2012-05-22 14:54:57

Rapporto Istat: in Italia tempi difficili per giovani e donne


Un Paese che non cresce e in cui le disuguaglianze sono in aumento: tra Nord e Sud in termini di ricchezza e nei servizi, tra giovani e adulti e tra uomini e donne per le opportunità di lavoro, tra i ceti sociali nell’istruzione e nell’accesso alle professioni. E’ l’immagine dell’Italia che emerge dal Rapporto Istat 2012. Il servizio di Adriana Masotti:RealAudioMP3

Nel periodo 2000-2011 con una crescita media annua pari allo 0,4%, l'Italia risulta ultima tra i 27 stati membri dell'Unione europea. Lo rileva l'Istat nel suo ultimo Rapporto annuale. Tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali in termini reali sono rimaste ferme. Dal 2008, le famiglie vivono una riduzione del potere d'acquisto di circa il 5%. Nel 2010 al Sud risultano povere 23 famiglie su 100, al Nord 4,9. Per quanto riguarda l’occupazione, le cose non vanno bene per i giovani e il peso degli occupati atipici sul totale degli occupati è in aumento. Cresce il numero dei giovani che restano in casa perché senza un lavoro e il 7% di chi resta con i genitori ha tra i 35 e i 44 anni. Molti di più rispetto all’Europa i giovani che non studiano nè lavorano. Nel 2011 erano oltre 2 milioni. Negli ultimi 20 anni il tasso di scolarità è cresciuto così come la percentuale dei diplomati, ma in Italia della generazione nata negli anni '80, appena il 20% dei figli degli operai è arrivato all'università, contro il 61 dei figli delle classi agiate. L'aumento della durata della vita e la bassa fecondità continuano a rendere l'Italia uno dei Paesi più vecchi: per gli uomini una media di 79,4 anni, per le donne di 84,5. A sorpresa le regioni più prolifiche sono quelle del Nord e del Centro. In generale alla crescita demografica contribuiscono soprattutto le donne straniere. In un capitolo dedicato alla qualità dei servizi sanitari, il rapporto Istat sottolinea la disuguaglianza tra le regioni. In coda risultano Campania e Sicilia. E nel Mezzogiorno nel 2009 è calata la spesa per interventi e servizi sociali. Infine circa la criminalità calano gli omicidi, circa 1/3 rispetto a 20 anni fa, ma non quelli in cui le vittime sono donne: ne viene uccisa quasi una ogni due-tre giorni. Forte ancora la disuguaglianza tra i sessi per le minori opportunità di occupazione e i guadagni più bassi delle donne.







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