Allarme del radicalismo islamismo a Sumatra: a maggio chiuse 17 chiese
Nella provincia di Aceh, nel nord dell’isola indonesiana di Sumatra, sono state chiuse
17 chiese nel solo mese di maggio. Dopo diverse manifestazioni di protesta anticristiana,
davanti al palazzo del Governo, gruppi islamici radicali si stanno rafforzando e procedono
senza tregua con pressioni e intimidazioni; questo, ancora di più a seguito dell’elezione
a governatore del leader Zaini Abdullah, avvenuta il 9 aprile. La chiusura delle chiese
viene giustificata riferendosi ad un controverso accordo che i cristiani furono costretti
a firmare nel 2001. Nel documento, riferisce l’agenzia Fides, si afferma che nella
provincia può esservi una sola chiesa e quattro cappelle. Il numero di chiese era
però aumentato negli anni successivi, grazie ad accordi stipulati con l’Interfaith
Forum Harmony, che aveva dato il benestare a nuove strutture, considerato l’aumento
dei cristiani ad Aceh, che attualmente sono 12mila. I militanti, fra i quali membri
del “Fronte dei difensori dell’Islam” hanno avuto la meglio. “In questa provincia
è in vigore la sharia, la legge islamica” spiega padre Romanus Harjito, direttore
nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Indonesia. “La vita per i fedeli cristiani
è molto difficile lì. Il punto è che gli episodi legati ai gruppi islamici radicali
sono tollerati dal governo centrale. In tali casi - continua - c’è il mancato rispetto
della Pancasila, la legge fondamentale dei cinque principi che è alla base della convivenza
fra comunità religiose in Indonesia”. (G.M.)