2012-05-23 12:46:20

Santa Sede: diritto alla salute per tutti, traguardo ancora lontano


La Santa Sede sostiene “una copertura universale di assistenza sanitaria e servizi” a “tutti i cittadini, sulla base dei principi di equità e solidarietà”: è quanto ha affermato mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio Operatori Sanitari, nel suo intervento alla 65.ma Assemblea mondiale della Salute in corso a Ginevra, in Svizzera. “L’obiettivo della comunità internazionale – ha affermato il presule - è quello di permettere ad ogni persona di fruire dei servizi sanitari senza correre il rischio, per questo, di incorrere in difficoltà economiche”. Purtroppo – ha notato – “nonostante i progressi compiuti in alcuni Paesi, molta strada ci separa ancora da questo traguardo”.

Mons. Zimowski ha rilevato come i Paesi a basso e medio reddito abbiano dimostrato che “il progresso nell’ambito della copertura universale non è prerogativa degli Stati ad alto reddito. Nondimeno, la maggior parte dei Paesi a basso reddito hanno bisogno del sostegno della comunità internazionale, dei Paesi industrializzati e di altri partner per lo sviluppo per poter superare la mancanza dei fondi necessari”. Per questo il rappresentante vaticano ha ribadito “l’appello a maggiori solidarietà ed impegno nell’aiuto allo sviluppo globale della salute”. E in questa prospettiva ha invitato gli Stati economicamente più sviluppati a fare il possibile “per destinare maggiori quote del loro prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo, rispettando gli impegni che su questo punto sono stati presi a livello di comunità internazionale” .

D’altra parte, sul piano nazionale – ha precisato - il progresso verso la copertura universale non può essere unicamente uno sforzo dell’apparato statale. Esso richiede il sostegno della società civile e delle diverse realtà aggregative e comunitarie, il cui contributo alla fornitura dei servizi sanitari è fondamentale”. In questo contesto – ha proseguito - gli Stati devono, “generosamente riconoscere e sostenere, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto” . E ha ricordato che “le organizzazioni basate sulla fede e gli istituti sanitari della Chiesa, ispirati dalla carità, fanno parte a pieno titolo di queste forze vive che operano nell’ambito della salute. Con oltre 120.000 istituzioni sociali e sanitarie presenti nel mondo, la Chiesa cattolica costituisce, in molti Paesi economicamente svantaggiati, un partner chiave dello Stato nella fornitura di servizi sanitari. Opera infatti anche in aree remote e in favore delle fasce più povere della popolazione, permettendo loro così di accedere a quelle prestazioni che altrimenti sarebbero fuori della loro portata”. Mons. Zimowski ha quindi auspicato che “il grande impegno che consente a tali organizzazioni e istituzioni di contribuire all’accesso universale alle cure” abbia il meritato “riconoscimento e il sostegno tanto dei governi quanto della comunità internazionale; ciò – ha specificato - senza volerle obbligare alla partecipazione in azioni moralmente inaccettabili”. Per questo, il presule ha concluso il suo intervento ricordando come Papa Benedetto XVI abbia chiesto “alle agenzie internazionali” di riconoscerle ed aiutarle “nel rispetto” della loro “specificità e in spirito di collaborazione”.







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