della comunità internazionale; ciò – ha specificato - senza
volerle obbligare alla partecipazione in azioni moralmente inaccettabili”. Per questo,
il presule ha concluso il suo intervento ricordando come Papa Benedetto XVI abbia
chiesto “alle agenzie internazionali” di riconoscerle ed aiutarle “nel rispetto” della
loro “specificità e in spirito di collaborazione”.