Assemblea Cei. Mons. Sanna: laici non collaboratori ma corresponsabili
“Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”. È il tema centrale
della 64.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), in corso
in Vaticano fino al 25 maggio prossimo, sul quale ha riferito in conferenza stampa
mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano. Il presule ha quindi ribadito che sulla
questione degli abusi sui minori c'è una condanna "senza se e senza ma". Il servizio
di Marco Guerra:
I vescovi italiani
rivolgono le loro attenzioni al mondo degli adulti e agli elementi che mettono in
crisi i suoi modelli di esemplarità, confrontandosi sui temi posti al centro della
relazione di mons. Ignazio Sanna: la maturità della fede e la testimonianza di umanità.
Ma cosa s’intende per fede adulta? L’arcivescovo di Oristano fuga subito ogni dubbio
facendo distinzione fra le stagioni dello spirito e quelle del corpo. A prescindere
dall’età, è infatti "adulta" quella fede capace di fare esperienza di Dio e di rendere
contemporaneo Gesù come spiega lo stesso presule:
"Uno può essere erudito
o può avere anche scritto una enciclopedia su tutto quello che riguarda lo scibile
della fede, ma non vivere la fede. Dunque, qui si parla appunto di esperienza, cioè
di far sì che ciò che è una verità diventi uno stile di vita perché altrimenti rimane
una pura conoscenza, una pura idea. Occorre far vedere che c’è in qualche modo una
visibilità nel suo comportamento e nel suo stile, nelle sue scelte, a partire da una
convinzione di fede, da una vita di fede”.
Per raggiungere questo obiettivo,
mons. Sanna esorta a tendere al primato della grazia, al richiamo dell’oltre per superare
l’orizzonte materiale finito della vita terrena e a quella che chiama la “santità
sociale” rivolta al mondo che soffre. È importante quindi che gli adulti nutrano la
loro fede, perché spetta loro trasmetterla alle nuove generazioni attraverso l’esemplarità
dei modelli positivi. Per questo, il presule auspica un’alleanza e non la competizione
fra le principali agenzie di senso: Famiglia, scuola e comunità.
Richiamandosi
alla parole del pronunciate Papa all’udienza generale, mons. Sanna si è poi soffermato
sulla scomparsa della figura paterna che genera problemi a relazionarsi con il “Dio
padre”. Più in generale, gli adulti devono ritrovare il coraggio di definirsi tali
per non scadere in un giovanilismo esasperato che disorienta i figli. Tutte le stagioni
della vita sono importanti – ha aggiunto – e non bisogna mai livellare autorità e
reciprocità. Per questo diventa fondamentale seguire il fedele anche dopo l’adolescenza:
“Attualmente, spesso si ha un indirizzo 'puero-centrico': cioè noi prepariamo
i giovani alla prima Comunione, alla Cresima, e poi sembra che diamo il 'congedo'.
Non è così, la vita deve essere vissuta in tutte le circostanze, in tutte le stagioni,
con l’accompagnamento e con le motivazioni che la fede ti dà”.
L’appello
di mons. Sanna all’assunzione di responsabilità si conclude chiamando in causa il
laicato come corresponsabile della vita della Chiesa:
“Far sì che ogni
fedele si senta non solamente responsabile, ma corresponsabile. Non è un collaboratore,
ma lo slogan è: passiamo dalla collaborazione alla responsabilità. Uno che collabora
è in una situazione di dipendenza, perché chi decide è uno e l’altro collabora. Se
io parlo di corresponsabilità, ci mettiamo tutti attorno a un tavolo, decidiamo insieme.
Occorre avere questo senso di corresponsabilità e di condivisione”.
Al
termine della conferenza stampa, mons. Sanna ha ribadito che da parte dei vescovi
sulla questione degli abusi sessuali sui minori, ''non c'è nessuna indulgenza, c'è
una condanna senza se e senza ma. Sono reati che vanno puniti e sanzionati in modo
esemplare''.