2012-05-19 16:43:12

Padre Rupnik: l’arte al servizio della nuova evangelizzazione


Nei giorni scorsi, Benedetto XVI ha nominato l’artista e teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik membro del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Un’indicazione di quanto la cultura sia importante per il rinnovato impegno di annuncio del Vangelo. Al microfono di Alessandro Gisotti, padre Rupnik si sofferma proprio sull’arte al servizio della nuova evangelizzazione:RealAudioMP3

R. - L’arte - più di altre espressioni - esprime il nesso tra la vita e la creatività umana. Oggi, io penso, che la questione - soprattutto in Europa - è veramente una questione della vita: a livello intellettuale, della ragione, del concetto, è evidente che la filosofia che abbiamo elaborato negli ultimi secoli, non è stata quella che ha portato alla vita vera e che ha custodito la vita. Certamente, l’arte esprime molto più incisivamente il rapporto tra l’uomo e la vita; anche oggi l’arte penso che esprima un dramma, ma proprio per questo motivo è importante che si cominci di nuovo a cercare un’arte che possa esprimere quella vita che i cristiani ricevono nel momento del Battesimo. Io penso che, se si vuole fare un’arte spirituale come gli antichi, bisogna prima cominciare una vita spirituale.

D. - Per secoli e secoli, la Chiesa ha evangelizzato attraverso l’arte: forse questa via della bellezza - almeno nella percezione comune - si è un po’ persa ultimamente?

R. - E’ evidente che la bellezza si è persa attraverso diversi romanticismi, idealismi: la bellezza è l’amore realizzato, e l’amore realizzato è il Cristo pasquale! Perciò la bellezza, in qualche modo, è il dramma della vita che però si risolve nella Risurrezione ed addirittura attinge nell’eskaton, in una prospettiva assolutamente vittoriosa della luce. Ma penso che bisogna - anche oggi, come era abbastanza familiare nel primo millennio - fare una distinzione tra l’arte come tale - che dovrebbe suscitare ammirazione - e l’arte che suscita devozione, venerazione, ovvero, l’arte che si trova nell’ambito della liturgia, nell’ambito della celebrazione. Allora, penso che noi possiamo cominciare un dialogo con gli artisti e cominciare a tessere uno spazio artistico, che non è detto che deve essere esattamente la pala dell’altare; abbiamo tanti spazi della Chiesa che sono spazi pastorali: cortili, aule di catechismo che sembrano scuole… invece noi dobbiamo far vedere che la nostra fede non può essere ridotta alla scuola. E’ la vita!

D. - I giovani e la nuova evangelizzazione: oggi forse i ragazzi sono più attratti da un film o da un videoclip, piuttosto che da una pittura o da una scultura ovvero dal grande, immenso, patrimonio di ricchezza culturale della Chiesa…

R. - Noi dobbiamo preparaci per un tempo che non è lontano, in cui assisteremo ad un totale rigetto dell’immagine digitale, dell’immagine televisiva, quella dei film, perché questa immagine sta per raggiungere una tale saturazione, che la gente non ce la farà più. Allora, noi dobbiamo aiutare i giovani a dirigersi verso un’immagine spirituale, cioè un’immagine che direttamente comunica, o indica, o mette in relazione con Dio. Queste immagini odierne sono praticamente tutte immagini sensuali, con un forte accento dei sensi, della sensualità, della superficie dell’immagine e non della comunicazione di qualcosa che va al di là dell’immagine. Ho visto in diverse famiglie cristiane, serie, questa cosa che mi ha consolato molto: accanto ad Internet, al computer, in stretta vicinanza, c’è anche qualche immagine veramente spirituale.

D. - L’Anno della fede si avvicina sempre più: come l’arte può anche aiutare questa importante, grande, iniziativa voluta così fortemente da Benedetto XVI…

R. - Noi ci siamo abituati ad una fede molto “ideal pensata”, quasi come se tutto si racchiudesse dentro una dottrina. Invece, la fede è in primo luogo un atteggiamento relazionale: c’è una relazione reale, personale, con un Dio personale. Allora, non si può relazionare solo con il cervello. Anzi, con la ragione non si creano le relazioni, i concetti non riescono a trasmettere né la vita né l’amore; mentre l’arte, che coinvolge la materia, che coinvolge l’immagine, il corpo, aiuta a comprendere che si tratta di una realtà integra. Se entrerà di nuovo un po’ l’arte, già purificata, già più spirituale nelle Chiese, entreranno i fedeli a vedere ciò che stiamo celebrando.







All the contents on this site are copyrighted ©.