Egitto, prime presidenziali nel dopo-Mubarak: ucciso poliziotto presso un seggio
Voto storico in Egitto. 52 milioni le persone chiamate alle urne, oggi e domani, per
decidere chi sarà il nuovo presidente della Repubblica nel dopo-Mubarak. 12 i candidati
in lizza: i più quotati sono due islamici, il moderato Abul Fotouh e l'esponente dei
Fratelli musulmani Mohamed Morsi, e due laici, l'ex capo della Lega araba Amr Mussa
e l'ultimo premier di Mubarak, Ahmad Shafik. Il movimento che diede origine alle proteste
nel febbraio dello scorso anno non ha un candidato unico. Se nessuno dovesse ottenere
la maggioranza assoluta al primo turno, il ballottaggio si terrà a metà giugno. A
vigilare sulla tornata elettorale Ong e gruppi pro democrazia internazionali e locali.
Alta l’affluenza alle urne. Questo pomeriggio una sparatoria tra fazioni rivali davanti
ai seggi ha provocato la morte di un agente, 13 le persone ferite. Sulla consultazione
in corso in Egitto Davide Maggiore ha intervistato Ahmed Maher, uno
dei leader delle contestazioni di piazza Tahrir:
R. – The next
president will have many things to do … Il nuovo presidente avrà molto da fare.
Dovrà risolvere il problema della sicurezza, dovrà affrontare i problemi economici
e dovrà riservare maggiore attenzione all’istruzione: abbiamo bisogno di un nuovo
sistema educativo. E’ necessario che nel nostro Paese vengano riconosciuti i principi
dei diritti umani, di eguaglianza dei cittadini e della giustizia sociale. Abbiamo
diverse situazioni di crisi, e il nuovo presidente dovrà risolvere questi problemi.
Noi consideriamo il prossimo presidente come un presidente di transizione: si troverà
ad affrontare molte difficoltà; i prossimi cinque anni saranno una sorta di periodo
di transizione. Noi pensiamo che i risultati della rivoluzione si vedranno tra cinque
anni, dopo il mandato di questo presidente.
D. – La campagna elettorale ha
avuto l’effetto di dividere la popolazione egiziana. Pensa che questa polarizzazione
possa influire sulle sorti del Paese, anche dopo il voto?
R. – For sure! I
think now it’s the political life after the revolution, … Sicuramente! Penso che
ora, però, sia il tempo della vita politica dopo la rivoluzione, anche se ci sono
molti estremismi politici. Credo che la divisione, oggi, non sia un fenomeno strano,
e credo che nemmeno la divisione tra partiti politici, dopo l’elezione del presidente,
sia strana. Credo che la stabilità e la differenziazione dei partiti politici si costruiranno
giorno dopo giorno e anno dopo anno …
D. – Lei pensa che queste divisioni possano
avere conseguenze per quanto riguarda le condizioni di vita delle minoranze, in particolare
delle minoranze religiose?
R. – We have many debates on religious issues, … Ci
sono molte discussioni sull’aspetto religioso, che ha un suo peso nelle elezioni presidenziali;
ma non credo che sia un pericolo per l’Egitto. Molti hanno paura di partiti religiosi
come i Fratelli Musulmani e i Salafiti, ma penso che questo problema si risolverà
un po’ per volta.
D. – Come le persone che hanno partecipato alle proteste
di piazza Tahrir possono far sentire la loro voce? Non hanno un unico candidato alle
elezioni presidenziali…
R. – This problem, that the revolutionary voices are
divided … Questo problema, che le voci della rivoluzione sono divise tra Sabbahi
e Abul Fotouh, si verifica perché i due si sono rifiutati di unirsi. Giorno dopo giorno,
abbiamo condotto campagne elettorali contro i candidati del precedente regime e per
aumentare la presa di coscienza da parte delle persone. Se il candidato rivoluzionario
non sarà eletto, penso che ci sarà una situazione politica molto instabile, un lungo
tempo di manifestazioni, ancora, che potrebbe portare ad una nuova, ad una seconda
rivoluzione.
D. – Secondo lei, quali sono i prossimi passi che l’Egitto deve
fare per rafforzare il suo sistema democratico?
R. – The presidential election
has been our dream for many years, so … Le elezioni presidenziali sono state un
sogno per tanti anni, e quindi penso che siano un primo passo – ed un passo giusto
– verso una democrazia reale. Come passo successivo, tutti i movimenti rivoluzionari
stanno esercitando pressioni per allontanare i militari dai posti di governo e costruire
un nuovo sistema politico, e anche perché la società egiziana prenda coscienza, e
perché sia aiutata nello sviluppo. Su questo lavoreremo dopo le elezioni presidenziali.