2012-05-22 15:27:46

Aiea: Teheran verso la firma di un accordo, scetticismo di Israele


L’Iran, in tempi brevi, potrebbe sottoscrivere un accordo di cooperazione sul nucleare e permettere l’arrivo di nuovi ispettori. Così, in sintesi il direttore generale dell'Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), Yukiya Amano, di ritorno dalla Repubblica Islamica. Intanto, cresce l’attesa per l’inizio dei colloqui nella capitale irachena Baghdad, domani, tra i Paesi del cosiddetto “5+1” (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Cina, Russia più Germania) e Teheran. Rimane lo scetticismo di Israele e le nuove sanzioni approvate, nella notte, dal Senato Usa sul controverso programma nucleare dell’Iran. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Giorgio Alba di "Archivio Disarmo": RealAudioMP3

R. – Ci muoviamo in uno scenario in cui tutte le parti in causa, incluso Israele, hanno un interesse almeno temporaneo a rinviare un incremento della tensione. Questo perché è un anno elettorale negli Stati Uniti, perché in Russia si è instaurato il nuovo presidente, in Israele ci saranno presto nuovamente le elezioni, Teheran comincia a soffrire del problema delle sanzioni. Questa volontà di non aumentare la tensione ha permesso all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di svolgere questo ruolo di equilibrio tra le parti.

D. – Cosa uscirà dall’incontro di Baghdad?

R. – Si porrà la premessa per successivi negoziati che saranno eventualmente formalizzati per accordi limitati a specifici punti presenti, a specifiche ispezioni dell’Aiea, a specifici siti ma non una risoluzione generale della controversia. Questo può dare un segnale positivo, perché la possibilità di implementare accordi, seppur limitati, può mostrare agli Stati Uniti la buona fede dell’Iran e all’Iran la buona fede delle Potenze occidentali. Se vogliamo fare un riferimento anche all’Europa, un’eventuale entrata in vigore delle sanzioni dal primo di luglio - l’embargo petrolifero - può avere un impatto negativo sull’Iran ma sicuramente anche sull’Europa. Quindi, l’Europa in questo momento non si può permettere il lusso di attivare una politica eccessivamente aggressiva se la minaccia non è reale. Poiché la minaccia fino ad oggi non è mai stata reale ma è stata quella di prevenire un problema potenziale futuro, la soluzione immediata è quella di cercare soluzioni temporanee per vedere se nel futuro le parti, successivamente alle elezioni del presidente degli Stati Uniti, raggiungano un accordo definitivo.

D. – Eppure proprio il senato degli Stati Uniti ha varato nuove sanzioni economiche nei confronti di Teheran?

R. – Rispetto alla questione delle sanzioni gli Stati Uniti hanno due politiche, una politica del presidente Obama, democratico, e una politica espressa dal Congresso, che è a maggioranza repubblicana. Questo può creare problemi.

D. – Il direttore generale dell’Aiea tornando da Teheran ha parlato di un’atmosfera positiva e ha ribadito: presto ci sarà un accordo sulle ispezioni. Eppure su questo punto Teheran ha sempre temporeggiato, se non addirittura cambiato idea…

R. – Fino ad oggi è stato di estrema utilità per l’Iran per evitare o ritardare ulteriori sanzioni o, se effettivamente esiste, ipoteticamente, un programma militare nucleare, per guadagnare tempo o per sviluppare ulteriormente il programma, prima della scoperta ufficiale da parte della comunità internazionale. Il guadagnare tempo oggi, invece, non è particolarmente nell’interesse di Teheran ma principalmente nell’interesse di Israele, degli Stati Uniti o dell’Europa. Cina e Russia sono attori che stanno alla finestra che hanno interessi comuni all’Occidente ma che hanno anche interesse a vedere l’Iran forte, in maniera tale da bilanciare la consistente presenza da parte dell’Occidente nel Medio Oriente e nell’Asia centrale.

D. – Da una parte, Teheran continua a ribadire che il nucleare è soltanto per scopi civili, dall’altra lo scetticismo della comunità internazionale. Se ci deve essere un accordo questo farà luce sulla questione?

R. – Teniamo presente che da un punto di vista di realpolitik, se anche l’Iran ha avuto un programma militare, se Teheran dovesse aggiungere un accordo, probabilmente noi non lo sapremo mai. Ci saranno ispezioni, saranno eliminate le prove, i Paesi occidentali, pur sapendo che l’Iran ha avuto per un certo periodo un programma che mirava al nucleare militare, chiuderà uno o due occhi in cambio del fatto che nella realtà dei fatti Teheran interrompa questo programma. Quindi, si salva la faccia di tutti gli attori coinvolti. Gli Stati Uniti non dovranno fare un intervento militare che potrebbe essere estremamente costoso e politicamente dannoso e Teheran potrà dire che il suo diritto inalienabile all’energia nucleare non è stato violato.

D. - Dunque a livello internazionale c’è interesse affinché l’Iran non diventi un vero e proprio teatro di guerra…

R. – Assolutamente sì. Da un punto di vista di geopolitica, geostrategia, teniamo presente che le questioni principali al momento sono due: la Siria e l’instabilità a livello del Medio Oriente con i cambiamenti di governo democratici o semidemocratici. Dobbiamo ricordarci che la Siria in particolare ha armi chimiche che non devono ovviamente entrare nelle mani di eventuali terroristi e non devono quindi uscire dal controllo di Assad.







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