Fecondazione eterologa. Carlo Casini: rispettare scelte del parlamento con Legge 40
Si valuti la sentenza della Grande chambre della Corte europea dei diritti
dell’uomo di Strasburgo dello scorso 3 novembre, secondo cui il divieto di fecondazione
eterologa non viola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Questa l’esortazione con
cui ieri la Corte Costituzionale ha restituito gli atti ai tre tribunali che avevano
sollevato la questione della legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge
40 sulla procreazione medicalmente assistita. Tale articolo fissa il divieto di fecondazione
eterologa, ossia con ovociti o gameti non appartenenti alla coppia. Su questo pronunciamento
della Corte Costituzionale, Amedeo Lomonaco ha chiesto un commento all’europarlamentare
Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita:
R. – Resta il
divieto di fecondazione eterologa. La Corte fa riferimento alla sentenza della Grande
camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: gli Stati possono legiferare come
credono. Anzi, fa anche l’esempio di divieto assoluto di ogni forma di fecondazione
eterologa oppure di un divieto parziale, come in Austria e in Germania. Questo significa
che non c’è violazione dei diritti umani, perché se ci fosse una violazione, certamente
gli Stati non sarebbero liberi.
D. – Si lascia agli Stati la valutazione sulla
fecondazione artificiale. Questa posizione legittima quindi le scelte fatte in Italia
con la legge 40…
R. – E’ chiaro, questa è la soluzione razionale di queste
decisioni, che del resto deriva in modo diretto da ciò che ha detto la Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo. La valutazione – se c’è una violazione dei diritti del bambino
o dei genitori – la deve fare il parlamento e il parlamento l’ha fatta. E bisogna
rispettarla.
D. – Un diritto che dobbiamo ribadire, quando si affrontano tali
questioni, è quello di un’identità genetica, giuridica, affettiva, rispettando sempre
il principio della certezza delle relazioni familiari…
R. – Infatti, in tutta
questa vicenda ciò che mi rattrista è che nessuno tiri fuori il tema del bambino nascituro.
La legge 40 dice che “bisogna tener conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti,
compreso il concepito”. Ci sono dei suoi interessi, dei suoi diritti o no? Cos’è il
meglio per un bambino che si va, oltretutto, a generare artificialmente, cioè attraverso
una possibilità di controllo totale? Qual è il meglio per questo bambino? Avere dei
genitori che sono dei genitori tutti e due, anche biologicamente? Sapere quali sono
le sue origini? Non rompere il nesso che lo lega, non solo ai genitori, ma ai nonni,
ai bisnonni, agli zii, ai fratelli? E’ un nesso genetico: in ogni bambino che nasce,
è riassunta – attraverso il genoma – tutta la linea ascendente e collaterale, che
gli conferisce un’identità precisa. Rompere tutto questo artificialmente, è un bene
o un male? E quando c’è una paternità e maternità legale, zoppicante – perché uno
è la madre biologica e l’altro è padre non biologico, o viceversa – cosa succede in
caso di crisi familiare? Sono tutta una serie di questioni complicate che è bene siano
risolte dal legislatore, come ha fatto già il legislatore italiano e lo ha fatto bene.
D.
– Anche per questo, l’interesse del nascituro deve sempre avere la precedenza su quelli
che sono i desideri degli adulti…
R. – Ma è normale. Faccio anche un altro
esempio: quando c’è un disastro in mare, si salvano prima i bambini e poi gli adulti,
è sempre così. E’ inutile che ci vengano a dire che le coppie, poverette, devono andare
all’estero... Certo, il desiderio di avere un figlio è un fatto positivo, però con
la procreazione eterologa si pretende invece che un padre ed una madre - entrambi
o l’uno o l’altro - generino un figlio e l’abbandonino subito, quindi è proprio un
caso di abbandono legale del figlio. La nostra Costituzione, all'art. 30, afferma
che i genitori hanno l’obbligo di mantenere il figlio, e non di "regalarlo" ad altri.
C’è poi un altro argomento, che non è venuto fuori ma è molto importante: la legge
sui trapianti dice che si può trapiantare tutto, purché non si provochi la morte del
donatore, ma che non si può fare trapianti di cervello e di organi genitali, di gonadi.
Perché non si possono donare? Perché alterano una linea germinale, perché cambiano
l’identità delle persone. Quindi, il principio è questo: prima di tutto, guardare
ai diritti ed agli interessi del figlio – come dicono le carte sui diritti del bambino
– dopodiché, se si può armonizzare con l’interesse, giusto e lodevole, di avere un
figlio, si cerca di armonizzarlo, ma non sacrificando i diritti e gli interessi del
bambino.