Vertice Nato a Chicago: confronto sull’Afghanistan
I grandi del mondo riuniti ieri a Chicago per il Vertice Nato. Al centro del summit,
l’Afghanistan e la cosiddetta “exit strategy”, ossia il passaggio del potere militare
dalla Nato alle forze afgane nel 2013, prima di lasciare definitivamente il Paese
a fine 2014. Sentiamo Francesca Baronio:
Il problema
è il dopo, e la ripartizione dei costi dell’assistenza militare a Kabul, che Obama
vorrebbe dividere fra gli alleati, incluso il riluttante presidente francese Hollande,
disponibile nei panni di sponda anti Merkel al G8, ma pronto a non rispettare gli
impegni presi dal suo predecessore, annunciando il ritiro di Parigi già dal 2012.
Il vertice è stato preceduto da un bilaterale fra Obama e il suo omologo afgano
Karzai. L’incontro mancato è invece quello fra Obama e il presidente pakistano
Zardari, invitato a Chicago, con il solo obiettivo non raggiunto, di trovare un accordo
per riaprire il canale di rifornimento dei mezzi Nato, che passa dal Pakistan. All’ordine
del giorno, anche la capacità di reagire alle sfide con meno risorse, la cosiddetta
Smart Defense, e il rafforzamento delle alleanze sul modello della recente operazione
libica. Poi Difesa Missilistica, causa dell’assenza del presidente russo Putin,
che vede in questa iniziativa dell’alleanza un rischio d’indebolimento strategico
per la Russia. A Putin si è rivolto il segretario Generale della Nato Rasmussen con
un messaggio rassicurante: ” siamo appena all’inizio”, ha detto “c’e’ ancora ampio
spazio per la collaborazione con Mosca”.
E prima di trasferirsi a Chicago
per il vertice Nato, gli 8 grandi della Terra, avevano dato vita al G8 di Camp David,
che rimarrà nella storia come il “summit anti-crisi economica”. Il documento finale
è perentorio: “ll nostro imperativo – si legge – è promuovere la crescita e l'occupazione”.
Al centro delle discussioni anche la sicurezza alimentare, con la proposta
di un piano, a firma Obama, chiamato “Nuova Alleanza”, che permetterà nei prossimi
anni di far uscire 50 milioni di persone dalla povertà, in 6 Paesi, introducendo un
alto livello tecnologico in agricoltura e l’ingresso di attori privati. Salvatore
Sabatino ne ha parlato con l’economista Riccardo Moro, docente di politiche dello
Sviluppo presso l’Università di Milano: