Myanmar: violenze dell'esercito contro le donne della minoranza kachin
La “Kachin Women Association” (Kwa), associazione delle donne kachin con sede in Thailandia,
continua a segnalare stupri compiuti dai militari su donne appartenenti alle minoranze
etniche. L’organizzazione “Christian Solidarity Worldwide” (Csw), che nei mesi scorsi
ha visitato la zona del Nord Myanmar, ha documentato diversi casi tra cui un caso
di stupro contro una donna kachin avvenuto all'interno di una chiesa dove si era rifugiata.
In particolare il caso di Sumlut Roi Ji, donna kachin stuprata e poi scomparsa, è
stato portato davanti alla Corte Suprema in Naypidaw, nuova capitale del paese. La
Corte ha però respinto tutte le accuse contro l'esercito birmano. Una portavoce della
Kwa ha dichiarato: “Il messaggio della Corte Suprema è chiaro: l'esercito birmano
può violentare e uccidere impunemente le donne di minoranze etniche”. Organizzazioni
non governative e gruppi che difendono i diritti umani continuano a lanciare l’allarme
sui crimini perpetrati dall'esercito birmano contro le minoranze etniche, in particolare
sui kachin. “Se il processo di riforme avviato dal Presidente Thein Sein è autentico
– afferma Csw – l'esercito deve smettere di compiere violenze sui civili. La comunità
internazionale deve tenere alta la pressione sul presidente Thein Sein per far progredire
il processo di pace con le minoranze etniche”. Numerosi casi di violenze compiute
dai militari sulle donne e sui civili kachin sono riportati anche nel rapporto diffuso
alla fine di marzo dalla Ong “Human Rights Watch”, titolato “Miserie non dette: abusi
in tempo di guerra e sfollamento forzato nello stato birmano Kachin”. A partire dal
conflitto scoppiato a giugno 2011, gli sfollati kachin nello stato sono circa 75.000.
Sulle violenze e gli abusi sui civili, che diverse Ong denunciano a carico dei militari,
la Fides ha raggiunto un sacerdote birmano che nei giorni scorsi si è recato nell’area
di confine fra Cina e Myanmar e ha visitato i campi profughi nella diocesi di Myitkyina,
interessata, insieme alla diocesi di Banmaw, dalla violenza. Il sacerdote, che per
motivi di sicurezza chiede l’anonimato, conferma: “I bombardamenti continuano in modo
indiscriminato. I militari non fanno differenza: per loro tutti i kachin sono ribelli.
I rifugiati raccontano di violenze indicibili, abusi e stupri computi sui civili innocenti.
La tregua non c’è perché la situazione è al centro di un gioco politico. Oggi la pace
è davvero un'urgenza”. (R.P.)