2012-05-23 15:35:39

Algeria. L’opposizione si divide e pensa alla formazione di un parlamento alternativo


Sale la tensione in Algeria. Quattordici dei venti partiti usciti sconfitti dalle elezioni legislative del 10 maggio, hanno deciso di boicottare il nuovo parlamento e hanno dichiarato l’intenzione di crearne uno alternativo. Sul fronte dell’opposizione L'Alleanza verde (che riunisce tre formazioni politiche confessionali) e il Fronte delle forze socialiste si sono, comunque, dissociate. Intanto si attende in giornata il pronunciamento del Consiglio costituzionale sui 167 ricorsi, contro l'esito delle consultazioni che hanno visto la netta conferma del partito Fln del presidente Abdelaziz Bouteflika. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Giampaolo Calchi Novati, docente di storia moderna e contemporanea dell'Africa all'Università di Pavia:RealAudioMP3

R. – In effetti, ci si aspettava che le elezioni non fossero necessariamente confermative della situazione parlamentare e quindi politica dell’Algeria. Sembrava un po’ scontato che anche l’Algeria si avviasse ad avere un sistema politico in cui gli islamisti avrebbero avuto un ruolo centrale. Non è stato così: gli islamisti hanno avuto molti meno voti, quindi molti meno deputati, di quanto non ci si aspettasse. Però, non sempre il risultato inatteso è risultato frutto di brogli. L’Algeria sta attraversando una fase di transizione; Bouteflika è probabilmente sulla via del tramonto, abbandonerà – probabilmente alla fine dell’ultimo mandato – e ci sarà un po’ di riassetto, dentro il Fln (Front de Libération Nationale) e fuori del Fln, tra gli arabi, i berberi, gli islamici e i non islamici.

D. – Ma l’Algeria è stata coinvolta dalla Primavera araba?

R. – Ci sono stati, effettivamente, anche in Algeria dei movimenti politici che però sono stati contenuti e soprattutto sono stati incanalati verso questa istituzionalizzazione del mondo della politica che da parecchi anni è in corso, in Algeria.

D. – In che contesto, dunque, si sono svolte queste elezioni?

R. – Queste elezioni sono accadute, forse, in un momento un po’ infelice, nel senso che sono state un po’ condizionate dal contesto generale del Maghreb. L’Algeria ha, come governo, come Paese, come nazione dei contesti di stretta difesa della propria autonomia. Fra tutti i Paesi arabi – sicuramente di tutti i Paesi del Maghreb – è quello che più ha risentito di ciò che è successo in Libia. Per l’Algeria sarebbe un vero problema una Libia troppo filo-francese e quindi l’opinione pubblica potrebbe anche aver dimostrato, in questo voto, questa fase di attesa per segnare, in un certo senso, una certa continuità con il Fln che rappresenta pur sempre il baluardo dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Algeria.

D. – Sabato prossimo ci sarà la prima seduta del Parlamento. I cosiddetti partiti ribelli hanno ottenuto 21 seggi su 462 e minacciano la creazione di un’altra Assemblea …

R. – Che una pletora di partitini si trovi scontento, mi sembra che non possa costituire veramente una causa di una crisi costituzionale. Se così fosse, sarebbe il segno che le istituzioni dell’Algeria sono molto più deboli di quanto non ci si aspettasse o non ci si aspetti. Il fatto che sia i partiti islamisti, sia il Ffs (Front des Forces Socialistes) non seguono questa deriva di contestazione delle elezioni, mi lascia qualche speranza che l’Algeria resti dentro questi canali politici legittimi che sono in grado di risolvere i problemi.







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